Oggi andrà in scena la sfida tra Atalanta e Lazio, che vedrà finalmente mettere le mani una squadra diversa rispetto alle ultime 4 edizioni dominate dalla Juventus.

La questione della Coppa nazionale è una tra le più dibattute tra gli appassionati, in quanto il crescente disinteresse verso questa competizione l’ha resa quasi un peso per le big, ma anche per le piccole, che spesso decidono di schierare le seconde linee concentrandosi sugli obiettivi del campionato.

Solo quando si arriva all’atto finale ci si ricorda dell’importanza della Coppa, che spesso può salvare la stagione o, per alcune, può rappresentare una via d’accesso all’Europa non raggiungibile tramite il piazzamento in Serie A.

Di seguito, alcune idee che potrebbero rivitalizzare un format forse ormai troppo stanco e che necessita di un intervento radicale.


-IL NUMERO DI SQUADRE PARTECIPANTI: l’attuale formula prevede un numero di partecipanti pari a 78 team, di provenienti da Serie A, B, C (parzialmente) e qualche rappresentante della categoria dilettantistica.

Vi sono una serie di turni preliminari, fino all’arrivo agli ottavi di finale, dove sono presenti le squadre meglio piazzate in Serie A nella scorsa stagione.

Per diventare realmente la Coppa degli italiani, un primo passaggio sarebbe eliminare qualsiasi “privilegio”, partendo tutti dal primo turno, andando così a rendere frizzante e davvero imprevedibile la competizione.

Ovviamente, per fare ciò, si rende necessario l’allargamento delle squadre partecipanti a 128.

Con l’attuale impostazione del nostro campionato, dovrebbero partecipare le 20 squadre professionistiche di Serie A, le 19 di Serie B, le 59 di Serie C ed, infine, 30 squadre provenienti dalla Serie D (magari consentendo l’accesso alle vincenti dei playoff di categoria per dare maggior senso a questi ultimi).

Appare infatti paradossale che, nel format attuale, partecipino squadre della Lega Dilettanti mentre più della metà della Serie C sia estromessa.

Così facendo, avremmo davvero una Coppa realmente frutto della partecipazione di tutto il calcio italiano.
 

-SORTEGGIO LIBERO E GARA SECCA: questo è senz’altro il punto più critico, soprattutto per il mercato televisivo.
Ma non c’è alternativa se si vuole salvare il fascino di questa competizione!

Già quest’anno, con l’introduzione del sorteggio libero negli incontri tra squadre di Serie A dagli ottavi di finale in poi, abbiamo assistito a sorprese non indifferenti: se la sfida tra Atalanta e Juventus si fosse giocata allo Stadium, probabilmente non avremmo assistito all’approdo della Dea in finale.

Si può, però, fare ancora meglio: con 128 squadre ai nastri di partenza, il sorteggio dovrebbe essere completamente privo di teste di serie o altri accorgimenti, con un tabellone in stile tennistico che dovrebbe già prevedere tutti gli incroci fino alla possibile finale.

La critica degli scettici verte sul fatto che si avrebbero pochi stimoli a vedere partite tra, ad esempio, un Inter e un Milan contro una squadra di Serie D.

Spesso, però, ci si dimentica che la squadra di serie D ha una tifoseria che, per quanto numericamente piccola, potrebbe vivere il sogno di vedere gli idoli che vedono solo sugli schermi approdare nello stadio di casa propria o, di contro, vedere i propri vessilli esposti nella Scala del calcio.

Se il calcio è solo business, allora chi si oppone a questa idea ha ragione; ma se il calcio è anche passione e romanticismo, allora, perché non permettere di fare sognare la gente?

In fondo, il nostro sport preferito deve servire principalmente a questo: a regalare momenti felici a chi di lo rende il più bello del mondo.

Insieme a ciò, tutti i turni (che sarebbero 7 compresa la finale) dovrebbero essere disputati in gara secca, comprese le semifinali, senza mai prevedere andata e ritorno: tutto deve essere snello e deciso nell’arco di 90 minuti più eventuali supplementari e rigori.

