Non deve essere semplice identificarsi in Antonio Conte, ovvero l'uomo che in questi ultimi giorni ha fatto tanto parlare di se soprattutto dopo la netta vittoria ottenuta nel derby di Milano da parte della sua squadra. Dopo le cocenti critiche ricevute, durante la stagione scorsa e nei mesi precedenti è riuscito con il suo carattere, la sua grinta, la sua tenacia e con il lavoro a riportare l'Inter al primo posto in classifica dopo un decennio di amarezze e umiliazioni, amplificate, soprattutto, dal lungo ciclo di vittorie bianconere che proprio il tecnico salentino ha contribuito, in maniera significativa, ad aprire. Ma il suo periodo alla Juve è soltanto, oramai, un lontano ricordo, uno di quelli che conservi calorosamente dentro il cuore soprattutto se, da allenatore, sei riuscito nell'impresa di riportare la squadra bianconera nell'Olimpo del calcio dopo il purgatorio del post - calciopoli. E incredibilmente oggi proprio Antonio Conte, ben saldo alla guida dell'Inter, potrebbe essere l'uomo a riuscire nell'impresa di interrompere il lungo ciclo di vittorie bianconere, in Italia, dopo averlo condotto proprio lui, in prima linea, per tre lunghi anni. Aveva ragione Forrest Gump: “la vita è come una scatola di cioccolatini non sai mai quello che ti capita”!!

LA PREMESSA
Che cosa si intende esattamente per tradimento all’interno del Mondo del calcio?  E’ giusto discutere di tradimento quando si parla di professionisti che svolgono il lavoro per cui vengono, pagati profumatamente?
Difficile dare una risposta univoca, ma forse non bisogna calarsi nei panni del tifoso per poter essere obbiettivi nei giudizi. Detto ciò è perfettamente comprensibile la reazione del “tifoso” che si sente tradito quando il suo beniamino, allenatore o giocatore che sia, passi dalla parte del “nemico” o indossi la maglia di un'altra squadra diversa da quella per cui si tifa. Ma allo stesso tempo bisogna essere consapevoli che il calcio non è soltanto un gioco ma è un lavoro vero e proprio e la pandemia per covid 19 ne è stata una grande prova e dimostrazione vista la breve interruzione forzata dell’industria calcio e la ripresa dei giochi senza la grande “anima” alimentatrice di questo sport ovvero il pubblico. E’ normale da tifosi sentirsi traditi perché quando si tifa per una squadra lo si fa con quell’irrazionalità tipica delle “cotte adolescenziali”: è come un amore, una fede, un modo di vedere il mondo calcistico tutti nella stessa direzione condividendo il tuo pensiero con altre persone che si identificano in quei colori, in quei giocatori, in quell’allenatore soffrendo o gioiendo insieme a loro dalla tribuna o dal televisore poco importa. Si può diventare tifosi per simpatia nei confronti di un calciatore o per i colori di una bandiera, o per “contaminazione” familiare oppure semplicemente perché si è andati da piccini a vedere una partita di calcio allo stadio e il bello del tifo sano è proprio quello di riuscire a provare emozioni positive o negative insieme a qualcun altro che come te segue la tua stessa squadra. Quindi il tifoso oggi dovrebbe riuscire a mettere da parte un attimo questi “sentimenti” e capire che oggi i campioni, le bandiere e gli allenatori sono tutti di passaggio perché svolgono “semplicemente” il loro lavoro anche se qualcuno tra questi rimane fedele ai colori della propria squadra preferendo l’amore dei tifosi di una vita rispetto alla gloria e al portafoglio di un altro club. Per questo non riesco ad “odiare” Antonio Conte nonostante sia ormai diventato un’interista!

