La società è organizzata in ruoli e ogni persona ha le proprie competenze. Questo conduce necessariamente alla formazione di una gerarchia. In un mondo ideale tutti gli individui occuperebbero il medesimo gradino. Purtroppo, la natura umana obbliga a una diversa situazione. Pare quasi che nell’essenza della nostra specie vi sia la volontà di dominare e prevaricare sull’altro. Si dice che “la libertà di una persona inizia dove termina quella di un suo simile”. Proprio per mantenere il rispetto di tale norma e un determinato equilibrio si è adottato un sistema gerarchico. E’ chiaro che in una tale organizzazione sociale nascono le Autorità che comportano posizioni di comando. “Tanto onore e molti oneri”. Chi è insignito di questo privilegio è costretto a decisioni importanti e di enorme responsabilità. Ne dovrà subire le conseguenze. Occorre che, pur non essendo in accordo con le sue scelte e manifestandolo, non si manchi mai di rispetto alla persona e alle dette risoluzioni.

La Fifa, o “Fédération Internationale de Football Association”, è l’organo più importante del panorama calcistico mondiale. Si tratta del vertice di questo sport. Il “Fifa Best Men’s Player” è un premio annuale che tale soggetto concede a un singolo giocatore. Per conquistarlo questi si deve distinguere durante la stagione precedente. Il vincitore emerge dalla votazione di una giuria composta da rappresentanti del mondo dei media, commissari tecnici, capitani delle nazionali e da una partecipazione di tifosi. Questo riconoscimento esiste anche per il calcio femminile e per gli allenatori. Detti premi non sono da confondersi con il Pallone d’Oro e nemmeno con il “Fifa World Player of The Year”. Il “Fifa Best Men’s Player 2019” è appannaggio di Lionel Messi che ha avuto la meglio su Virgil Van Dijk e Cristiano Ronaldo. Nella versione femminile del trofeo ha vinto Megan Rapinoe. Nella categoria dei tecnici è stato insignito Jurgen Klopp.

La vittoria della Pulce ha dato adito a grandi polemiche. La domanda principale è sempre la medesima: il miglior calciatore deve essere selezionato in base al suo valore assoluto o anche ai trofei vinti nella stagione? Negli ultimi anni la risposta a questo quesito è apparsa determinante e la realtà si è orientata chiaramente verso una direzione univoca. Conta soltanto la grandezza del giocatore. Il suo palmares stagionale è importante, ma non determinante al fine della vittoria. Tale “consuetudine” è emersa soprattutto nella scelta di chi avrebbe dovuto essere insignito del Pallone d’Oro. L’esempio più clamoroso è quello del 2010. Trionfò Messi davanti a Iniesta e Xavi. In quella stagione la Pulce vinse esclusivamente la Liga. Non è esattamente un gran successo in un anno che vide il Barcellona uscire in semifinale di Champions e soprattutto l’Argentina andare incontro al solito “fracazo” mondiale. Il secondo classificato così come il terzo erano recentemente saliti sul tetto del globo, ma quello che stupisce in maniera ancora maggiore fu la medaglia di legno assegnata a Snijder. L’olandese, con una stagione fantascientifica, centrò il triplete con l’Inter e giunse sino all’ultimo atto della principale manifestazione per nazionali perdendo solo ai supplementari contro la Spagna con un gol, guarda a caso, del citato Iniesta. Se fosse valsa la regola per la quale si sarebbe dovuto scegliere anche in base ai trofei vinti, l’ex nerazzurro vanterebbe attualmente un Pallone d’Oro. Un caso simile si visse nel 2013. Cristiano Ronaldo sollevò il prestigioso premio davanti a Messi e Ribery. Nell’annata precedente, con la maglia del Bayern Monaco, il francese aveva conquistato la Champions, la Bundesliga e la Coppa di Germania. “Non proprio bruscoletti”. Non a caso non prese troppo bene il podio di France Football criticandolo apertamente e senza mezzi termini. Come ogni regola esiste il rovescio della medaglia definito eccezione. Nel 2018 il più importante trofeo individuale dedicato ai calciatori fu conquistato da Modric. Il croato interruppe un duopolio targato CR7-Pulga che durava da 10 anni. Chiaramente tale successo creò scalpore. E’ logico che se si rispetta la “consuetudine” per la quale vince il giocatore dal più importante valore assoluto, anche nella passata stagione il trofeo sarebbe dovuto terminare nella mani di uno dei due marziani già abbondantemente nominati. A tal punto, le coppe sollevate durante l’annata potrebbero essere utili come norma sussidiaria per stabilire chi tra i 2 re deve portare la corona. Pare giusto così. I premi devono essere conquistati dai migliori e questo si stabilisce in base al loro valore assoluto. Si pensi a un’eventuale vittoria di Snijder nel 2010. Forse sarebbe risultata anche meritata, ma quella stagione fu un lampo in una carriera che è poi risultata simile a una meteora.

