Se oggi i fini analisti, alla luce del passivo monstre di 300 milioni nell’ultimo biennio, si dividono in rassegnati (la minoranza) ed esaltati-menomale- che c’e’ Elliott, mi sarà concesso di avere più di un dubbio e di un quesito sulla situazione in generale.
Gli illuminati ad esempio, glorificano la lungimiranza di Gazidis, che avrebbe spostato il peso di investimenti del prossimo anno sul bilancio di questo esercizio: può essere.

E’ pero‘ altrettanto vero che nell’esercizio del manager sudafricano non si sono ancora materializzati gli eventi che avrebbero potuto innescare introiti, ergo passivi di ben altro tenore; plusvalenze ridotte al minimo, sponsor che non si trovano, il tutto strettamente legato ad un gruppo che negli ultimi due anni ha sfiorato la Champions che avrebbe portato moltissimo ossigeno nelle casse. Il risultato è, in ogni caso, che sfiorarla significa  parteciparvi cioè mettersi in tasca cinquanta milioncini.

Arrivarci dopo la partenza indecente di quest’anno, e col numero preoccupante di profili mediocri che abbiamo, appare ad ottobre un miracolo al quale non credo.

Ciononostante sembra che il guaio, non certo da poco, o meglio la serie di fattori che non fanno sperare in introiti degni di sette Champions, non preoccupi la proprietà; si sta proseguendo a spron battuto con un progetto stadio in coabitazione con i cugini da 600 milioni, affare che certamente farebbe del Milan un asset molto più appetibile di ciò che oggi dice la sua misera consistenza sportiva. Sembra, in sostanza, che il fondo americano abbia intravisto nel pegno Milan una strada per guadagnare sulla città di Milano attraverso un’area sportiva all’avanguardia, fregandosene, sostanzialmente, delle performance tecniche di un gruppo rimasto troppo indietro sia dal punto di vista tecnico, che da quello finanziario.

E l’equazione sarebbe tutt’altro che infondata. Sono milanese purosangue e sto vedendo una città uscita straordinariamente dal pantano economico della fine anni 90: Milano è la città col maggior tasso di crescita (Pil) in Italia, una delle prime d’Europa: basta passarci un sabato per rendersi conto della frenesia dei suoi atelier, delle attività commerciali, del turismo che ha ripreso a pulsare, della spettacolare riqualificazione di interi quartieri: in poche parole mi consentirete un pizzico di campanilismo: della sua straordinaria bellezza!

Volendo, quindi, per una volta vedere il bicchiere mezzo pieno sto pregando che il chiavistello per cedere ad un vero proprietario, cioè lo stadio, sia un progetto che diventi realtà nel più breve tempo possibile: con questo organico, dirigenza e proprietà, infatti, credo sia perfettamente inutile aspettarsi risultati sportivi.