Raccontare la storia – calcistica e non – di campioni predestinati è qualcosa di relativamente facile: parafrasando Gianni Morandi, “uno su mille ce la fa”, mentre gli altri per emergere devono lottare e fare sacrifici a volte enormi. Uno di questi, di quelli che per “emergere” ha dovuto lottare e sudare ogni giorno, è Kevin Lasagna, attaccante dell’Udinese.

Corri Kevin, corri!
Nato il 10 agosto 1992 a San Benedetto Po, un piccolo comune del mantovano, Kevin cresce con due passioni: quella per i motori e quella per il pallone, che senza saperlo, un giorno ne farà anche un lavoro. Era un ragazzo disordinato Kevin, con la cameretta piena zeppa di vestiti e libri sparsi ovunque, un disordine quasi da film, se non per i suoi scarpini, a cui teneva moltissimo e curava maniacalmente. Lasagna inizia un po’ come la maggior parte dei ragazzi italiani, a giocare nella piccola squadra di paese, la Sanbenedettina, ma il suo talento non passa di certo inosservato, e nel 2005, alla tenera età di 12 anni, a bussare alla sua porta c’è il Chievo Verona, all’epoca sulla cresta dell’onda. Anzi, ad essere precisi, i dirigenti del Chievo bussano alla porta di suo papà Leonardo, visto che suo figlio era all’epoca ancora minorenne: gli offrono la possibilità di unirsi alle giovanili del Chievo, e per uno di San Benedetto Po, un comune di appena 7.000 abitanti, è un po’ come andare a giocare direttamente in Serie A. Con grandissimo entusiasmo Kevin inizia così la sua avventura veronese, entusiasmo che però va di anno in anno a diminuire sempre di più, fino ad arrivare con il morale sotto le suole. Il motivo? In quattro anni Kevin viene impiegato pochissimo, e con la scusa di dover acquisire un bagaglio tattico migliore, anche in malo modo, in ogni ruolo possibile: qualche volta come interno di centrocampo, altre come esterno, alcune come difensore centrale e infine, anche come terzino. A soli quindici anni, dopo essersi illuso di potercela fare, di diventare un giorno un giocatore “vero”, come quelli che vede sempre in TV, il piccolo Kevin inizia a non crederci più.

La svolta
Un giorno però, suo papà Leonardo riceve una telefonata da un numero a lui sconosciuto: è il direttore del settore giovanile del Suzzara calcio, all’epoca una piccola squadra di Serie D. Dopo pochi convenevoli i due si danno appuntamento in ufficio: il Suzzara è interessato a Kevin, e Kevin è interessato a giocare, di più e sopratutto, meglio, tanto che per farlo, inizia addirittura a pensare di lasciare il Chievo Verona. E cosi fa, trasformando la sua carriera. In realtà, come scopriranno poi gli stessi genitori del ragazzo, è la stessa società del Chievo ad aver offerto il giovane al Suzzara, una maniera per liberarsi di un “ragazzo di troppo”, “uno un po’ gracile rispetto agli altri e che ultimamente gioca poco”. Kevin accetta, ritrovandosi però in una situazione molto complicata.
Siamo nell’autunno 2007, e la sua nuova squadra corre il pericolo della retrocessione: i risultati sono pessimi, il gioco ancor di più, e al suo arrivo, tutti gli mettono addosso una pressione incredibile, credendo che “il ragazzo che viene dal Chievo” possa salvare tutti. Il suo allenatore dell’epoca, Fabrizio Pini, è subito scettico su Kevin: “non capisco come uno così mingherlino possa fare la differenza” dirà alla dirigenza, salvo poi rimangiarsi tutto dopo il suo primo allenamento. Rimarrà a Suzzara un anno e mezzo, fino al maggio del 2009, disputando ben due partite a settimana: una con i suoi Allievi regionali e una con gli Juniores nazionali. Lui in realtà non vorrebbe nemmeno andare via, ma viene costretto, perché di fatto, il Suzzara calcio, dichiara fallimento per i molteplici debiti e smette di esistere.