Non si intende annoiare oltre il lettore riportando altri dati o andando a sviscerare i “codici Fifa” come il più classico Azzeccagarbugli Manzoniano. Si cerca solo di sostenere che servirebbe maggiore chiarezza onde evitare quanto accaduto nei giorni scorsi con la vittoria di Messi che è stato insignito del “Fifa Best Men’s Player” e le relative polemiche. E’ lampante che quando una giuria si compone di tante diverse personalità e l’esito è soggettivo, questo non è mai scontato. Non trattandosi di giustizia ordinaria potrebbe anche considerarsi più divertente così. Ogni risultato è possibile e tal fatto è assolutamente eccitante per i tifosi. Ciò ammesso le varie arrabbiature di chi si sente ingiustamente privato di un premio così importante sono comprensibili e logiche. La serata di gala che ha visto protagonista Messi è andata in scena nella splendida cornice del “Teatro alla Scala” di Milano. Cristiano ha deciso di non partecipare. Ufficialmente il giocatore era vittima di un affaticamento muscolare che lo ha costretto a saltare pure la sfida della sua Juventus vinta, ieri, contro il Brescia al “Rigamonti”. Questo, però, non pare possa essere un impedimento invalicabile per recarsi, tra l’altro, nel vicino Capoluogo Lombardo dove è comunque stato inserito nella “top 11” del 2019. Si tratta della miglior formazione della stagione trascorsa. CR7 ha rincarato la dose dando adito a varie interpretazioni con questo post: “Pazienza e persistenza sono due caratteristiche che differenziano il professionista dal dilettante. Tutto ciò che è grande oggi è iniziato in piccolo. Non puoi fare tutto, ma fai tutto il possibile per realizzare i tuoi sogni. E tieni presente che dopo la notte arriva sempre l’alba”. Dal canto suo, la Fifa non sembra aver digerito nel migliore dei modi l’assenza di Ronaldo e non lo ha mai nominato durante tutta la cerimonia. All’inizio dell’articolo si parlava di rispetto delle Autorità. Non si vuole certo intendere che Cristiano abbia mancato di tale prerogativa nei confronti dell’organo più importante del calcio mondiale, ma probabilmente avrebbe fatto meglio a recarsi a Milano. La Fifa, poi, non ha certamente avuto un gesto di cortesia nel mantenere l’atteggiamento citato durante la serata di gala. Forse entrambe le parti avrebbero potuto effettuare scelte differenti e tenere comportamenti reciprocamente più diplomatici nell’accezione positiva della terminologia.

