Se non tutta l'Italia, buona parte, soprattutto quella produttiva, quella più ricca, sta andando verso la quarantena. La situazione è drammatica. Sembra un film, ma non è un film. E' uno dei peggiori incubi che potessero realizzarsi. Eravamo impreparati, e si affronta la questione con una prospettiva variabile. Quello che si è capito è che bisogna fare di tutto per contenere questo maledetto virus. Ci sono dei sacrifici da fare, ci sono delle rinunce. Il calcio non può continuare a comportarsi come se niente fosse. A volte si è ai limiti del ridicolo. Come successo in Premier. I giocatori non si danno la mano, ma sono a contatto tra di loro. E circondati da migliaia di tifosi. O le misure si adottano in modo serio, o meglio non adottarle per niente. I palliativi non servono ad un tubo, se non a creare illusioni, ma qui non abbiamo bisogno degli  Houdini di turno.

Il picco deve ancora arrivare in Italia, nella migliore delle ipotesi  almeno fino a Pasqua la situazione rischia non invertire la rotta. I calciatori, con tutto l'equipe sono a rischio. Vanno evitati gli sport di contatto. Il calcio lo è. Ci sono zone d'Italia a livello di allarme rosso. E in quelle regioni ci sono delle importanti squadre di calcio, dalla A, alle categorie inferiori. E' da irresponsabili continuare a pensare che giocando a porte chiuse si possa, in una situazione come questa, riuscire a continuare come se niente fosse. La cosa giusta sarebbe fermare questo campionato fino a quando il Paese non ritorna alla normalità. Poi si capirà se fermarlo significa annullare la stagione, rinviare gli europei o le altre competizioni, o meno.

Ad oggi è difficile fare una programmazione ad oltranza. La situazione è grave, dolorosa, sconcertante, ma drammaticamente reale. E continuare con il campionato di calcio non è la soluzione giusta. Si sta solo rinviando l'inevitabile.