Non sono un virologo, nemmeno un medico e non ho lauree in discipline che potrebbero avvicinarsi alla materia oggetto della discussione. Come tutti gli esseri umani, sono dotato di emozioni e di sensazioni e credo sia un aspetto fondamentale. Ognuno ha il sacrosanto diritto di avere un cervello pensante e, sino che rispetta la legalità, può proferire un’opinione che può pure risultare importante. Negli ultimi giorni ho letto, studiato e ascoltato ogni sorta di parere sul maledetto coronavirus. Tra le tante voci udite e prese in considerazione vi sono pure i più interessanti articoli proposti da Calciomercato.com, che ritengo abbia seguito la vicenda con la solita grande attenzione e precisione nonché equilibrio nelle analisi. Insomma, ho ancora avuto l’occasione di imparare parecchio e vorrei esprimere un semplice pensiero.

Una situazione è assolutamente chiara, appurata e sostenuta da chiunque.
La salute è il bene primario. Questa deve essere tutelata e, per usare le parole del Nostro attuale Presidente del Consiglio, “è al primo posto nella gerarchia dei valori costituzionali”. Penso che in merito a tale principio vi sia poco da opinare. Trattasi di dato di fatto. Ora occorre stabilire quale sia la strategia migliore per raggiungere lo scopo prefissato. Primariamente vorrei specificare che chiunque sia chiamato al non invidiabile e a dir poco scomodo compito di assumere delle decisioni, cerca di farlo sempre per il bene collettivo. E’ una responsabilità immensa che non riesce a essere descritta con metafore o paragoni. Porta nel suo fardello la vita stessa e pure la tenuta economica di un Paese che, da quest’ultimo punto di vista, non navigava propriamente in un mare calmo e piatto. E’ chiaro, però, che citando Ben Parker di Spiderman, “da un grande potere derivino grandi responsabilità”. Prima di assumere una determinata carica, chi compie tale attività è chiaramente a conoscenza di ciò che comporta. Questa emergenza come altre rappresentano situazioni estreme ma che, purtroppo, devono essere concepite e preventivate. Nessuno è perfetto. Penso che non si possa mai dimenticare questa realtà incontrovertibile. Anche chi è chiamato a operare in tali difficoltà, potrebbe errare. E’ consigliato, è seguito e aiutato dai massimi esperti del settore, ma nemmeno loro sono Divinità e non è escluso che cadano in fallo. Vorrei che passasse pure questo messaggio perché sovente leggo della necessità aprioristica di rispettare le indicazioni delle Autorità. Sono perfettamente d’accordo. Occorre, però, essere sempre ben consci del fatto che potrebbero non essere la soluzione a ogni male.

Leggendo e studiando mi pare di avere compreso che questo tremendo Coronavirus sia pericoloso soprattutto nell’ottica della grande capacità di contagiare. Dati alla mano, non dispone di capacità letali molto elevate. La maggior parte degli individui potrebbe superare il problema in maniera asintomatica o senza gravi danni all’organismo. Forse non è del tutto un caso se, sino a ora, chi purtroppo è deceduto aveva pregresse patologie. Non dispongo, però, della certezza assoluta relativamente al collegamento tra le 2 fattispecie. In ogni caso, non esisterebbe un vaccino in grado di contrastare questo male e il dramma è soprattutto legato al possibile sovraccarico delle strutture per chi, invece, è infetto e ha la necessità di cure particolari per la guarigione. Le misure assunte dalle Istituzioni per vincere la guerra contro tale sgradito ospite sono fortemente rigide. Questo dovrebbe limitare il contagio, ma sta infliggendo un duro colpo all’economia italiana e neppure tale fattore è da sottovalutare. Ribadisco ancora, però, che la salute è il bene primario e l‘auspicio è che le direttive assunte avranno l’esito sperato. Non è una certezza, ma occorre avere fiducia.

Si potrebbero scrivere pagine intere su un’infinita molteplicità di tematiche, ma Vivo Per Lei è una Community calcistica e il pallone diventa il protagonista indiscusso. Come riuscire a combaciare l’interesse primario e fondamentale della salute pubblica con l’esigenza fondamentale di evitare il collasso di un sistema che gioca sicuramente un ruolo primario all’interno del sistema economico italiano? Sarebbe banale pensare soltanto agli atleti o ai dirigenti. Loro sono soltanto la punta dell’iceberg ma, grazie a questo sport, un numero elevato di persone, che non percepisce sicuramente i lauti stipendi delle categorie citate, campa e mantiene famiglie con rispettivi figli. La domanda posta è di una complessità infinita. Non si può, infatti, nemmeno fornire troppo poco risalto al fattore finanziario che, se anche deve passare in secondo piano per l’incombente esigenza primaria, potrebbe determinare conseguenze nefaste. Non riesco a essere a conoscenza nel dettaglio di tali effetti, ma mi pare che chiunque sia in grado i comprendere il possibile risultato.

