Con la vittoria della Coppa Italia da parte del Napoli, e il primo trofeo post Covid assegnato, possiamo finalmente riflettere su alcuni punti che sono scaturiti dalla manifestazione.
C'è stato un effettivo rimescolamento dei valori in campo, da constatare alla ripresa del campionato e, nei prossimi giorni, avremo modo di parlarne. Mentre oggi ci soffermiamo su quello che ci ha insegnato la Coppa Italia 2020, elencando in undici punti pregi e difetti.

Ecco cosa ne è venuto fuori:
1) Che giocare dopo più di 100 giorni la porta al livello di un Trofeo Birra Moretti, senza togliere nulla a chi ha vinto;
2) Che Milan ed Inter hanno perso una grossa occasione, visto come era messa la Juve;
3) Che quando non sei forma rischi figure al di sotto del tuo standard abituale;
4) Che, indipendentemente dal Covid-19, il format della coppa va cambiato;
5) Che non sono state certamente tre belle partite;
6) Che il dio pallone ha regalato una gioia a Gattuso dopo tutto quello che è successo;
7) Che Sarri non ha ancora capito che c'è differenza tra allenare un top club ed un club;
8) Che Sarri comunque resta un tecnico interessante, solo che i cicli possono anche finire, ed è un problema per chi guida la squadra in quel momento;
9) Che le "vedovelle" di Allegri sono comparse, molte sono le stesse che lo volevano fuori dalla juve;
10) Che, nonostante non mi stia simpatico, ieri Agnelli è stato un gran signore. e questa idea che la squadra vincente sia premiata dal presidente dell'altra, è cosa interessante da ripetere;

Partiamo dal primo punto. La lunga sosta, più di 100 giorni, si è fatta sentire ed ha condizionato la prestazione delle squadre coinvolte. Allo stesso tempo ha penalizzato maggiormente i giocatori con tasso tecnico elevato, che non essendo in condizione, hanno trovato difficoltà nel saltare l'uomo e rendersi pericolosi in area di rigore. Prendiamo Cristiano Ronaldo, dipinto da molti come l'esempio della perfezione atletica e fisica. Nelle due partite giocate non sembrava lui, e la valutazione non è stata sufficiente. Nella prima partita un calcio di rigore parato da Donnarumma, nella seconda prestazione al di sotto dei suoi standard abituali. Come dice la sorella non può certamente fare miracoli, visto che la prestazione della squadra di Sarri non è stata convincente, però ci aspettavamo un Ronaldo decisamente migliore sul piano atletico.
Detto comunque che il problema non riguardava solo lui, perchè tutte le squadre hanno giocato a ritmi bassi e lo spettacolo ne ha risentito. Sul tabellino abbiamo visto solo due gol nei novanta minuti regolamentari (1-1 tra Napoli ed Inter) e due zero a zero. In totale tre pareggi in tre partite. Con i rigori che sono stati l'unico rimedio per assegnare il titolo. Come dicevo nelle precedenti puntate non sarei mai ripartito con la Coppa Italia, anzi visto che il titolo si sarebbe assegnato in tre gare, gli avrei dato una collocazione più avanti nel calendario e avrei giocato subito i recuperi di campionato, per avere subito una classifica con tutte le squadre a parità di match disputati. La coppa Italia meritava un trattamento diverso, senza togliere nulla alla meritata vittoria del Napoli, per non confondersi con un qualsiasi trofeo Birra Moretti (bei tempi quelli degli appuntamenti fissi di inizio stagione).

Il Milan e l'Inter hanno perso una grossa occasione? Probabilmente sì. Sempre partendo dal fatto che la Juve non sembrava la corazzata imbattibile di un tempo. Le due milanesi però partivano dal risultato dell'andata che le penalizzava. Tutte e due dovevano vincere, al Milan sarebbe bastato anche qualcosa di diverso, per poter accedere alla finale. Tra le due è stata l'Inter che si è avvicinata maggiormente a disputare la finale, giocando meglio del Napoli (Ospina è stato il migliore in campo), ma venendo punita per una disattenzione di squadra, mal piazzata, e subendo un contropiede partito dal rinvio del portiere. Un errore di posizionamento che è costato caro. Mentre il Milan, che aveva lo scontro proprio contro la Juve, non è riuscito a ripetere la prestazione dell'andata ed è già un miracolo aver concluso la porta inviolata, visto il rigore parato e l'inferiorità numerica. La beffa dell'andata non ci voleva e per il resto ci ha pensato un destino beffardo. Detto questo, era questa l'occasione ghiotta per vincere un trofeo e con un pizzico in più di fortuna si poteva raggiungere l'obiettivo.

