C'era una volta la Juventus, la Vecchia Signora, quella in cui i giocatori prima di presentarsi davanti al Presidente Boniperti dovevanpo tagliare i capelli e vestire a dovere; quella in cui i contratti si firmavano in bianco, quella in cui il rappresentante della Famiglia Agnelli era l'Avvocato Gianni, con l'orologio sul polsino e il volto sempre abbronzato, circondato da una nobilmente arruffata chioma canuta. Poi c'è stata la Juventus di Luciano Moggi (quella della Triade), che con il passare del tempo e l'incedere di vittorie dirompenti, ben presto ha provato a trasformare la forza in potere, provando a passare dalla leadership al monopolio, con l'epilogo che tristemente ben conosciamo... Omettendo l'irrilevante presenza di vacui personaggi di passaggio come Cobolli Gigi e Blanc, eccoci alla Juventus di Andrea Agnelli, che a cavallo del primo decennio del nuovo secolo, grazie ad un gruppo dirigenziale coeso e perfettamente amalgamato, riesce in breve tempo a riportare la Juventus in alto, consegnandola alla storia del calcio italiano con 8 scudetti consecutivi vinti. Nell'ultimo quinquiennio si riassapora anche il piacere di un certo prestigio europeo, ma purtroppo senza riuscire a sollevare il tanto bramato trofeo, quello della consacrazione defintiva nell'elite del calcio mondiale, preda quasi esclusiva dei blancos del cannibale Cristiano Ronaldo....

Ahhhh, avessimo noi il portoghese... Peccato, che il legittimo desiderio non tenga in debita considerazione che LUI a Madrid non solo era circondato da altri giocatori formidabili, ma faceva parte di un club cinto da un'aura di intoccabilità garantita dal "magnate" Florentino Peres, personaggio di immenso potere economico e politio, gerarca e accentratore dalla inarrestabile personalità. Così, non appena il fenomeno - stanco del braccio di ferro con il suo Presidente per dimostrare chi ce l'avesse più duro - ammicca alla vecchia Signora, ecco che il buon Fabio Paratici, contravvenendo al dogma di oculatezza aziendale sin lì perpetrato dalla dirigenza di appartenenza, si siede al tavolo con (di) Jorge Mendes, il quale, forte della sua posizione, pretende ed ottiene, oltre che un lauto ingaggio per il suo assistito (ed un non trascurabile obolo per lui) anche l'acquisto per 40 milioni di euro di Joao Cancelo, forte terzino... ehmmm esterno... ehmmmmm ala... vabbé, forte! Siiiiiii (anzi, Siuuuuuu, visto il contesto...). E' fatta! Siamo imbattibili!!! La Champions League è nostra! E poco importa se a centrocampo anziché Modric abbiamo Matuidi (campione del mondo, eh...), se Bonucci non è proprio Nacho, se tra Marcelo e De Sciglio qualche differenza c'è; abbiamo CRISTIANO RONALDO = CAMPIONI D'EUROPA!

Beppe Marotta si interroga, recalcitra, ammonisce i giovanotti sui rischi dell'operazione, ma ormai il dado è tratto, l'avanzata della corazzata bianconera a livello mediatico è inarrestabile. Così, il Direttore Generale scompare dalla scena in una tiepida serata di fine ottobre e il castello comincia pericolosamente a scricchiolare; si fa fatica ad arginare le intemperanze di alcuni giocatori, si lasciano sguarnite le spalle dell'allenatore, non si fa mercato di riparazione a gennaio nonostante la già allarmante situazione infortuni e in generale si presta il fianco a sempre maggiori episodi fuori ordinario contesto Juve. Ad aprile si viene eliminati malamente dai quarti di finale di Champions League; si riesce a portare a casa l'ottavo scudetto consecutivo ma è evidente che qualcosa non va. "Il gioco di Allegri" scriveranno in molti in risposta a questo articolo, ma secondo me il problema è altrove.

Il giorno del commiato, Allegri ha spiegato che nella riunione decisiva non si è parlato né di contratto né di rosa. Orbene, quello che in relatà è probabilmente emerso nei meandri della Continassa è stata la sua volontà di non dovere sottostare un'altra stagione a vincoli tecnico-tattici di alcun genere, essendo ciò controproducente per la squadra in termini non solo di gioco ma anche di risultati; così come sarà emersa l'esigenza di essere supportato da un filtro dirigenziale efficace tra il campo e la vita privata dei giocatori, alla stregua di quanto accadeva durante la gestione di Beppe Marotta. Com'è andata a finire per il livornese lo si sa... L'arrivo di Maurizio Sarri, allenatore preparatissimo e in grado di deliziare tutti gli amanti di calcio con le sue idee di gioco offensivo ed incisivo, avrà un senso unicamente se lo si metterà nelle condizioni di fare le scelte che vorrà, senza condizionamenti, legati soprattutto alla presenza di Cristiano Ronaldo. Ma a riguardo, l'imminente processione verso Costa Navarino lascia intendere tutt'altro. FORZA MAURIZIO, noi siamo con te!