Il rischio è proprio quello di trovarsi con un sistema al collasso e danni fondamentali. Questa è una preoccupazione che certamente assilla le Autorità. Le Istituzioni tengono di certo in ampia considerazione anche tale problematica e il calcio può rappresentare un esempio palese della situazione in corso. Urge salvare il pallone.

Neanche il più grande virologo di fama mondiale è in grado di sostenere con certezza, al momento, quanto sarà il tempo necessario per arginare la situazione e vincere questa battaglia. E’ assolutamente necessario, quindi, trovare delle contromisure per riuscire a mantenere in vita “l’organismo calcio” anche all’interno di questa situazione altamente complessa. Il rischio, infatti, è abbastanza chiaro e oggettivamente banale da comprendere. Se la situazione si dovesse prolungare per un periodo eccessivamente ampio, il pericolo sarebbe quello di non riuscire a incastrare i vari impegni già calendarizzati. Nel mondo attuale, infatti, ogni sistema viaggia a velocità supersonica rispettando programmi dettagliati e ogni modifica della situazione rischia di avere conseguenze nefaste sulla struttura. Tali insiemi, infatti, sono complessi. Ogni componente è inscindibilmente collegata alle altre e ha un’influenza determinante sulle stesse. Si badi al programma di partite interista, assunto a esempio dai tanti. Questo è talmente ricco di appuntamenti che si fatica incredibilmente a trovare una data per il recupero della sfida rinviata ieri contro la Sampdoria. Vi è pure chi sottolinea una soluzione abbastanza semplice. Si posticipa ogni situazione al futuro. Questi, però, non considerano che a fine stagione vi sarà un Europeo con date già stabilite, biglietti già venduti e una programmazione anche legata a svariati fattori già in fase avanzata. In sostanza, avete mai provato a costruire un castello con le carte? Ecco, occorre immaginare la medesima situazione. Lo spostarsi di ognuna di esse rischia di fare crollare l’intero edificio. Levando il primo mattoncino con estrema delicatezza, non accade nulla. Può essere che l’opera regga pure al secondo, ma nel momento in cui pure involontariamente si muove la colonna portante, crolla tutto.


Spero di avere spiegato in poche righe qual è il mio pensiero, naturalmente opinabile, sulla complessità della situazione da gestire. Ora la patata bollente è in mano a chi è chiamato a tale arduo compito. Stando alle notizie più recenti e alla Gazzetta dello Sport sarebbe in vantaggio la linea che proponeva le partite di serie A a porte chiuse all’interno delle zone in cui il Coronavirus sta spadroneggiando. Il focus mediatico è puntato principalmente su Juve-Inter in programma domenica sera. E’ la sfida Scudetto, ma in questo momento diventa davvero difficile parlare di classifiche o dell’aspetto più tecnico di tale sport. Questa soluzione rappresenta la “Via Media”. Mi scuso se prendo in prestito il sostantivo dalla magnifica serie Sky, The New Pope diretta da Paolo Sorrentino. Questo è quanto viene sostenuto dal personaggio chiamato Sir John Brennox divenuto poi Papa Giovanni Paolo III. Non voglio certamente collegare le 2 casistiche, ma mi pare che il vocabolo impiegato sia perfettamente confacente alla fattispecie.
Concordo pienamente con quanto affermato da Mario Sconcerti su Calciomercato.com. La soluzione di disputare le gare senza il pubblico pare l’unica strada percorribile per riuscire a risolvere il problema. La Figc e la Lega l’avrebbero sostenuta e il Ministro dello Sport, Spadafora, avrebbe compreso la situazione. Così il Consiglio dei Ministri potrebbe approvare tale soluzione con un decreto ad hoc. Attenzione, però, perché la vicenda è in continuo divenire.

Deve trionfare il buon senso. Questa è la necessità assoluta.
I Potenti del Nostro Paese hanno il compito di risolvere un problema di immensa portata, ma che non deve spaventare la popolazione creando una psicosi che sembra purtroppo già avviata. Hanno il gravoso onere di riuscire a costruire un puzzle dove ogni tessera deve essere perfettamente collegata alle altre. Occorre vincere la battaglia contro il Coronavirus contenendo la nefasta paura delle persone e riuscendo il più possibile a evitare i danni economici che comunque rappresenterebbero un problema dirompente una volta sterminato l’insano ospite. Credo che, come in ogni situazione della vita, l’equilibrio rappresenti la soluzione migliore e più efficace. Nessuno è perfetto, ma le Istituzioni stanno cercando di agire nel migliore modo possibile.
Se, in futuro anche imminente, la vicenda dovesse ulteriormente peggiorare e rendere necessarie misure ancora più stringenti, risulterebbe davvero complicato risolverla e allora i rischi per il sistema calcio potrebbero diventare seriamente pericolosi.