Questa volta fa male, perchè l'Inter avrebbe potuto osare di più e contenere meglio le folate offensive del Siviglia. Poco importa, è andata nel modo peggiore, ma ormai nessuno si concentra più sulla partita, bensì su Antonio Conte. Che non le ha mandate a dire in conferenza stampa, lasciando spazio alle interpretazioni ma anche alla convinzione che al 95% questi saranno i suoi ultimi giorni da allenatore dell'Inter. L'incontro tra l'ex tecnico del Chelsea e Steven Zhang è previsto tra poco più di 48 ore; tanti i temi presenti sul tavolo, da un mercato a rilento (secondo lo stesso Conte) ad una scarsa protezione nei confronti del club, passando per il valore della famiglia e per la presenza della famosa "talpa di Appiano", se mai sarà svelata. Poche certezze, tanti punti interrogativi. E pensare che la stagione dei nerazzurri non può essere classificata come negativa, con un secondo posto conquistato a -1 dalla Juventus e una finale, giocata ad armi pari, di Europa League. Ma Conte è questo, lo dicevamo anche quando siedeva sulla panchina bianconera, non si accontenta mai, perchè vuole tutto sulla scrivania e basta una penna spostata per andare in collisione con il primo che gli capita davanti. Insomma, il classico tifoso di sè stesso, viene prima la sua figura, solo in seguito quella di Inter, Juve o Chelsea. 

Tante sono le sue ragioni, lo abbiamo detto più volte, però dall'altro lato della medaglia ci sono una serie di annotazioni che ci sentiamo di presentare. La prima è una questione tattica: come mai non riesce ad abbandonare la sua difesa a tre nei momenti delicati della partita? Ieri un grande campione come Beppe Bergomi, che di finali ne ha vinte assai, si chiedeva quale fosse stato l'ultimo anno in cui in una manifestazione europea ha trionfato una squadra con la difesa a tre; nessuna risposta, in virtù del fatto che Real Madrid, Bayern Monaco, Barcellona e lo stesso Siviglia hanno sempre costruito l'azione con quattro difensori, per essere più protetti, e la loro scelta ha pagato. La seconda annotazione da rivolgere a Conte riguarda invece il mercato: chi vuole davvero? Nella scorsa estate sono arrivati Barella, Sensi, Godin, Sanchez, Lautaro, per non parlare del mercato invernale che ha regalato Young, Moses e Eriksen. Non gli ultimi della lista, però Antonio non è contento, neanche al termine di una stagione positiva come quella fatta dall'Inter.

Quindi? Cosa succederà adesso? Tralasciando i malumori interni alla società, si apre una suggestione, o meglio, una considerazione assai particolare. In mezzo al marasma degli ultimi giorni c'è un calciatore, Leo Messi, che ha manifestato al suo amatissimo Barcellona la volontà di cambiare area. L'Inter lo ha sempre cercato, il padre della Pulce ha preso casa a Milano e ha persino aperto una ditta in città. Dalla sede di Appiano fanno sapere che ci proveranno, è il sogno di Zhang e questa volta potrebbe essere realizzato, nell'attesa dell'ok che deve arrivare dal governo cinese. Inutile stare a scriverlo, i nerazzurri con Messi farebbero il definitivo salto di qualità, si riavvicinerebbero alla Juve di Ronaldo e con i ricavi derivanti da sponsor e compagnia bella la Serie A ritornerebbe il campionato più affascinante al mondo. Tutto molto bello, ma se Antonio Conte per rilanciare l'Inter volesse 5 giocatori (da lui richiesti) e non Leo Messi? Capiamo benissimo che se così fosse non ci sarebbero le condizioni per andare avanti assieme, ed ecco spiegato il contatto con un aziendalista nato dal calibro di Massimiliano Allegri, disposto a gestire grandi campioni con la giusta tranquillità. Insomma, Antonio Conte è questo, nel bene e nel male. Arriveranno ulteriori novità, nell'attesa del famigerato incontro con Zhang. Intanto Messi pazienta, ma l'Inter proverà a prenderlo. Con o senza Conte.