Dedicato al Collega Blogger Oronzo Canà

La facoltà di esprimersi senza condizionamenti è fondamentale. E’ la base di ogni società democratica. Non si può vantare questa forma di governo se la censura impedisce la citata possibilità. “Se ci viene tolta la libertà di parola, noi, muti e silenziosi, saremo trascinati come pecore al macello”. George Washington parlava così ed era assolutamente nel vero. Privare la persona di tale opportunità è come annientare il singolo individuo e, se questo accade, la distruzione dell’intero gruppo è la diretta conseguenza. Tutte le grandi dittature non possono che fondarsi su tale principio altrimenti sarebbero cancellate in un breve arco di tempo. In esse il popolo non ha il vantaggio di creare una propria ideologia e deve rispettare serratamente i principi imposti dall’alto. Così non vanta alcuna chance di ribellarsi alla sua guida. Imbavagliato con una museruola virtuale sarà più semplicemente soggiogato e ogni soggetto risulterà uguale al suo simile come in un hangar di automi. Nessuno riuscirà a formare una propria personalità che possa distinguerlo dall’altro e tutto si ridurrà ad un unicum sotto ogni singolo punto di vista come nel più celebre “Grande Fratello”. Vivere all’interno di una struttura simile sarebbe devastante per la mente e per il corpo.

Fortunatamente non facciamo parte di una società con le descritte caratteristiche e, anzi, la libertà di espressione ha raggiunto livelli inimmaginabili. Siamo nell’era del web e dei social media. E’ chiaro che strumenti simili non possono che dare voce ai molti. Chiunque può aprirsi un proprio profilo manifestando il proprio pensiero. Esistono possibilità, come quella concessaci da Calciomercato.com, di fornire la nostra opinione. E’ stupendo che sia così. Tutto assomiglia a un grande brainstorming che garantisce la chance di esprimere un parere a ogni essere umano. Alcuni di noi percepiscono la necessità innata di comunicare e solo grazie a tale modalità di informazione hanno l’opportunità di rispondere a un bisogno che avvertono forte e vivace nel profondo della loro anima. E’ magnifico. E’ stupendo e magari quello che rivelano può contenere pure spunti geniali che risulteranno fondamentali per lo sviluppo del sistema. E’ assolutamente logico che questa straordinaria occasione debba essere trattata con i guanti di seta e nel migliore dei modi. E’ come quando a qualcuno viene affidato un bene prezioso da tempo desiderato. Non si può sciupare. Viene concessa la possibilità di non sprecare un talento e deve essere gestita adeguatamente.

Il preambolo non vuole certo riferirsi a chi scrive e commenta all’interno di questa community, ma nel mondo del web, nei luoghi di aggregazione o in qualsiasi posto che garantisca la possibilità di parlare di calcio, il tifoso juventino ha sovente opinioni tanto particolari da risultare assolutamente “naif” per chi lo ascolta, al punto che a volte non può credere alle proprie orecchie. Si parta da un concetto di base: il supporter della Vecchia Signora è abituato a vincere e non concepisce altro risultato se non il successo. Questa è l’origine della sua iper-criticità. Sia chiaro: “non si può mai fare di tutta l’erba un fascio” ed esistono anche persone facenti capo a tale categoria che non mostrano le dette peculiarità. Appurato questo inciso, chi ama la squadra sabauda è davvero incontentabile e perché si mantenga una sorta di normalità è necessario che la sua compagine trionfi sempre e comunque. Anzi, a volte questo non è sufficiente se il gioco espresso non ha convinto. Il tifoso dei Campioni d’Italia vuole la perfezione, ma questa esiste soltanto per le divinità. Così il suo destino sarà segnato e lui non raggiungerà mai l’apoteosi della gioia. Sarà semplicemente soddisfatto di un risultato che lo accontenterà alla stregua del raggiungimento di un obiettivo minimo. Esiste una sola eccezione. Si tratta della Champions League, ma se mai la Juventus dovesse conquistarla, ecco che dalla stagione successiva pure questo risultato dovrà divenire prassi. Si cade quasi nel paradosso. Data la difficoltà di centrare un simile target, forse è meglio che i bianconeri continuino a desiderarlo onde evitare di essere obbligati a eguagliarlo ogni 365 giorni per soddisfare il proprio popolo. Scherzi a parte, quanto sostenuto è chiaramente un’iperbole che vuole rappresentare il concetto descritto. Così Sarri è già vittima delle ugole bianconere. E’ bastato un pareggio a Lecce per scatenare l’inferno, come accaduto dopo la sfida del “Franchi” contro la Fiorentina che ha portato a un risultato simile. Fortunatamente per i piemontesi e il loro mister, solo una manciata di ore dopo la gara salentina, l’Inter non è riuscita a superare il Parma a San Siro. In questo modo i sabaudi hanno mantenuto la vetta della classifica e i tifosi hanno placato la loro ira evitando il classico pessimismo cosmico di chi non si accontenta mai e alla prima, minima difficoltà vede già la misera distruzione di ogni suo immenso sogno di gloria. Dopo un pareggio ci si chiede sempre se ci si trovi di fronte a un punto guadagnato o a 2 lunghezze perdute. La risposta che si devono dare i supporter bianconeri dopo la gara del “Via del Mare” è certamente la prima. Chi esce veramente sconfitto dal nono turno di serie A è la Beneamata. La mancata vittoria interna contro i ducali rappresenta una mazzata morale e la conferenza stampa post partita di Conte, tipicamente molto sincero, risulta essere la prova manifesta di quanto sostenuto. Il tecnico nerazzurro è stato chiaro e ha affermato che i lombardi hanno necessità di potenziare una rosa abbastanza corta. Non si può chiedere a Esposito, talento di 17 anni, di essere l’alter ego di Sanchez o la “panacea” che risolva i problemi degli infortuni occorsi ai lombardi. Considerato che entrambe devono giocare 3 competizioni, la Juve ha una possibilità di scelta molto più profonda rispetto all’Inter. Non lo si può negare e non si può dire che quella adottata dal mister leccese sia una semplice giustificazione fine a se stessa. E’ un alibi vero e concreto che lo discolpa dalla eventuale mancata conquista di uno Scudetto che solo i bianconeri potrebbero perdere. La pressione è giustamente tutta su Sarri, ma quanto accaduto nel weekend appena conclusosi non può che rasserenare il cielo sopra la Mole. Quando la Vecchia Signora si ferma, le avversarie non riescono a sfruttare l’occasione assaltando una preda che solo per un momento appare vulnerabile. Questo è un grande problema e, anche se si presenta a inizio stagione, urge immediatamente trovare una cura altrimenti il dominio bianconero è destinato a rimanere tale. Il tifoso juventino, quindi, dovrebbe essere contento del pareggio di Lecce.

