Una volta, per insegnare ai bimbi la buona creanza, si raccontava loro la favola dell'erba voglio, una pianta irreperibile che, proverbialmente, non cresce neanche nel giardino del re. Quindi, si diceva ai bambini che, quando si chiede qualcosa, non si usa mai l'espressione voglio, ma la più cortese vorrei. Tutti vorremmo vincere e vincere sempre. E tutti noi rossoneri avremmo voluto la vittoria, ieri sera in quel di Cremona, ma non è arrivata e allora occorre fare di necessità virtù. Mettiamo in cassaforte il misero punticino che, tuttavia, muove la classifica. Ovviamente, in attesa di tempi migliori.

La Cremonese è scesa in campo con difesa e centrocampo organizzati su 2 linee abbastanza vicine e 2 attaccanti. Di questi,  uno retrocedeva a centrocampo (di solito Ciofani) per compensare il corrispondente arretramento del o dei centrocampisti sulla linea di difesa. Si arrivava così a un 5-4-1 che ricordava il muro di scudi di certe battaglie medievali, più che la falange oplitica o la testuggine romana, predisposte per attaccare e spingere indietro lo schieramento nemico. La Cremonese intendeva solo reggere l'urto fino al 90° affidando un po' alla casualità un eventuale vantaggio. Di fatto, i concittadini di Stradivari non si sono mai resi pericolosi, ma solo insidiosi in occasione di qualche angolo su azione di alleggerimento, più che di contropiede. Né davano l'impressione di essere davvero interessati a essere pericolosi. Eseguendo, comunque, con diligenza questo compitino, la Cremonese ha raggiunto il risultato di uscire imbattuta.
Diamo un'occhiata ora alla formazione iniziale rossonera: Tatarusanu, Thiaw, Tomori, Kjaer, Ballo-Touré, Bennacer, Tonali, Messias, Diaz, Rebic e Origi.
Vedendo in campo Thiaw, ci si è chiesti se la difesa sarebbe stata a 3 o a 4. In realtà, il Milan non ha difeso né a 3 né a 4.
Quando giochi a 3, di solito, i difensori sono dei centrali che giocano abbastanza accentrati e compatti, ma vengono integrati dal rientro di almeno un elemento, per diventare una difesa a 4, o di entrambi gli esterni, per trasformarsi in un reparto arretrato a 5. Invece, Thiaw giocava abbastanza largo su Felix, come un vero esterno destro, mentre Tomori si allargava per compensare l'assenza di Ballo-Touré. Il senegalese attaccava molto, ma questa non era poi una gran novità rispetto ai movimenti di Theo. Considerando la minore capacità di Ballo-Touré nell'essere ovunque, si può se mai affermare che quella rossonera era una difesa a 4 intesa come 3 più uno strapuntino, l'esterno senegalese, che era al contempo anche lo strapuntino di centrocampo. Qui c'era un solo mediano, Bennacer, in quanto Tonali era sulla mezza sinistra della linea di centrocampo più avanzata. Tonali completava una linea di incursori composta anche da Messias, Diaz e Rebic. Origi era la punta di diamante di questo 3,5-1-4,5-1

Ora, quale era la logica di questa scelta? Semplice, se la Cremonese si chiude e ci dà campo, perché mai dovremmo tenere la gente dietro? Ma se passiamo in vantaggio, Tonali potrebbe scalare e coprire meglio il centrocampo col doppio mediano. E in sé questa soluzione non ha ha prodotto danni, anche perché i cremonesi non salivano mai con una convinzione tale da creare una superiorità numerica pericolosa.
Il problema è che i 9 uomini schierati in copertura da Alvini sono riusciti a creare una cortina di gambe che ha innervosito Rebic, come era successo con l'Atalanta. Tale cortina, inoltre, ha tolto lo spiraglio a Tonali per la legnata dal limite, riducendone la pericolosità di incursore. Messias, fra l'altro, giocava avanzato e si allargava per favorire gli inserimenti di Diaz, che giocava arretrato alle sue spalle. E' riuscito a farlo, tuttavia, una volta soltanto al 21°, ha concluso in porta in maniera pericolosa trovandosi in posizione da vero attaccante. Per tutto il resto del tempo, purtroppo, Diaz è riuscito solo a essere velleitario, più che efficace, pur impegnandosi e non giocando male. Nel finale, poi, ha cambiato zona, sovrapponendosi a sinistra sul neo-entrato Leao. Non ha brillato neanche lì, finché non è entrato De Keta, apparso in crescita, senza fare nulla, a sua volta, che scatenasse gli entusiasmi.
Ci sono state delle buone occasioni
, soprattutto nel primo tempo, ma le occasioni non sono gol e nel calcio contano quelli. Il resto è fuffa. Ci sono alcune considerazioni da fare però.
Chiedetevi come mai Raspadori, giocatore simile a Diaz come caratteristiche, giochi a ridosso di Osimhen, prima punta, come seconda punta a non più di 3-4 metri. Chiedetevi perché Dybala, altro pedatore simile a Diaz, nella Juventus giocasse su per giù così. Invece, nel Milan, Diaz vagola per i ruoli alla ricerca di una collocazione calcistica che non sia quella naturale. Dopo 20 minuti poteva segnare, ma le valutazioni non possono essere fatte sugli episodi.
Thiaw, imbattibile di testa, si è disimpegnato benino anche palla a terra contro un giocatore rapido come Felix ed è stato sostituito nel secondo tempo dal più fresco Kalulu. Non è che, tuttavia, entrato Kalulu, si siano viste soluzioni tali da cambiare l'abbrivio del match. La densità cremonese non aiutava a calibrare i passaggi.