 

-COPPA ITALIA E COPPA DI LEGA: in molti, se sono arrivati a questo punto della lettura, storceranno il naso per via del fatto che immaginare una Coppa del genere sia impensabile per il problema già anticipato dei diritti TV.

Proprio per questo motivo, si renderebbe necessario organizzare un’altra competizione distinta, come accade in tanti altri Paesi.

Prendiamo l’esempio canonico dell’Inghilterra (ma il discorso vale anche per la Francia): la FA Cup è la coppa federale, organizzata appunto dalla Football Association, che prevede un numero molto più elevato delle 128 da me ipotizzate.

Chiaramente, la storia della Coppa d’Inghilterra gode di un fascino tutto suo, tanto che vincerla, per un club, è sinonimo di orgoglio quasi simile alla conquista della Premier, e ha delle tradizioni e delle impostazioni tipiche del Paese d’Oltremanica.

Di fianco, è stata ideata la Coppa di Lega, a cui accedono solo i club professionistici appartenenti a Premier e Football League.

Il caso dell’Italia è molto curioso: la Coppa Italia, che si assimila alla FA, è in realtà una manifestazione organizzata dalla Lega, quindi non di natura federale, sebbene sia sotto la giurisdizione FIGC che la rende, di fatto, tale.

Perciò, si potrebbe organizzare una reale coppa federale, la Coppa Italia, per come ipotizzata sopra; e, nel contempo, costituire una Coppa di Lega sponsorizzata (proprio come in Inghilterra) che andrebbe incontro alle esigenze commerciali dei club, riservata solo ed esclusivamente alle partecipanti alla massima divisione.

Per far ciò, ovviamente, dovrebbe esserci una contemporanea riduzione del campionato di Serie A a 16 squadre, che permetterebbe di liberare spazio anche per questa competizione, che troverebbe il gradimento economico delle società, in quanto si assisterebbe a partite secche tra pari categoria.

Con questa impostazione, a cascata, si potrebbe prevedere anche una coppa di Lega di Serie B, che potrebbe garantire un eventuale accesso ai playoff.

Insomma, i benefici di una suddivisione sarebbero molteplici.

 

-GLI ACCESSI ALLE COPPE EUROPEE: la Coppa Italia è nata ufficialmente nel 1922, con l’idea di creare un campionato parallelo.

Questa idea, all’epoca, non trovò consensi, e dopo il trionfo storico del Vado venne interrotta.

Si ebbe una ripresa verso la metà degli anni ’30, fino alla nuova interruzione a causa del secondo conflitto mondiale.

Con l’avvento delle coppe europee, ed in particolare della Coppa delle Coppe, la Coppa Italia rinacque, garantendo alla vincitrice la possibilità di accedere alla seconda manifestazione per importanza della UEFA, confrontandosi con altre realtà internazionali.

L’avvento della Champions League ha ridotto l’interesse per la Coppa delle Coppe, che venne soppressa, e la Coppa Italia divenne un veicolo alternativo per qualificarsi alla Coppa UEFA.

Obiettivamente, è complicato prevedere un incentivo migliore: anni fa, si ventilava la possibilità di fare accedere le vincitrici delle coppe nazionali alla Champions, ma, per ovvi motivi, non sembra essere facilmente attuabile.

Se però, come pare, ci sarà una megarivoluzione con una Super Champions e il ritorno ad una terza competizione europea, questa potrebbe essere un ulteriore aiuto per rivitalizzare la Coppa nazionale, permettendo alla vincente di accedere magari ad un secondo livello di una ipotetica futura Superlega, che garantirebbe ancora maggiori stimoli.

 

Tutto ciò porterebbe un po’ di freschezza ad una competizione che ha un potenziale enorme ma, forse, attualmente inespresso.

Questa idea varrebbe, ovviamente, mantenendo l’impostazione attuale del nostro calcio.

E’ chiaro che, con la variazione dei calendari internazionali, con l’eventuale introduzione della Superlega e, come pare, l’idea di playoff scudetto o, come si auspica il sottoscritto, una vera e propria rivoluzione dei campionati, anche questo modello andrebbe rivisto.