Alzi la mano chi ad agosto era del pensiero che anche quest’anno lo scudetto sarebbe andato alla Juventus: in tantissimi. Ecco, ora alzi la mano chi pensava che per una volta, dopo anni di egemonia, l’Inter sarebbe riuscita a impensierire in maniera davvero incisiva la corsa al titolo (l’ennesimo) della Juventus: in tanti.
Ora però, alzi la mano chi ad agosto era del pensiero che ci sarebbe stata anche un’altra squadra a lottare per lo scudetto, e non il Napoli di Ancelotti, bensì la Lazio di Simone Inzaghi: praticamente nessuno. Eppure, a diciassette giornate dal verdetto finale – che ahimè sono ancora tante – la squadra di Claudio Lotito è ancora lì, aggrappata alle prime due, e di mollare proprio non ne vuole sapere. O almeno, cosi è se vi pare.

Così è se vi pare

Da anni si è sempre ripetuto che il campionato lo vince chi riesce a sbagliare meno. Una sacrosanta verità, a cui però se ne dovrebbero aggiungere altre mille: da considerare infatti ci sarebbero questioni tecniche, infortuni, stato mentale di ogni singolo giocatore, macro eventi (rigori, goal annullati e chi più ne ha più ne metta) imprevedibili e in grado di cambiare le sorti di una partita, insomma, ridurre tutto ciò a un semplice “vince chi sbaglia meno” sarebbe un errore davvero grossolano. Quella di quest’anno poi, è una corsa davvero particolare: c’è la Juventus di Sarri che sta lasciando più di qualche punto per strada rispetto a ciò a cui ci ha abituati nel corso degli anni con mister Allegri, l’Inter di Conte che vuole a tutti i costi il tricolore e una Lazio che sulla carta sta compiendo un mezzo miracolo già ad essere tra le prime tre, eppure Inzaghi di questo se ne frega, ed è riuscito a imbastire una seria di undici vittorie consecutive. Sì, avete letto bene: non stiamo parlando di undici risultati utili consecutivi, ma di undici vittorie. Undici, un numero che significa già tanto, ma pensate se riuscissero a battere anche la Roma nel derby: il morale dei laziali salirebbe al massimo. Già, perché il calcio è anche una questione di testa, e un risultato del genere potrebbe aiutare la squadra di Simone Inzaghi a sopperire a ogni mancanza tecnica che gli esperti gli stanno contestando rispetto alle due rivali.

La relatività

Non lo si può negare: parlare di pallone ci piace, e da morire. Questo perché di ogni singolo gesto, di ogni singola azione, si possono trovare migliaia di modi di veduta, migliaia di opinioni differenti, insomma, il calcio è un qualcosa di relativo e questo concetto, grazie al divario minimo che separa le tre auto in corsa (Juventus, Inter e Lazio sono separate da appena sei punti in totale, con una partita in meno per i laziali) lo possiamo applicare anche alla corsa scudetto. Ciò vuol dire che al momento, non esiste un opinione giusta o sbagliata su di chi a maggio alzerà il trofeo della Serie A al cielo. Esistono tante versioni differenti, opinabili o meno, certo, ma pur sempre differenti. C’è chi sostiene che alla lunga la lunghissima rosa della Juventus farà la differenza, chi dice che la mano di Conte riuscirà a riportare il tricolore a Milano, e chi invece, crede davvero in quella folle corsa della Lazio. E il bello di tutto ciò è che per come si stanno mettendo le cose – che ricordiamo possono però cambiare con un non nulla – nessuno ha torto.
Finché la Juventus continuerà ad essere in testa, rimarrà la favorita. Finché la squadra di Conte continuerà a rimanere con il fiato sul collo della Juventus, rimarrà una seria pretendente per il titolo, e finché la Lazio di Simone Inzaghi continuerà a macinare vittorie, sarà da prendere seriamente in considerazione per quella che per ora possiamo tranquillamente definire “una lotta a tre”.

Insomma, dopo quasi dieci anni di totale dominio bianconero, abbiamo finalmente tra le mani un bel campionato, aperto a qualsiasi finale. Perché infondo è solo una questione di relatività.