Per chi si fosse fatto delle illusioni, occorre registrare alcuni fatti: Arnault non metterà i suoi miliardi nel Milan, per il fondo Elliott non sarà mai una passione in cui innestare grandi nomi, le nostre fortune potranno contare solo su rinascite di profili dormienti o su intuizioni lungimiranti in chiave mercato. Tradotto: oggi il Milan non ha la potenza di fuoco dei primi quindici club europei, quindi deve arrangiarsi, con margini di errore ridotti al lumicino.

Volendo basterebbe poco: se il sontuoso Calhanoglu di ieri sera in Coppa Italia fosse quello vero, e cioè si esprimesse sempre a questi livelli, convinto dalla presenza di Ibra e dalla collocazione di Pioli di essere potenzialmente uno dei centrocampisti d'attacco più forti in circolazione, se si abituasse a liberare il tiro più spesso e nel momento giusto, avremmo sistemato tre quarti della squadra.

Oggi le certezze tecniche aumentano di numero e qualità: Donnarumma, Romagnoli, Bennacer, Theo Hernandez, Ibra, Rebic, Leao vanno sommati a quei profili al limite che o scivoleranno nella mediocrità o spiccheranno il volo.
Castillejo, Calhanoglu, Kjaer potrebbero essere tra questi: sommati agli altri già conclamati farebbero una squadra sulla quale azzeccare due innesti in estate e ripartire per obiettivi molto più concreti.

Non siamo l'Inter, e nemmeno la Juve, ma oggi non abbiamo alternative se non quella di pianificare col bilancino e resuscitare laddove esistono concrete possibilità.

Una base del genere, aiutata dalla consapevolezza sopita per mesi della propria forza, o, quantomeno, della possibilità di giocarsela fino all'ultimo secondo come fatto col Toro, potrebbe permettersi di tenere i Kessie, i Krunic e i Musacchio come sostituti senza sfigurare. Ibra ha avuto un effetto devastante in tal senso, ma va assolutamente sostenuto da Boban e Maldini che ad oggi non sono stati capaci di trasmettere la carica necessaria per far sì che questi ragazzi lottassero alla morte come fanno dal primo gennaio.

Nei prossimi giorni, mesi, sarà utopistico aspettarsi dal mercato svolte importanti, ma solo qualche rimpiazzo. Quello che sarà invece lecito attendersi è che il marchio di fabbrica Zlatan Ibrahimovic completi l'opera. La forza interiore del 38enne fuoriclasse si è riversata come un'energia sconosciuta su qualcuno; al contempo ha costretto coloro che non erano disposti a mettersi in discussione ad alzare bandiera bianca: da queste parti, con una società dormiente da dieci anni non c'era altra soluzione. Ora aspettiamo che si aggiungano altri due o tre profili che fino ad oggi avevano l'autostima sottoterra.

A fine maggio ci saranno gli esiti, come sempre, come in tutto. E da giugno non potremo sbagliare nulla.