ORA TUTTI SUL CARRO!!!
Adesso è più facile per tutti salire tutti sul "carro"
come ha fatto notare qualche giornalista di spicco, e anche qualcuno all'interno del blog, subito dopo la vittoria ottenuta dall'Inter, domenica scorsa, nel derby. Dopo la vetta solitaria conquistata dalla squadra nerazzurra è risbocciato improvvisamente per stampa, critica e tifosi l'amore verso Antonio Conte con una rapida risalita sul "carro" dei vincitori. Avete forse dimenticato cosa dicevate quando Antonio Conte ha perso la finale di Europa League l’anno scorso? Avete dimenticato quando lo avete accusato di essere "un cavallo di Troia" mandato dalla Juventus per distruggere l'ambiente neroazzurro? Avete dimenticato, dopo aver subito l'eliminazione dalla Champions League quest'anno, che invocavate, a gran voce il suo esonero per richiamare, addirittura, Luciano Spalletti? Si lo avrete, probabilmente, dimenticato perché adesso vi fa comodo ma allo stesso tempo è anche comprensibile il vostro atteggiamento perché il tifoso italiano è fatto così e anche noi juventini ad ogni singola sconfitta riportiamo in gloria i nomi del recente passato. Evidentemente la coerenza è un vocabolo non presente all’interno degli archivi del tifoso italiano medio ma ricordatevelo Conte è uno che le cose se lega al dito non avrà dimenticato tutto quello che gli è stato detto da critica, stampa e soprattutto dai tifosi e se dovesse vincere a fine stagione non ritarderà nel rinfacciarvelo perché lui è fatto così è uno con il sangue caldo, uno di quelli abituati a conquistarsi le cose con la fatica e con il lavoro per questo nonostante tutto l'ho sempre amato anche se ora è allenatore dell'Inter. Se riuscirà a vincere difficilmente permetterà a tutti coloro che l'hanno aspramente criticato di "salire sul carro", saranno tanti i sassolini da scagliare contro tutti e tutto perché lui è sempre stato più forte delle critiche.

LO SCUDETTO? QUESTIONE DI UMILTÀ
Per essere grandi bisogna prima di tutto essere piccoli. L’umiltà è alla base di ogni vera grandezza” Papa Francesco.

Tornando al calcio giocato, Conte sta riuscendo nell'impresa di riportare l'Inter a vincere un probabile scudetto per diverse motivazioni ma una in particolare, secondo il mio punto di vista, sta diventando fondamentale nel lungo cammino di questa stagione ovvero: l'umiltà. Anche “il genio di Fusignano”, Arrigo Sacchi che con il suo modo di intendere il calcio ha contribuito a rivoluzionare, in maniera incontrovertibile, il “football” italiano, nonostante allenasse un gruppo di giocatori, il Milan degli olandesi, tra i più forti al mondo, usava predicare "umiltà" all'interno del suo spogliatoio, ottenendo dei risultati incredibili e soprattutto indelebili nella memoria dei tifosi milanisti. Sono dell'idea che Antonio Conte, dopo quasi un biennio in nerazzurro, sia riuscito soltanto adesso ad entrare, perfettamente, nei meccanismi della sua squadra e soprattutto nella "testa" dei suoi giocatori utilizzando l"umiltà" e la cultura del lavoro come elementi cardini per riaccendere le motivazioni di un gruppo che dopo l'eliminazione dalla Champions sembrava essersi smarrito. Invece Antonio adesso ha ripreso in mano il timone della sua squadra e da grande "condottiero" e motivatore è anche riuscito nell'impresa di recuperare dei giocatori inizialmente "epurati" come Perisic e Eriksen inculcando proprio quei principi cardine sul quale il tecnico salentino ha forgiato la sua carriera di allenatore: l'umiltà, il sacrificio e il lavoro sul campo. Si è calato, perfettamente, nei panni dell'interista abbandonando il suo passato bianconero, riuscendo dove Lippi, ad esempio, aveva fallito nella sua breve avventura nerazzurra, ha capito che attaccare la società e i giocatori con dichiarazioni esplicite, come l'anno scorso, non lo avrebbero portato da nessuna parte ma anzi si sarebbero soltanto elevate delle barriere tra lui, la società e soprattutto i suoi giocatori. È proprio l'"umiltà" il “quinto elemento” che potrebbe portare alla vittoria del campionato l'Inter dopo un decennio di amarezze, perché anche i "sergenti di ferro" alla fine hanno un lato umano dal quale non possono prescindere.