E non è finita qui… Non si può pensare che una squadra vinca ogni singola gara. Bando alle ciance e alla sterile diplomazia. Vorrei chiedere agli ipercritici supporter bianconeri se fosse stato meglio non vincere la sfida di Champions contro la Lokomotiv o quella salentina? Penso non vi siano dubbi. E’ chiaro che si ragiona per assurdo, ma notata la leggera flessione fisica e probabilmente psichica della squadra di Sarri, i sabaudi stanno scegliendo le partite giuste per concedere qualcosa agli avversari. Perdere punti in Europa avrebbe significato incappare in un pericolo grave anche in considerazione del fatto che nel girone di ritorno del loro gruppo di Coppa, i piemontesi affronteranno 2 trasferte su 3 gare. Non si vuole certo sostenere che le rivali italiche non abbiano importante valore, ma il campionato si disputa su 38 match e in questo lungo arco di tempo esiste un margine molto più ampio per un eventuale recupero. Cosa si può rimproverare a una squadra che domina continuamente gli incontri? Mi pare aritmetico: se una compagine comanda le sfide con una tale forza, è davvero difficile che le perda. Può capitare, ma è una situazione più unica che rara. Il Sarrismo sta lentamente entrando nei meccanismi della Vecchia Signora e dopo i vincenti anni di Allegri, questo sistema necessitava proprio dell’aggiornamento che sta avvenendo. Martedì scorso, la Juve ha conquistato il 77,8 percento di possesso palla. E’ un record per la Champions e lo centra la squadra che ha sempre ottenuto risultati importanti con atteggiamenti opposti. Il segnale è davvero dirompente. E’ chiaro che vincere in Europa rappresenta sempre una situazione eccezionale, ma ai bianconeri gira tutto nel migliore dei modi. Non si comprende veramente quale possa essere il problema attuale di questa squadra. L’unico vero dilemma giunge dall’infermeria dove l’infortunio di Pjanic potrebbe creare qualche scompenso nel sistema di gioco. Il bosniaco è la chiave e il fulcro della manovra bianconera e se gli esami dovessero addurre a un esito insperato, questo potrebbe essere una sfortunata coincidenza per il tecnico toscano. Fortunatamente sembra che la situazione non sia "tragica". Ammesso ciò e sostenuto il fisiologico calo delle prestazioni che è assolutamente accettabile in questa fase della stagione giocando ogni 3 giorni, per sostenere la tesi critica ci si appella all’incapacità di segnare. Ora, non sarà mica un’incertezza? Una faretra con frecce come Cristiano Ronaldo, Higuain e Dybala avrebbe il problema di disporre pochi colpi in canna? Beh, se questa è l’incognita principale della compagine torinese, allora a preoccuparsi dovrebbero davvero essere gli avversari. Quello rappresentato dalle tante occasioni fallite non può mai essere un grande dilemma perché è matematico che creando molte chance, qualcuna sarà di certo sfruttata. Se poi si gode di una forza d’urto come quella bianconera anche parlare di “campanello d’allarme” pare realmente eccessivo. Non si vuole né mostrare superbia, né non accorgersi dei difetti, ma nessuno è perfetto e se questa è la maggiore lacuna juventina risulta davvero impensabile per i suoi tifosi poter avere un margine di critica. Dalle parti della Continassa sembra quindi procedere tutto piuttosto bene e pure le capacità pallavolistiche di de Ligt non rappresentano un serio problema. E’ vero che il giocatore ha il brutto vizio di utilizzare gli arti superiori nella propria area di rigore, ma è altrettanto reale che questa, come altre piccole mancanze, siano del tutto correggibili in un ragazzo di 20 anni che è alla prima esperienza nel calcio italiano. Non ci si può scordare che l’olandese arriva da una squadra importante come l’Ajax, ma si ritrova subito a dover guidare la difesa della Juventus con Bonucci. Con il massimo rispetto per i lanceri che nella passata stagione passeggiarono sui resti di un ciclo bianconero ormai giunto al canto del cigno, giocare con calciatori come il citato numero 19 della Vecchia Signora, CR7, Buffon, Khedira o altri interpreti rappresenta una situazione diversa. I sabaudi stanno dando grande fiducia a questo giovane che è stato pagato circa 70 milioni, è logico che lui avrà il fastidioso desiderio di non deludere chi ha puntato tanto sulla sua persona. Non può essere una situazione semplice ed è scontato che al momento non possa garantire le prestazioni viste l’anno scorso con i biancorossi. Servono tempo e pazienza. Il ragazzo mostra tanta attenzione, umiltà e volontà. E’ sulla retta via e le sue buone doti paiono indiscutibili.