Vista la serataccia di Rebic, in difficoltà come a Bergamo con la Dea, non sarebbe stato meglio avanzare Diaz in zona Raspadori per affiancare Origi? E parlando di Rebic, viene anche in mente che i 10 minuti dati a Lazetic siano stati pochi, visto che, sull'ultima azione, il serbo si è girato in spazi strettissimi per concludere a rete, ciò che ci voleva nell'area affollata. La soluzione di affidarsi a una griglia di incursori, alla fine, non si è rivelata ottimale.
Il più in palla dei rossoneri è stato Messias, che ha recuperato palloni su palloni e impostato azioni su azioni.
 La sua militanza nelle serie inferiori ha allenato gamba e testa ad affrontare formazioni proletarie
Alla fine dei giochi, peraltro, non avendo visto un Milan squilibrato come a Torino e contro lo Spezia, ci manca la controprova che, con un assetto diverso, i rossoneri avrebbero sfondato la barriera della Cremonese. Possiamo dire quindi che il match di ieri è uno dei tantissimi assedi di Fort Apache della storia del calcio in cui va bene agli assediati e non agli assedianti. E questo anche perché ai rossoneri è mancata anche reattività muscolare. 
La buona prestazione di Thiaw è da apprezzare, in quanto arriva in occasione di un clean-sheet in trasferta, anche se sul campo di una provinciale intenta a difendersi. Si tratta sempre di un clean-sheet. Allora chiediamoci quante prestazioni, almeno sufficienti, di Vrancx e Adli abbiamo perso, mezze ore o tempi interi, se non l'ora intera, con cui i due avrebbero fatto rifiatare chi è un po' sulle gambe? Perché credere che un percorso di crescita possa prescindere dalla partita e debba basarsi solo sull'allenamento? Eh sì, perché c'è chi sostiene che questi ragazzi stiano affrontando un percorso di crescita nello stile degli esami che non finiscono mai di Eduardo De Filippo. Dobbiamo attendere un altro caso Kerkez per veder andare a far fortuna altrove chi era già tuo?
Forse Origi avrebbe dovuto giocare meno solo, con Diaz alla Raspadori
. Un'area con pochi milanisti stanziali, quella cremonese, è diventata invece una giungla in cui il centravanti belga si è perso. 

Troppi se troppi ma troppi BibìBibòCapitanCoccoricò per non temere che, a lungo andare, le idee meravigliose potrebbero rovinarti la stagione. Ma anche troppi se troppi ma troppi BibìBibòCapitanCoccoricò per pretendere di vincere il match facile. 
L'erba voglio non cresce da nessuna parte, quindi prendiamoci il punticello che, come quello di Milan-Bologna ad aprile, dovrebbe averci fregato, ma alla fine farà comunque classifica. Perché pareggiando non vai lontano, però perdendo resti dove sei.  Se poi altri saranno più bravi, vinceranno il campionato. Capita, in quanto solo uno può arrivare primo.

Al limite, non capisco perché Spalletti si sia inalberato di fronte ai complimenti per la sua squadra, che ha trovato troppo pelosi. I complimenti dei rivali, signor Luciano, sono sempre pelosi. La principale regola del gioco, tuttavia, è che, chi guida la classifica a gonfie vele, non può nascondersi e deve accettare il ruolo scomodo (e jettatorio) di favorito.
Molti colleghi vorrebbero essere al posto suo, signor Spalletti.