Quando parliamo di calcio, come tutti, nonostante siamo in questo mondo da anni, avvertiamo sempre quell’irrefrenabile richiamo della passione. La fune della professionalità con la quale ci leghiamo all’imparzialità rischia di non tenere. Così alla domanda “chi è il più forte di tutti i tempi?”,  il pericolo è l’incombere di una risposta non oggettiva.
Resta però un dato di fatto: Cristiano Ronaldo è unico nella storia.


L’unicità nel prescindere dalla tecnica

Unico e non migliore. L’unicità del portoghese sovrasta la questione precedente, perché l’asso di Madeira, che oggi compie 35 anni, ha fatto di se stesso e della sua carriera un pezzo da collezione. 

Nessuno come lui è stato capace di ritagliarsi uno spazio immenso e privilegiato nella storia del calcio prescindendo dal dono divino della tecnica.
Sfogliando le pagine del meraviglioso libro del pallone ci imbattiamo nei principali protagonisti di questo sport, i migliori di tutti i tempi: Pelè, Maradona, Messi, Ronaldinho, Cruijff, Platini, Ronaldo Nazairo de Lima.
Giocatori fenomenali, in grado di conquistare folle, cuori, campi e trofei con sorriso e leggerezza. Parliamo di interpreti ai quali il posto nel mondo è stato riservato per diritto di natura. Il Pibe palleggiava con le arance, la sfera era per il Gaucho prolungamento del corpo stesso, Ronaldo (O Fenõmeno) per indole tendeva alla verticalità squarciando le difese.

Nessuno di questi ha avuto l’obbligo di lavorare sul proprio io, sui movimenti in campo, sulla coordinazione, sulla forza, sulla costanza. Se ci fosse un Dio del pallone aveva pensato lui a tutto, a loro restava il divertimento.

 

Il calcio per Cristiano è stato missione

Cristiano Ronaldo, invece, non si è mai divertito. Se per gli altri il calcio è stata una questione di contingenza, per lui è stata una missione.

Attenzione non stiamo dicendo che il numero 7 per eccellenza non sia stato baciato dal divino, ma che la sua benedizione proviene da un Dio minore, forse egli stesso.
Il suo bagaglio tecnico è consistente, ma per nulla paragonabile a quello di O’Rey, alla sensibilità del Leo suo eterno rivale, alla visione del profeta del gol. Ronaldo ha avuto gli ingredienti per essere un forte giocatore non il più forte ma a lui non è bastato, ha scelto di essere definitivo, unico, e mettersi su di un piano sconosciuto anche ai migliori.

Cristiano Ronaldo è unico nella storia perché frutto del lavoro e non della terra. Negli anni, conscio del non migliorabile per natura, ha lavorato esclusivamente sugli aspetti collaterali: fisicità, intensità, concentrazione, coordinazione, impatto con la palla, aderenza sul terreno, incisività nei momenti decisivi, resilienza, recupero. In tutto ciò ha primeggiato.

 

Dio di se stesso

Il portoghese si è svestito dai panni del calciatore e ha messo su quelli del centometrista, del fondista, del bodybuilder, del marines. È diventato bionico. Un supereroe della cifra di Batman e non di Superman, perché si è costruito da solo, per rendere il mondo del calcio più equo e non sbilanciato, dominato da quelli a cui tutto era dovuto.

Allora, capirete, che per noi non è una bestemmia dire che quando si parla di Cristiano non c’è metro di paragone che tenga.
Cristiano è unico nella storia, non si è mai visto nessuno del genere, nessuno potrà mai esserlo.
Cristiano è stato Dio di se stesso, modello di riferimento.