Ormai da diversi anni, se non per assai positivi sprazzi d'eccezione, a questo punto della stagione, se vogliamo vedere giocare una squadra italiana, abbiamo il campionato o, al massimo, la Coppa Italia.
È proprio per questo motivo che, in occasioni come i quarti di finale di Champions dell'anno scorso o il più recente caso giallorosso, diventiamo tutti (quasi tutti) più patriottici e, sempre per questo motivo, disfatte come quelle di ieri sera pesano ancora di più.

Cosa è mancato alla Roma di Fonseca per essere determinante, o quanto meno competitiva, all'Old Trafford? Per cominciare ci sembra errato dire che si sia trattata di una disfatta su tutti i fronti: se è vero che il 6-2 lascia poco spazio all'immaginazione è anche giusto ricordare che la squadra della capitale ha saputo portarsi sul 2-1 fino alla fine del primo tempo, non senza difficoltà ovviamente, ma intanto c'era; come è anche vero che almeno due dei gol inglesi (parliamo dell'episodio che ha scaturito il rigore e del secondo gol di Pogba) potevano forse essere interpretati in modo diverso. Possiamo addirittura accennare alla proverbiale sfortuna gialloblu che ha visto, nel giro di 30 minuti, fuori gioco due elementi focali della rosa come Veretout e Pau Lopez. Se vogliamo essere il più possibile concreti è giusto soffermarsi su un particolare: nello United si gioca bene come singolo e anche come gruppo, fattore che molte (moltissime) squadre nostrane non riescono a mettere nel mirino quando si parla di "tirare su una formazione competitiva". Avranno scouts migliori? Allenatori più preparati? Un mucchio di grana in più? Forse sono tutte supposizioni giuste, forse solo qualcuna, ma le cose, a conti fatti, stanno così. Ne possiamo fare loro una colpa? Certo che no, quando mai la Nike si è sentita in colpa per aver fatto chiudere i calzolai?
Come ogni anno ci duole vedere squadre italiane toccare il cielo con un dito per poi trovarsi, nel giro di pochi minuti, le speranze di gloria spezzarsi come vetri (o come il mio cuore durante l'ultima finale di EL per ovvie ragioni), quello che possiamo fare a livello di tifoseria è ben poco, ma sotto sotto speriamo tutti che un giorno saranno i ragazzini inglesi a tifare le italiane, e non il triste (almeno per noi) contrario.