Dopo la nomina del vertice della FIGC adesso occorre passare all'azione per migliorare il nostro calcio. Per farlo la strada è soltanto una, e porta alla riforma dei campionati. Non si può più aspettare: 20 squadre sono troppe. Sarebbe doveroso addirittura portarle a 16, ma già un passo avanti sarebbe arrivare a 18. Troppe sono le partite nell'arco di una stagione, e spesso alcune partite vengono giocate con la calcolatrice. Anche la situazione attuale lascia motivi per pensare a questa ipotesi. La partita dell'ora di pranzo fra Sassuolo e Cagliari è stata a dire poco vergognosa.

Con la Spal, al momento ultima retrocessa, sconfitta dal Milan nettamente, un punto per entrambe rappresentava avere almeno un vantaggio di due partite, quando alla fine ne mancano tredici. Così è andata: un pareggio annunciato, brutto, senza ritmo e uno straccio di gioco. Un patto non scritto e una pochezza infinita. Veramente una brutta pubblicità per la nostra Serie A, che si spacca in tre tronconi: Juve-Napoli per il titolo, le zone coppe, e la retrocessione che riguarda la Spal e le due squadre oltre in classifica al momento attuale.

Così non si può andare avanti, si perde la voglia di superarsi, unica regola dello sport, e alcune partite con squadre tranquille diventano barzellette .Diminuiamo le squadre e i giocatori, facendo cosi evitare spettacoli indegni . Il tifoso partite come quelle non può guardarle, spendendo soldi in qualcosa che non lo rappresenta. Facciamo il nostro dovere e torniamo a fare calcio, che è uno sport meraviglioso, con principi sani e un equilibrio: gioverebbe a tutti. Pareggi annunciati e una rinuncia alla competizione non devono trarre in inganno. Questo è il calcio che non vogliamo. Partite scadenti, con orrori tecnici, come quella citata, fanno capire molte cose alle altre nazioni. Il momento è difficile ma non va buttato tutto via, anzi recuperare terreno deve essere il credo di tutto l'ambiente, dal primo all'ultimo che ci lavora.