Se c'è una cosa che sta emergendo con chiarezza è che questo maledetto coronavirus sembra essere una cosa tutta nostra, italiana. Come se gli altri Paesi europei, i nostri vicini, non ne fossero interessati.
Ma tutti, verranno coinvolti da questo virus. E' pandemia. Chi prima, chi dopo, non si sfugge. Ed è incredibile vedere come ognuno vada sulla propria strada. Il tutto mentre a Wuhan hanno praticamente quasi chiuso tutti gli ospedali da campo, ciò a dimostrazione che il virus con le drastiche misure di quarantena viene contenuto in modo efficace. I casi iniziano a diminuire in modo importante lì dove se non è iniziato tutto, sicuramente dove tutto ha avuto il suo massimo emergenziale. L'Italia non è da meno. Il calcio sta mostrando il suo volto peggiore. O forse uno dei tanti.

Individualismo esasperato. Un po' come quella fuga dei meridionali di Milano verso il sud. Preferiscono farsi la quarantena a casa propria, che a Milano. Chi li vede come gli Schettino della situazione, chi come una massa di irresponsabili che hanno portato il virus, giù. Come se fossero tutti degli untori. Come se il virus giù, nel sud, già non ci fosse. Il calcio si muove nello stesso modo. Pensa solo a se stesso, non alle conseguenze che possono esserci.

L'emergenza del virus, che colpisce una fetta importante della popolazione, ed è letale per una certa fascia di età, dimostra che il 10 % dei colpiti possono avere dei seri problemi e che i reparti di terapia intensiva possono implodere. L'emergenza sta tutta qui. In questo effetto domino. Servirebbe una linea comune europea. Andrebbe disposta ovunque la sospensione dei campionati di calcio e il rinvio degli Europei. Questa sarebbe la giusta misura di contenimento che darebbe una mano, se non per azzerare, sicuramente per contenere in modo efficace questo virus e dare anche un segnale di solidarietà a tutti i cittadini. Non servono parvenze di normalità. Qui di normale non c'è niente. Si chiude tutto quello che si può chiudere, salvaguardando la salute di tutti quelli che si possono salvaguardare riducendo i casi di contenimento del virus. Le partite a porte chiuse in uno sport di contatto come il calcio non fermeranno il contagio tra i calciatori ed il mondo del calcio. Prima o poi il caso arriverà, sempre che non ci sia già e non lo stiano nascondendo, e a quel punto sarà corsa al si salvi chi può.
Fermate tutto ora, che siete ancora in tempo. Due mesi di sacrificio. E il mondo, se va tutto bene, ritorna alla normalità.

Certo, tante sono le macerie da ricostruire, a partire dalle relazioni sociali, dalla sanità, giustizia, istruzione, ma l'importante è uscire da questo incubo il prima possibile e in modo responsabile.
Il calcio non si sta comportando da soggetto responsabile. E questa è una grande amarezza.