Sono cresciuto con le battute e gli sfottò trasportati dal Ponentino, che riusciva a sfumare le frasi troppo colorite e polverose di coloro che andavano oltre, troppo oltre e che della loro ignoranza si facevano vanto.
In quei meravigliosi pomeriggi allo stadio o mentre ci si avvicinava quasi correndo, tanto era il desiderio di sentirsi parte di un unico amore, potevi osservare come le differenze sociali svanivano all'improvviso e come le convinzioni politiche andassero a rintanarsi sotto il braccio, insieme al quotidiano di parte oppure, come nascesse spontanea, l'amicizia fra il ladruncolo e l'integerrimo impiegato del catasto. Nulla era ciò che definiva ognuno, un'ora prima. Nulla riempiva l'anima di quella univoca connessione di passione. C'era solo la Roma e l'amore che ognuna di quelle anime portava con sé, come forma di riscatto e speranza. Non importava, se la squadra stava lottando per il terzo posto o era a metà classifica o, come qualche volta succedeva, scendeva in campo per difendere la Serie A. Era la Roma e non c'era altro. 

Il campionato sta per ripartire e anche se il calciomercato è solo a metà del suo percorso, ascoltando le voci intorno a me, non sento altro che critiche, su ogni acquisto o cessione che viene paventata dalla stampa o da qualche commentatore radiofonico o televisivo. Il calcio è uno degli sport che più divide e appassiona, quindi è giusto, soprattutto, per noi romanisti chiedere, sperare, di vedere una squadra in grado di competere ad alti livelli. Siamo in credito con la fortuna. Abbiamo il diritto e il desiderio di sperare che a dirigere la nostra "amata" sia un management in grado di fare meno errori possibili, ma perchè non possiamo, comunque, continuare a sentirla nostra e ad amarla comunque?
E' insopportabile ascoltare gli interessi partigiani di molti commentatori e di tifosi che hanno dimenticato per chi tifano e sono diventati supporters di quel giornalista o opinionista. Quest'ultimi, dovrebbero, per mestiere, raccontare i fatti o dare un loro giudizio, scevro da preconcetti o interessi personali, al contrario, assistiamo ad attacchi beceri e scomposti verso questo o quel dirigente o giocatore, come se la "Roma" fosse un corpo estraneo, capitato lì per caso, e, solo, utile a canalizzare odiose e insulse polemiche, figlie di chissà quale recondito tornaconto.

Ah! Come vorrei sentire ancora sulla pelle il Ponentino! Chissà, forse riuscirebbe, anche oggi, a trascinare via, lontano, il lezzo che intasa il nostro l'olfatto e infetta i nostri occhi.
Come dite? Il Ponentino spira ancora fra i vicoli di Roma? Non ne dubito. Allora, siamo noi che ci siamo distratti e gli abbiamo voltato le spalle. Dovremmo voltarci e guardarlo arrivare, permettendogli di colpirci in piena faccia e ascoltare cos' ha da dirci. Chissà, forse, finalmente, riscopriremmo come facevamo a sentirci uniti e innamorati.