SULLE ORME DI GIOVANNI TRAPATTONI
Antonio Conte l'ha sempre detto e dichiarato per lui Giovanni Trapattoni non è soltanto un punto di riferimento importante per la sua carriera di allenatore ma rappresenta anche "un secondo padre" perché fu proprio il "Trap" durante la sua seconda esperienza in bianconero a prelevarlo dal Lecce nel lontano 1991, contribuendo, con i suoi consigli, in maniera significativa nello sviluppo della sua grande carriera da giocatore. In effetti le similitudini con Giovanni Trapattoni ci sono e non sono poche: il carattere, il carisma, la cultura del lavoro, il sacrificio ma soprattutto il modo di rapportarsi con i propri giocatori sempre in maniera schietta e diretta senza sotterfugi, giri di parole o "bugie buone" come amava definirle il buon “Giuanin”. Ma l'aspetto che forse li accomuna oggi più che mai è il trasferimento all'Inter dopo i grandi trionfi in bianconero, tra l'altro Giovanni Trapattoni è ancora oggi l'allenatore più vincente della storia bianconera nonostante il suo ciclo, quinquennale, in neroazzurro. Antonio Conte come il Trap qualora riuscisse nell'impresa di vincere il tricolore con i nerazzurri avrebbe successo dove tanti suoi predecessori hanno fallito persino un totem come Marcello Lippi che tanto aveva incantato con la Juve, non è riuscito a trionfare con i nerazzurri nonostante una grandissima squadra e il potere assoluto voluto e concessogli ,dall’allora presidente Massimo Moratti, per passare al “grande nemico”. Quest’Inter assomiglia molto a quella di Giovanni Trapattoni e in particolare a quella dello scudetto dei record del 1989, se non nei giocatori in campo sicuramente nella tipologia di stagione che i nerazzurri stanno attraversando, infatti anche quell’Inter come questa di Antonio Conte già in primavera si trovava come unico obiettivo la conquista del tricolore a causa dell’eliminazione cocente subita, negli ottavi di Coppa Uefa, ai danni del Bayern Monaco soprattutto nella partita di ritorno con un incredibile “suicidio calcistico” a San Siro che costrinse i nerazzurri all’eliminazione. E’ vero le squadre e i tempi sono diversi e le due formazioni, in termini di qualità degli interpreti, sono assolutamente differenti perché l’Inter dell’89 aveva tantissimi campioni mentre quella attuale basa il suo successo su un buon collettivo e sulla solidità del gruppo che sono proprio gli elementi con cui Antonio Conte è riuscito a trionfare anche alla Juventus durante il suo primo anno da manager bianconero. Ed inoltre Trapattoni viene ricordato tanto per quell’incredibile scudetto ma il suo percorso non fu per nulla semplice soprattutto nei primi due anni di militanza sulla panchina neroazzurra dove a furor di popolo si chiedeva la sua “testa” per i mancati traguardi raggiunti dalla sua squadra e per la sua juventinità, ma nonostante tutto al terzo anno “il Trap” riuscì ad imporsi e a riportare l’Inter a vincere il tricolore dopo gli anni di dominio milanisti e napoletani. Conte potrebbe riuscire nella stessa impresa proprio come il suo mentore e vincere all’Inter non è sicuramente come vincere altrove perché, come dichiarato da tantissimi tifosi illustri interisti, se non riesci a capire bene il “dna” interista non puoi permetterti nemmeno di varcare i cancelli della Pinetina figuriamoci se puoi allenare l’Inter senza pagarne, prima o poi, dazio.

OK PERO’ LO SCUDETTO E’ UN OBBLIGO
Conte qualora riuscisse in questa grande impresa di riportare a vincere l’Inter dopo un lungo decennio di insuccessi avrebbe fatto un qualcosa di incredibile e straordinario senza nessunissima ombra di dubbio ed entrerebbe di diritto nel “Gotha” degli allenatori più importanti avuti dall’Inter, ma un aspetto comunque bisogna evidenziarlo: Conte è obbligato a vincere lo scudetto. Si vincere il tricolore non è solo un dovere ma un obbligo, perché l’Inter in questi ultimo biennio ha investito tantissimo per accontentare il suo allenatore in tutto e per tutto inoltre è uscito per due anni di fila anticipatamente dal torneo europeo più prestigioso nonostante la sua squadra, a mio avviso, fosse ampiamente all’altezza di poter, quantomeno, passare la fase a gironi ed inoltre per il secondo anno consecutivo non riesce ad arrivare in finale di Coppa Italia. Quindi in questo campionato così difficile da poter decifrare, per via degli impegni ravvicinati causati dalla pandemia, per un’Inter senza impegni infrasettimanali vincere lo scudetto diventa obbligatorio perché qualora non ci riuscisse, può perderlo solo l’Inter stesso, sarebbe un fallimento colossale soprattutto per via delle grandi risorse che la proprietà ha investito per accontentare le sue richieste rispetto alle precedenti gestioni in cui la voce in capitolo nella sezione acquisti è stata pari a zero.
Quindi Caro Antonio riuscirai a vincere lo scudetto con l’Inter e soprattutto sei pronto ad essere dimenticato per sempre dai tifosi juventini?”

Ciccio