Detto questo, mi scuso anteriormente con Chi ha un pensiero diverso dal mio che sicuramente rispetto, ma la citata vittoria di Messi non ha alcun senso logico. Come precedentemente sostenuto, da un’analisi degli accadimenti, pare quasi che i criteri di selezione del premiato siano 2 e uno sia sussidiario rispetto all’altro. Il valore assoluto del calciatore è il più importante. In caso di ex equo si valuterebbero i trofei vinti durante l’annata. Proprio alla luce di tale gerarchia delle norme, mi permetto di non considerare Van Dijk che, alle prime esperienze a livello eccelso, deve ancora dimostrare di avere le capacità dei 2 Egregi Colleghi. La regolamentazione sopra descritta potrebbe essere frutto di deduzione errata, ma riguardo al fatto che la prima piazza derivi dalle doti dell’atleta sembra non esservi alcun dubbio. Molto bene. Ronaldo è molto più decisivo della Pulce e tale dato basti per renderlo superiore. Paragonare altre caratteristiche dei 2 marziani sembra quasi inutile esercizio di stile. L’argentino è più tecnico ed elegante mentre il portoghese è più potente, dirompente e dotato di maggiori capacità fisico-aerobiche. Accetto ogni sorta di tesi, ma seguendo tale traccia non si risolverà mai il bag e la sfida terminerà sempre in parità. Ci si vuole concentrare sui trofei vinti? Anche qui all’incirca si cade nel più classico “pari e patta”. Per comprendere chi è migliore tra CR7 e Leo occorre scendere nel dettaglio e l’unica differenza è da ricercarsi proprio nell’aspetto psichico. Cris è un automa. Il suo grande duellante è un essere umano fatto di carne e ossa. Il lusitano affronta ogni singola gara con il medesimo atteggiamento mentale. Anzi, pur essendo decisivo anche quando gioca male come nella sfida tra Juve e Verona, il suo livello di prestazione sembra direttamente proporzionale al valore della partita. Ronaldo ha disputato 5 finali di Champions segnando altrettanti gol e realizzando il rigore decisivo in quella di San Siro nel 2016. Basti tale dato per comprendere la forza psicologica di quest’uomo. Due mesi dopo la citata sfida del “Meazza”, CR7 fu in grado di trascinare il suo Portogallo sino alla finale dell’Europeo. Qui un intervento sconsiderato di Payet lo costrinse a dare forfait dopo pochi minuti. Quell’infortunio gli costò un lungo stop. Nonostante tutto lui era lì, in piedi davanti alla panchina, a fornire indicazioni ai suoi compagni che espugnavano lo “Stade de France” superando i padroni di casa e vincendo la kermesse continentale. La Nazionale è la “criptonite” di Messi. Si trasforma in un giocatore normale vivacchiando con qualche sprazzo di genialità sporadica senza mai completare il grande capolavoro. Risultato: fallimenti pazzeschi e zero titoli con una selezione sicuramente più forte e prestigiosa di quella del rivale. Il motivo pare da ricercarsi tutto nella personalità di un giocatore come Leo che ai molti può apparire anche più simpatico del Collega perché più umano nella sua limitatezza. Il tutto senza considerare che Cristiano ha vinto in Inghilterra, Spagna e Italia. Lionel ha vestito solo la maglia del Barcellona.

Accetto, però, che non si accolga il mio punto di vista e che non si ritenga sufficiente tale tesi. Bene. A questo punto ci si potrebbe trovare davanti a un ex equo. Come risolvere l’inghippo? Non si può fare altro che scavare nei meandri della trascorsa stagione e osservare i trofei vinti. Ronaldo ha centrato lo Scudetto, la Supercoppa Italiana e la Nations League. Messi ha vinto la Liga e la Supercoppa Spagnola. Risultato: 3-2 per CR7. Anche analizzando questo profilo, la vittoria dell’argentino risulta incomprensibile.

Con un post sui suoi profili social, la Federazione Portoghese ha difeso il suo campione sostenendo che sia lui il migliore calciatore del mondo. Ieri sera, nel pre gara della sfida contro il Brescia, pure Paratici ha rimarcato come Ronaldo avrebbe meritato il premio vinto dalla Pulce. Alla luce di quanto scritto sopra non si può che concordare con loro. Non si intende, però, gridare allo scandalo o parlare di eventuali trucchi operati dalla Fifa. Non ci si rivolge agli sponsor che sosterrebbero Messi o a strane congetture che ricordano tanto la massoneria. Le lobbies del mondo del calcio potrebbero anche esistere, ma non si vuole certo credere a un simile grado di corruzione. Lungi dal voler sostenere una tesi che indispone facendo perdere ogni sorta di attendibilità a uno sport così magnifico. Se di errore si tratta, occorre ricercare il problema nella mancanza di chiarezza dei parametri che dovrebbero guidare la votazione e nel fatto che si faccia riferimento a una situazione altamente soggettiva senza alcun grado di controllo. E’ chiaro che da un simile brainstorming può derivare qualsiasi tipo di soluzione. Con questo non si vuole nemmeno affermare che i detti criteri non esistano. Semplicemente devono essere resi noti in maniera più limpida. Tra pochi mesi verrà assegnato il Pallone d’Oro. Con il massimo rispetto per il “Fifa Best Men’s Player”, il premio di France Football è quanto di più grande il singolo giocatore possa considerare. Sarebbe il caso di giungervi con una normativa più cristallina che dia adito a meno polemiche.