Il nostro Milan ha un problema psicologico evidente. Calciatori che l'anno scorso giocavano benissimo in altre squadre e discretamente nell'ultimo Milan berlusconiano, ora sembrano ragazzini alle primi armi, incapaci di seguire le più basilari regole del calcio giocato. Sembrano giocatori messi insieme per la prima volta nel giorno della partita, e non professionisti spesso navigati che giocano insieme da mesi. Non può essere solo un problema di mercato, checché ne dicano i troll di professione, proprio perché abbiamo già visto come molti di questi giocatori (Bonucci, Biglia, Rodriguez, Kessie giusto per fa qualche nome) sappiano esprimersi molto meglio di così, quindi la domanda è: perché non ci riescono nel Milan?

Problema psicologico, si diceva. Da spettatori non possiamo entrare nella testa dei giocatori, non possiamo dunque sapere se questa fragilità sia dovuta alle difficoltà della società (economiche, gestionali), al circolo vizioso depressione-sconfitta-depressione che sembra impantanare i calciatori, o alla pressione mediatica che fin da subito ha (inevitabilmente) elevato il Milan dei tanti acquisti estivi a principale oggetto della chiacchiera e dello sfottò nazionale. Probabilmente è un insieme di tutte queste componenti.

Quello che invece possiamo giudicare, da spettatori, è il modo in cui la squadra va in campo, e facendo cosa. Che esista ancora una problema atletico è evidente: i giocatori dell'Atalanta correvano il doppio dei milanisti, e facendo un pressing da cui Bonucci e compagni non sapevano uscire in alcun modo, prima di tutto per carenze fisiche che non consentivano recupero del pallone, ripartenze e sovrapposizioni costanti. Gattuso l'aveva detto che la squadra era in condizioni atletiche poco brillanti, cercando di non esagerare con gli insulti a Montella, e ora sarebbe interessante capire se l'attuale condizione è figlia di una sorta di "nuova preparazione estiva" che il nuovo mister sta portando avanti, oppure di uno stato di forma ormai cronicamente precario da cui non si può uscire a stagione in corso.

C'è però anche un'altra questione, tecnica e tattica, che non può essere lasciata da parte. Al suo arrivo Gattuso ha portato due correttivi necessari al post-Montella: difesa a quattro e verticalizzazioni più incisive. La differenza si era vista già a Benevento, e se Romagnoli non si fosse fatto espellere goffamente staremmo parlando della prima vittoria di Gattuso. Le vittorie con Bologna e Verona in Coppa Italia venivano dalla stessa parte, con Kessie finalmente tornato a spingere, Bonaventura bravo a inserirsi, e una generale propensione all'attacco che poteva essere smontata in ogni istante dalla fragilità difensiva (come visto poi a Verona in campionato) ma che comunque dava il senso di un nuovo corso.

Con l'Atalanta invece si è visto il peggior Milan di Gattuso, incapace di creare veri pericoli se non in pochi momenti sporadici. Ma il problema visto durante la partita era prevedibile già all'annuncio delle formazioni. La squadra scesa in campo prevedeva Bonaventura, Montolivo e Kessie in mediana, Cutrone-Kalinic-Borini in attacco. In questa formazione non c'è un solo giocatore che abbia caratteristiche di regia e costruzione del gioco. Non è un caso, dunque, che i bergamaschi hanno preso da subito il pallino del gioco senza mollarlo più, col milan che ogni volta che aveva il pallone tentava lanci lunghi e trame inconstistenti, scegliendo sempre l'uomo più coperto. Le scelte per l'attacco poi sono state incomprensibili, prima di tutto perché Cutrone non è un esterno. Per fare l'esterno servono velocità, dribbling, cross, tiro da fuori e, se possibile, propensione al sacrificio. Cutrone ha solo le ultime due. Dall'altra parte, Borini è un giocatore a cui è difficile non volere bene per abnegazione e corsa, ma è un tassello comprato per pochi soldi per fare la riserva, e quello dovrebbe essere.

In panchina Gattuso aveva tre giocatori con caratteristiche di costruzione: Biglia, Calhanoglu, e in parte Silva. La condizione dei tre, per vari motivi, è precaria. Ma siamo sicuri che nessuno di loro potesse far parte dei titolari? Il mercato ha lasciato agli allenatori del Milan una squadra con tre prime punte e un solo esterno davvero forte (Suso). Com'è possibile dunque che in mancanza dello spagnolo si insista in un 433 che parte già spuntato? Siamo sicuri che se ieri si fosse giocato con due punte e un trequartista le cose sarebbero andate peggio? E se proprio bisogna giocare col 433 (per motivi sconosciuti), perché non mettere Silva sull'esterno, che ha più dribbling e maggiore capacità di liberare i compagni? Si potrebbe dire che Silva difende meno bene, ma sono stati comunque incassati due gol, quindi non si può nemmeno dire che Cutrone abbia garantito chissà quale solidità difensiva (che comunque Calhanoglu in mezzo avrebbe garantito).

L'impressione, insomma, è che Gattuso sia caduto nello stesso errore di Montella: quello di adattare gli uomini a un modulo e non viceversa. Ma se si chiede a Cutrone di fare l'esterno, se si chiedono a Borini cose che non può dare, se si continua a pensare che Montolivo (giocatore generoso e bravo in interdizione, ma pessimo in impostazione) possa essere l'unico regista in tutta la squadra, se si continua a tenere in panchina una ragazzo giovane ma talentuoso come Silva, che giocando dieci minuti a partita mai crescerà e finirà col l'essere venduto e rimpianto nel giro di due anni, per far giocare un Kalinic evidentemente incapace di sostenere da solo l'attacco milanista, beh, risolvere le questioni psicologiche che ancora frenano i rossoneri, sarà ancora più difficile.