Sulla condizione fisica ne ho già parlato. Ripartire da zero è costato parecchio e la gestione dei calciatori sarà uno dei capisaldi per affrontare al meglio il proseguo della stagione. Chi avrà messo la benzina giusta nel motore e non sarà falcidiato dagli infortuni, taglierà il traguardo in condizioni migliori di altri. In questa fase è stato messo in preventivo che le squadre avrebbero avuto un ritmo lento nella ripartenza, ma la critica non perdona e ti giudica per la prestazione e non per il nome.

Sul cambio del format della Coppa è una cosa che spero da molto tempo. Indipendentemente dalla situazione di emergenza, sarebbe ora di riscrivere le regole del torneo. Continuo a ripetere che le strade sono due. O un torneo ricalcando la coppa di Inghilterra (tenendo presente che per loro la Coppa ha un valore altissimo, maggiore rispetto alla Premier, per via della tradizione. Ricordo, infatti, che la FA Cup non è solo la principale coppa nazionale di calcio inglese, ma anche la più antica competizione calcistica ufficiale al mondo, essendo istituita nel 1871. La competizione prevede partite a turno unico ad eliminazione diretta, ed in caso di parità la partita viene rigiocata (al termine di quest'ultima eventuali supplementari e rigori per assegnare il vincitore). Ci sono dei turni preliminari e le squadre di Premier entrano in gioco dal terzo turno. La finale viene giocato a Wembley ed è molto sentita dagli inglesi. 
Questo può essere un primo riferimento da prendere in considerazione per dare un nuovo look anche alla nostra competizione nazionale. Mentre un'altra idea, sicuramente più estrema rispetto a questa, è prendere in considerazione la classifica del girone di andata della corrente stagione e giocare una final eight, distribuita in tre turni (quarti, semifinali e finali tutti in gara secca) delle migliori otto. Come fanno nel basket solo che loro giocano tutte le partite in un unico step. Sono due idee, una l'antitesi dell'altra, che onestamente mi frullano per la testa da molto tempo.

Gattuso... Il buon Rino dopo tanto tempo meritava una gioia sportiva. Da calciatore sono state tante, da allenatore è il primo trofeo vinto (il buon Sarri, di cui parlerò dopo, mi ricorderà che contano anche le promozioni ottenute nelle serie minori) a cui auguro di ottenere ulteriori successi. Pensando a Ringhio mi vengono in mente due cose. La sua stagione al Milan come allenatore e il dramma familiare con la morte della sorella. Nel primo che è una situazione puramente sportiva, non nego di esser stato il suo primo critico. Rino aveva lavorato bene, anche guardando al materiale umano a sua disposizione, aveva giocato e perso una finale contro la juve e portato la squadra a sfiorare la qualificazione alla Champions. Casomai le critiche, ma nella vita si può sempre migliorare, erano rivolte al suo modo di giocare. Bravo nel valorizzare la fase difensiva e quella offensiva da migliorare. Ora può finalmente togliersi la soddisfazione di far tacere anche un criticone come me, alzando la coppa al cielo e rappresentando degnamente il popolo napoletano (calcisticamente parlando) che vede in lui un abile condottiere. Dal suo arrivo è riuscito a serrare le fila di una squadra che aveva trovato delle numerose difficoltà con Ancelotti, e lui è riuscito a ricompattare il gruppo, rivitalizzandone anche il morale. I giocatori lo seguono e darebbero tutto per lui. Ma anche il mondo del calcio, nelle sue varie sfaccettature lo ama, e lo ha sempre amato per il suo carattere pittoresco, umile e veritiero, e gli è stato vicino ancora di più dopo la morte della cara sorella. Se proprio una coppa doveva finire nelle mani giuste queste sono quelle di Rino, e il dio del calcio questo lo sapeva.