Vorrei chiudere con un’analisi che “purtroppo” è tipica di tutto il mondo del calcio e non solo dei tifosi della Juve. In questo caso, tale categoria rappresenta il mero esempio di una tendenza conclamata e costante. Per i supporter di una data squadra è difficile accettare che il loro beniamino sia un professionista e non un valoroso soldato dedito soltanto a una causa. Non ci si deve dimenticare che non si parla di religione, credo politico o altri valori cardine facenti capo all’essenza di un individuo. E’ sport ed è un mestiere. Chi, di fronte alla possibilità di un “improvement” del proprio stato lo rifiuterebbe in nome dell’amore verso colori della propria maglia? Si cerchi di essere sinceri, le bandiere ormai si contano sulla punta delle dita. Non si tratta di divenire mercenari, ma appunto “professionisti” e mi scuso per la ripetizione. Come non si poteva non accettare un passato milanista di Allegri che fu bersagliato a lungo anche per tale “colpa”, è necessario non essere prevenuti nei confronti di Sarri per i suoi trascorsi a Napoli. Invece, pur se la situazione non è così manifesta come fu con l’illustre predecessore, anche la carriera del tecnico di Figline gli impone un futuro radioso per scontare “i peccati” trascorsi. E’ abbastanza assurdo. Tale aggettivo si potrebbe utilizzare pure per la querelle relativa alla possibilità di eliminare la stella dedicata ad Antonio Conte e riposta all’Allianz Stadium. Sovviene un solo quesito: perché? Il presente non cancella quanto il leccese ha dato alla Vecchia Signora e vorrei ricordare ai fautori di questa strana ipotesi che se non fosse stato anche per il valoroso condottiero ora vestito di nerazzurro, l’attuale epopea bianconera non esisterebbe. Il destino ha condotto il pugliese all’Inter, ma ciò non può assolutamente influenzare la gratitudine reciproca tra il leccese e la Juve. Anche simili evenienze sono parte della libertà di espressione che deve essere garantita a ogni individuo. Quando resta nella legalità, chiunque può svolgere qualsiasi azione senza che altri possano contestarla. La capacità critica della persona dovrebbe concepire e accettare le scelte altrui. Nessuno chiede che attualmente il popolo bianconero manifesti amore nei confronti di Conte, ma la riconoscenza e il rispetto sono sentimenti che non dovrebbero mai mancare. Togliere una simbolica stella da uno stadio è un gesto senza alcun valore concreto, ma con un immenso peso morale. Non credo che Antonio sarebbe scalfito da un simile atto, ma certamente e giustamente potrebbe soffrire parecchio per un’inutile mancanza di gratitudine.