Costruirsi un nuovo futuro
All’alba dei 17 anni e dell’ingresso per fascia d’età, negli Juniores, Lasagna è costretto a trovarsi una nuova squadra: la più vicina a lui, e in grado di offrirgli un livello competitivo abbastanza discreto è la S.Pio XS.Egidio, fusione di due squadre storiche di Mantova, e iscritta al campionato di seconda categoria. La sua stagione è ovviamente più che positiva, e da terzino sinistro, Kevin passa al ruolo di attaccante esterno, iniziando a segnare con regolarità, tanto che la Governolese, una delle squadre più importanti della provincia, e militante nel campionato di Promozione, inizia a seguirlo con l’intento di aggiungerlo alla loro rosa: Kevin sarebbe infatti utile per la regola degli otto giovani obbligatori. E lui l’occasione non se la lascia scappare. Cresciuto sia “calcisticamente” che fisicamente, Kevin aggiunge centimetri importanti al suo fisico, che oltre alla velocità, gli consente ora di proteggere palla e segnare molti goal in più. Nel primo anno alla Governolese, conquista i playoff, ma il salto di categoria sfuma, con l’impressione che sia solo questione di tempo; si arriva ai playoff anche nel secondo anno, ma ancora una volta, nulla di fatto. Il campionato dell’Eccellenza rimane un miraggio, ma di Kevin, il piccolo attaccante che ora non è più cosi tanto piccolo, e che ha iniziato anche a segnare, ora si parla molto, e in ambienti molto più ambiziosi. Lumezzane e Castiglione, due squadre di Serie D, gli offrono un provino. Entrambi vanno alla grande, ma entrambe le squadre decidono alla fine di bocciare la sua candidatura. Il Lumezzane spiegherà a papà Leonardo che il giocatore è piaciuto molto, ma che sono costretti a firmare tre giovani primavera della Lazio, per via di un accordo tra le due società; il Castiglione invece, che gli offre di iniziare con loro la preparazione della nuova stagione, lo boccia nel silenzio: Kevin, che aveva giocato la seconda parte di stagione con la Governolese pur con una lesione al corno del menisco, è ora costretto ad operarsi, e la società gli assicura del lavoro individuale per rientrare al meglio dall’operazione, salvo poi sbatterlo direttamente in gruppo. Kevin non si lamenta, e gioca cercando di sopperire al dolore, ma non ce la fa, e dopo una settimana è costretto ad arrendersi. Viene così bocciato per la terza volta da una squadra di calcio.

Tra il Cerea e la scuola privata
I buoni numeri messi a referto, gli assicurano però nuove attenzioni, e stavolta a bussare alla porta della sua famiglia è il Cerea, che promette di fare sul serio e mantennendo la parola data: gli offrono un rimborso mensile di 200 euro e la possibilità di giocare in Serie D, compiendo a conti fatti, un doppio salto di categoria. All’inizio della stagione iniziano però i primi problemi: il mister della squadra lo informa che senza la rifinitura del sabato mattina, non potrà giocare titolare, ma lui, dopo essere stato bocciato per ben due volte, lui non può assolutamente saltare con regolarità le lezioni scolastiche. Deve trovare un compromesso, e l’unica soluzione, è quella di prendere delle lezioni private da un istituto che il sabato non prevede lezioni; il problema però è che la retta ha il costo di 450 euro mensili, disponibilità economica che la sua famiglia non si può permettere. Si avvia una lunga trattativa con la dirigenza, e alla fine riesce a spuntarla, ottenendo un aumento dello stipendio fino a 450 euro, giusti per coprire le spese scolastiche. I problemi però sembrano non finire mai: da settembre a gennaio, Kevin viene utilizzato esclusivamente dal 75° minuto in poi, e più di qualcuno inizia a sospettare delle sue qualità, iniziando a etichettarlo come brocco pur senza averlo potuto davvero vederlo all’opera. A gennaio però, per via dei discontinui risultati della squadra, arriva un nuovo allenatore, e inizia un periodo decisamente migliore: il nuovo allenatore riesce a notare il suo talento, e decide di utilizzarlo con più frequenza. Kevin mette minuti nelle gambe e settimana dopo settimana prende sempre più confidenza con la categoria, segnando 8 goal in 16 presenze. Numeri che attirano di nuovo l’attenzione di altre squadre, come l’Este, squadra sempre di Serie D, e la Virtus Verona, che viene ripescata in Lega Pro, il passpartout per raggiungere il professionismo.