Ora parliamo di Sarri. Gli scorsi anni le varie querelle tra amanti del bel gioco e del risultato (io sono per i primi) avevano portato alla dicotomia Sarri/Allegri. Il primo a Napoli non aveva vinto, ha rischiato di vincere, si è fatto notare soprattutto per il bel gioco, tanto da varcare il confine e finire in quel di Londra, sponda Chelsea. Allegri, invece, fiero sostenitore del risultato, importante più del gioco, ha fatto incetta di titoli nazionali e la sua Juventus lo ha incoronato Re d'Italia per cinque stagioni di fila, dal 2015 al 2019. Le strade tra il tecnico livornese e la Juve si sono separate perchè vincere in Italia non bastava. Nel frattempo Sarri solo dopo un anno lasciava la panchina dei blues, portando a casa l'Europa League, successivamente sedendosi al posto del collega. Detto che prima o poi i cicli possono finire ed occorre sempre trovarsi al posto giusto nel momento giusto, coloro che non volevano Maurizio sulla panchina bianconera, per via dei delle sue frasi ai tempi di Napoli, sono tornati ora alla carica e, per coloro che sono vissuti con la frase di memoria Bonipertiana "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta", hanno già sul groppone due finali perse e il ricordo impresso di Allegri.
Maurzio Sarri è un buon tecnico, queste sconfitte non tolgono niente alla sua capacità. Casomai dovrebbe aver ben chiaro quale sia la differenza tra allenare un top club ed uno normale, e che la comunicazione è essenziale per poter andare avanti nel proprio lavoro. Chi si aspettava di vedere alla Juve il gioco espresso a Napoli, sapeva in anticipo, dallo stesso Sarri, che questo non sarebbe potuto accadere. Ma è difficile difenderti se mancano i risultati e, allo stesso tempo, il gioco latita. L'allenatore è stato preso per dare un'impronta diversa rispetto al passato, una scommessa rischiosa, che lo mette di fronte a critiche eccessive e valutazioni non sempre positive sul suo operato.

Come dicevo, dopo la sconfitta di ieri, le vedovelle di Allegri (il termine vedovella non è offensivo ma simpatico. Indica coloro che sono legati ad un allenatore, che ha lasciato per vari motivi, il club di cui si fa il tifo. Io da tifoso milanista mi ritengo un vedovello di Ancelotti e non lo nego.), hanno fatto lunghi sospiri e rimpianti. Probabilmente ci stanno per i risultati visti finora, il mio presentimento però è che tra queste ci sia anche la voce di chi lo contestava, e lo voleva sostituire per non aver vinto in Europa (due finali Champions perse), ma solo dominato in campionato con un gioco che a molti stava stretto. Senza dimenticare anche le altre vittorie in campo nazionale. 
Che Allegri e Sarri siano diventati antagonisti, senza volere, di una proposta calcistica diversa è cosa risaputa. Così come è noto che le vittorie di Allegri sono un "brutto" biglietto da visita per chi lo ha sostituito in panchina.

Prima di concludere (decimo punto da analizzare) un piccolo appunto sulla coreografia sugli spalti. Non l'ho voluta citarla nei punti, però onestamente non mi è piaciuta. I tifosi sono un'altra cosa, ma visto che in questo momento non è possibile averli, avrei valutato altri sistemi per riempire gli spazi desolatamente vuoti.

L'ultimo punto. Un plauso da tifoso di calcio (milanista) va al Presidente della Juve che a fine gara ha premiato i giocatori del Napoli con la medaglia dei vincitori. E' stata una bella cosa da vedere e credo che non debba rimanere un caso isolato. Sarebbe bello che diventasse tradizione ma che diventi un appuntamento fisso per far vivere meglio le sconfitte ai tifosi. Ieri, nel gesto di Andrea Agnelli, che non mi sta simpatico ma a cui riconosco la grandezza del gesto, ho visto spontaneità. Si avvicina a quell'idea di calcio che piace a me e che ho sempre cercato di insegnare ai bambini quando facevo l'educatore sportivo nelle scuole calcio.
Sono lontani gli anni del "Terzo tempo" della Fiorentina, ma se vogliamo contribuire ad una cultura sportiva migliore, ieri è stata messo un bel mattone per ricominciare.