Il Milan vince una partita che può lasciare un segno importante sull’attuale campionato, ma il Napoli dov’era?
Come già successo in altre occasioni, gli azzurri di Spalletti scendono in campo privi dell’elemento che caratterizza le squadre vogliose di conquistare traguardi importanti: la personalità. Dopo un avvio promettente i partenopei finiscono la benzina, replicando l’opaca prestazione vista contro il Barcellona. Pioli deve molto a quella partita, avendo replicato gli atteggiamenti messi in mostra da Piquet e compagni nell’incontro di Europa League.

I rossoneri hanno giocato bene le loro carte, utilizzando lo stesso atteggiamento dei catalani. La catena di destra, formata da Calabria e Messias, pronta a mettere in crisi i propri oppositori Mario Rui e Insigne. Quella di sinistra, Hernandez e Leao, a schiacciare nella propria metà campo Politano e Di Lorenzo. In mezzo al campo è stato sufficiente lo spostamento di Kessie, in avanti di qualche metro, per imbrigliare un centrocampo che ha avuto nel solo Lobotka un interprete sufficiente.

Contrariamente a ciò che si pensa, se trascuriamo l’aspetto tecnico, il Napoli non è una grande squadra. Nei momenti topici di questa stagione non ha mai sfruttato il momento favorevole per conquistare in classifica una posizione di privilegio. Benitez, già alcuni anni fa, invocava la ‘cazzimma’. Una qualità che non si compra in nessuna sessione di calciomercato. E’ merce rara conosciuta ai Campioni veri che, quando scendono in campo, hanno solo un obiettivo: la vittoria. Se il Milan è riuscito a violare il ‘Diego Armando Maradona’ la colpa è da attribuire alle prestazioni, ancora una volta, da dimenticare di Insigne, Zielinski, Fabian Ruiz e Politano.

Il capitano, dopo i cocenti fischi ricevuti contro il Barcellona al momento della sostituzione, ha dimostrato di non essere il fuoriclasse che la maggior parte della stampa e mister Mancini vogliono farci credere. Di lui si potrebbero raccontare le decine di partite in cui si è rinchiuso nei suoi continui ed irritanti passaggi indietro e nell’unica arma che conosce, ‘o tiraggir’. Ieri ha dimostrato quanto felice sia stata la sua scelta di andare a giocare in un campionato che, forse, equivale alla nostra serie C. Probabilmente avrebbe dovuto seguire l’esempio di Criscito che lo ha preceduto.
Non può essere un caso se al Napoli non sono mai pervenute offerte rilevanti.

Di Politano, il Robben dei poveri, sappiamo tutto.
Un gregario che nasconde con i gol i suoi evidenti limiti tecnici. Sicuramente un utile rincalzo, nulla di più. Zielinski e Fabian Ruiz appartengono a una categoria diversa. Dotati di buone qualità tecniche e in possesso di colpi importanti, ad oggi, non hanno saputo alzare il loro livello. Le parole nel post-partita di uno Spalletti deluso sono risuonate come una presa di coscienza importante, forse, anche nei loro confronti: “Il livello di calcio che bisogna giocare a Napoli è questo, se non reggi le pressioni diventa quasi impossibile vincere e devi spostarti”. Un chiaro segnale a De Laurentiis.

Nonostante la sua delusione e le sue parole forti, il tecnico non può nascondere gli errori commessi nell’arco di una stagione in cui il Napoli ha perso ben 7 incontri casalinghi: Atalanta, Empoli, Spezia, Milan, in campionato, Fiorentina, in Coppa Italia, Spartak Mosca e Barcellona, in Europa League. Non un ruolo da prima della classe. Negli ultimi anni è sicuramente il peggior score ottenuto. Spalletti ieri ha tardato e sbagliato le sostituzioni, creando una confusione finale con l’inserimento di Lozano, Ounas, Mertens ed Elmas. Tutti giocatori che necessitano di spazi. Gli stessi che il Milan non ha concesso sin dal fischio inziale, fatta eccezione per i primi 20 minuti. Poi il nulla. La mossa disperata non è riuscita. Dei nuovi entrati si sono viste solo due azioni personali di Ounas e Lozano. Troppo poco. Maignan ha assistito a quasi tutta la partita da spettatore.
Vedere in campo Insigne e non Ounas, suona come una offesa al giocatore algerino. Forse, il buon Luciano non si è accorto che è stato proprio lui a dare il via al gol del raddoppio contro la Lazio. In virtù di questa considerazione, Spalletti dovrebbe cominciare a dargli fiducia e considerarlo come fa con Elmas, sicuramente il suo pupillo, giocatore istintivo con il piglio del trequartista che troppo spesso viene sacrificato come esterno offensivo.

Il Napoli da domenica prossima ha necessità di trovare nuovi interpreti del calcio voluto da Spalletti. Osimhen non può essere lasciato solo a combattere contro tutti. La sua grande voglia di vincere deve essere trovare nuovi compagni con le stesse motivazioni. Spalletti non può più sbagliare. Guardi in panchina e trovi le soluzioni. Soprattutto non faccia con Mertens ciò che ha fatto con Totti e Icardi. Dries non lo merita.

Giuseppe Panella