È sempre la stessa storia. Chiacchiere. Solo chiacchiere. Parole senza fatti a seguirle. Fiato alla bocca ma di concreto non si fa nulla.
La crisi del calcio italiano ha radici profonde, e riguarda la Nazionale che non si qualifica ai mondiali e i club relegati al ruolo di comparse in Europa. Nessun trionfo. Dove è finito il calcio italiano degli anni 80, degli anni 90 e degli inizi 2000, quello che dominava in Europa con i club, con Juventus e Milan a giocarsi la finale di Champions League nel 2003 poi vinta dai rossoneri, per poi nel 2010 vedere l'Inter trionfare nella medesima competizione? Dove è il calcio italiano del 2006 che ha visto gli azzurri laurearsi campioni del mondo? 
L'Europeo vinto recentemente dalla nazionale di Roberto Mancini è un fuoco di paglia, ma perché la politica del calcio ai proclami di miglioramento non fa seguire atti concreti? Perché alle parole non seguono i fatti?
È un qualcosa che preoccupa perché sono anni ormai che si parla di crisi del calcio italiano, della mancata competitività della nostra nazionale e dei nostri club in Europa. Vogliamo davvero rassegnarci a farci i nostri campionati nazionali e a fare semplicemente comparsate in Europa?
Il discorso è che se si continua così, anno dopo anno saremo costretti a ripetere le stesse cose sulla crisi del calcio italiano.
La cosa che io mi chiedo è:  perché non si fa nulla? Eppure la soluzione c'è. È solo per amore delle poltrone che non si fa nulla? Ma andare alla radice e passare dai proclami agli atti concreti, permetterebbe agli amanti di quelle poltrone che siedono ai poteri del calcio italiano, di rafforzare le loro posizioni mentre adesso restano ancorati lì a dispetto dei santi. Nessuno li vuole lì, in quelle posizioni. A gran voce sono state chieste le dimissioni di Gravina per esempio. Gravina resta il suo posto ma il popolo calciofilo italiano non ne è contento. Lui ci resta contro la volontà del popolo del calcio, di coloro che seguono il calcio.
Adoperandosi invece per risolvere il male del calcio italiano, probabilmente ci resterebbe per volontà popolare senza doversi ancorare a quelle poltrone.

Dicevamo sopra che la soluzione c'è. Ed è un argomento che voglio approfondire.
Nel 2010 Roberto Baggio fu presidente del settore tecnico di Coverciano. E presentò un piano dettagliato di rilancio del sistema calcio Italia. Il suo piano di rilancio consisteva in questi semplici punti e si intitola "Nuove attività del settore tecnico di coverciano":

  • Formazione tecnica e morale dei giovani calciatori 
  • Supervisione capillare di tutto il territorio con l'Italia divisa in 100 distretti
  • 3 allenatori federali con l'obbiettivo di visionare 50 mila partite all'anno
  • Interazione quotidiana con tutti i settori giovanili 
  • Creazione di un grande database multimediale in cui visionare esercitazioni, test e partite filmate e catalogate
  • Strutture sportive adeguate 
  • Un centinaio di centri federali 
  • Raccolta dati costante 
  • Monitoraggio a livello periferico
  • Formazione di istruttori federali che abbiano una laurea, un passato professionistico e buone qualità educative
  • Per i giovani ragazzini e ragazzine l'imperativo categorico è il rapporto con la palla, quindi lavorare anche sulla tecnica individuale lasciando sviluppare l'estro, la tecnica, la fantasia, senza ingabbiarli esclusivamente in sistemi tattici e limitandosi a giocare a due tocchi, come a imparare una lezione a memoria e fare solo quello. Sviluppando la tecnica, l'estro, la fantasia, il calciatore può anche diventare più imprevedibile essendo più libero di esprimere il proprio potenziale.
  • Tutti i giovani vanno sottoposti a test fisici e tecnici, quindi dei test misti.  La crescita del calciatore viene monitorata in maniera costante senza tralasciare nulla. 
  • Creazione di un gruppo di studio permanente di ricercatori federali e stagisti universitari in costante contatto con gli uomini di campo 

Questo programma di Roberto Baggio ancora esiste ed è di 900 pagine. Non fu preso in considerazione nel 2010, all'epoca della presidenza Tavecchio. A Baggio non permisero di lavorare. Lui diede le dimissioni proprio perché ama fare le cose e non occupare poltrone.

Perché tenere la riforma del calcio italiano in stand by visti i risultati scadenti a cui il nostro calcio nostrano ci sta abituando? Cui prodest? E non mi si venga a dire che è per ragioni economiche. Il rilancio del calcio italiano come elencato nel programma di Roberto Baggio richiederebbe grossi investimenti ma molto meno rispetto ai danni economici che il sistema calcio Italia subisce già non partecipando ai mondiali. Quanti introiti potenziali verranno a mancare per la mancata partecipazione dell'Italia al mondiale? E i club italiani che non valorizzando a dovere i propri giovani calciatori italiani, facendo sempre le comparse in Europa senza arrivare in fondo, quanti introiti in meno ottengono? Non è forse maggiore questo danno economico piuttosto che investire in una riforma del sistema calcio italiano?

Se non si farà nulla, tutti gli anni diremo sempre le stesse cose. Può capitare il fuoco di paglia come l'Italia che vince l'Europeo o la polvere sotto il tappeto come potrebbe essere un magnate che compra un club italiano e lo riempie di top player stranieri, e ciò per breve tempo può oscurare o fare dimenticare momentaneamente i problemi del calcio italiano, ma che poi riemergeranno inevitabilmente. Perché se non si va alla radice dei problemi, se non si va a monte, concretamente e definitivamente non si risolverà nulla.
La soluzione al male del calcio italiano c'è. Dalle parole si passi ai fatti