E' trascorso appena un minuto e cinquantanove secondi dall'inizio della semifinale di ritorno Napoli-Inter, ma l'opinione di Ospina sull'assenza di pubblico è già cambiata.
Certo, non potrà incolpare i lasers o un flash particolarmente potente o un lieve movimento tellurico causato dalla trepidazione di migliaia di piedi nervosi sulle gradinate dela San Paolo, però si è appena risparmiato una quantità non indifferente di fischi e improperi che, siamo certi, il generoso pubblico napoletano non gli avrebbe risparmiato.
Nello stesso istante Eriksen, educatissimo e danesissimo autore della rete, avrebbe intenzione di festeggiare la pregevole segnatura con dei pandemicamente appropriati (e tristissimi) colpi di polso ai compagni. A quel punto l'inarginabile italianità si impadronisce (senza sforzo) di Bastoni e Barella: il primo gli tira uno schiaffo sulla nuca e il secondo lo abbraccia come si abbraccia un congiunto convivente, un affetto molto stabile. Eriksen, vedendo sopraffatto il suo ligio rigore nordico, ha l'espressione serena dei protagonisti di Walking Dead quando escono a fare due passi.
Calcio strano, calcio provvisorio. 
Dal divano mi rendo conto che adesso una semifinale di coppa ha lo stesso audio delle mie (ex) partite di calcetto del giovedì, un sacco di "Buona buona" "Dai dai" e annesse esclamazioni di incoraggiamento o disappunto, perchè alla fine, mentre stai giocando, non si può pretendere che l'arte oratoria raggiunga picchi inaspettati. 
Il momento clou della partita è sul piede di Candreva (che in quarantena avrà ordinato su Amazon una quantità spropositata di gel per capelli) l'impomatato Antonio decide di non appoggiare per Eriksen in posizione più favorevole, forse per non fargli subire un nuovo assalto da Bastoni e Barella, e spara un buon tiro verso il primo palo. Ottimo riflesso di Ospina che si riscatta di fronte ai fantasmi di un pubblico invisibile, ribaltamento di fronte, Mertens  insacca con freddezza e limona con Insigne alla faccia del "protocollo Eriksen". 
Dal divano penso che il San Paolo sarebbe una bolgia, un boato di quelli da ricordare.
Cori per Ospina che saluta la curva alle sue spalle, pace fatta.
Sposto lo sguardo dal televisore, mi concedo un secondo di malinconia, un sorso di birra tiepida mette tutto apposto. Guardo il mio amico interista all'altro capo del divano, lui vede che lo guardo e, fissando il vuoto, laconicamente:  "Candreva è una...
Bentornato Calcio.