Un’altra porta chiusa
Alla Virtus, Kevin viene letteralmente corteggiato e invitato ad allenarsi con la prima squadra, tanto che prende parte anche al ritiro. Gioca tutte le amichevoli, viene lodato in allenamento dall’allenatore – e presidente della squadra allo stesso tempo – ma nessuno gli parla di contratto. Quando lui chiede di firmare, vede rispondersi sempre che “è questione di qualche dettaglio”, e il trattamento da giocatore importante che gli viene riservato, lo fa stupidamente sentire al sicuro. Ma Kevin al sicuro non è. Nella settimana che porta all’inizio del campionato, va dalla dirigenza e stavolta alza la voce: “mi fate firmare o mi state prendendo in giro?” Il presidente gli risponde che ci sono stati problemi nel trasferimento: la richiesta del Cerea è infatti di “ben” 160.000 euro, e la dirigenza non è disposta a sborsare quella cifra. Nell’udire queste parole, il primo pensiero che passa nella testa di Lasagna è di aver letteralmente buttato alle ortiche l’estate del 2013. Nel viaggio di ritorno verso casa telefona al DS dell’Este, che gli assicura un posto in squadra per la prossima stagione. E che stagione. Kevin segna la bellezza di ventuno reti, cifra che lo porta a conoscere il suo primo procuratore: Briaschi. Nella primavera del 2014, Briaschi confida a Kevin che alcune squadre di Serie B stanno seguendo con interesse la sua esplosione in Serie D, e infatti, a fine stagione si avviano i contatti con il Carpi, mentre firma con il suo primo sponsor tecnico personale: la Nike.

L’arrivo in Serie B e il salto nel calcio che conta
A Urbino, nel ritiro dove il Carpi sta preparando la sua prima storica stagione in Serie B, insieme a Lasagna ci sono altri undici ragazzi in prova dai dilettanti: di tutti e undici però, lui sarà l’unico a convincere mister Castori e a prendere parte alla rosa definitiva che affronterà il campionato: si tratta per lui, della prima grande rivincita personale su tutte quelle persone che fin’ora non avevano fatto altro che sbattergli porte in faccia. Nella prima stagione Lasagna parte titolare solamente contro il Vicenza, sostituendo un acciaccato Mbakogu e segnando una doppietta; per il resto della stagione, sarà nient’altro che una riserva, ma nelle poche volte in cui entra in campo, con i suoi scatti velocissimi fa letteralmente innamorare il pubblico. E poi, il Carpi, come se fosse in una favola, si guadagna subito la promozione in Serie A. Occasione che non deve assolutamente perdere. In Serie A Kevin scrive una piccola pagina di storia dell’allora attuale club: nella sfida contro l’Inter, la prima alla scala del calcio per quasi tutta la rosa, entra al 69° minuto di gioco e mentre tutti si convincono che in fondo, perdere contro l’Inter per una neopromossa non sia poi chissà quale male, lui ci crede con tutto se stesso, e viene ripagato: segna il goal del pareggio. Il Carpi però nonostante quell’ottima prestazione non riuscirà a ripetersi durante tutto l’arco del campionato, e inevitabilmente farà ritorno in Serie B, dove Lasagna questa volta tornerà da titolare, anche se per poco: nel mercato di gennaio infatti, viene prelevato dall’Udinese, squadra dove attualmente milita e dove ha dimostrato di poter benissimo vivere, grazie ai goal messi a segno nella sua prima stagione friulana. Il ragazzo dalle mille porte in faccia che gli sono state sbattute, dalle difficoltà che è riuscito a superare con sacrificio e fatica, sembrerebbe ora aver raggiunto il suo sogno: quello di diventare un calciatore di Serie A. E allora noi non possiamo far altro che urlare “corri Kevin, corri come solo tu sai fare”.