La vita è strana. Pare solo un luogo comune, ma nasconde una verità incontrovertibile. Le varie situazioni che l’esistenza pone di fronte all’uomo nascondono spesso novità che appaiono particolari. A volte strambe. Che significato ha l’aggettivo “strano”? Un noto dizionario fornisce questa definizione: “Diverso dal solito o dal comune, dal normale, molto singolare, tale quindi da destare meraviglia, stupore, curiosità”. Ogni cosa è chiara. Si direbbe quasi lampante.

Ammesso questo, è altrettanto vero che non tutte le persone sono uguali. Anzi, ogni individuo presenta delle proprie differenze e peculiarità. Fortunatamente la realtà è tale. Altrimenti, il serio rischio sarebbe quello di vivere in un mondo formato da soggetti assolutamente identici e privi di una propria personalità. Ci si troverebbe di fronte a un’esistenza formata da automi che si differenziano solo per il numero di serie che li contraddistingue. Questo finirebbe inevitabilmente per distruggere il sistema.

Non è così. La vita pone continuamente gli uomini di fronte a delle scelte. Ogni persona risponde allo stimolo in modo diverso in base alle proprie concezioni e idee. Così si ha un’infinità di comportamenti differenti. Al fine di regolare tali disuguaglianze, la comunità si è imposta una serie di norme da rispettare. Chi non osserva queste regole subisce una sanzione. Quando, però, il comportamento è conforme alla legge merita rispetto e tolleranza. Alda Merini sosteneva: “chi decide chi è normale? La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”. Insomma, tutto è soggettivo e quello che può apparire strano a qualcuno è assolutamente ordinario per un altro.

Una scelta ha sempre una sua spiegazione. Solo chi la compie è a conoscenza delle reali motivazioni che hanno determinato questa decisione. Vi sono, infatti, parecchie cause nascoste che sono visibili solo a chi deve selezionate quale comportamento adottare. Le altre persone non le possono sapere. Per queste, quindi, diviene impossibile giudicare.

In realtà, gli individui commentano e si ergono a Cassazione delle scelte altrui. Una famosa parabola afferma come Gesù si trovasse di fronte alla lapidazione di un’adultera. Il popolo era pronto a lanciare i suoi sassi contro la donna quando il Profeta intervenne e invitò coloro che fossero privi di peccati a scagliare la prima pietra. Nessuno osò farlo perché ognuno di essi aveva, per un motivo o per un altro, qualche dubbio che attanagliava la sua coscienza. E’ normale che sia così. Proprio la diversità tra gli uomini contribuisce a negare la perfezione. Ogni decisione, se non lesiva dell’altrui libertà, è da rispettare.

Ammesso tutto questo, è logico che ognuno di noi abbia una sua forma mentis, un bagaglio culturale e una serie di altri fattori che lo spingono ad avere un particolare giudizio su un determinato fatto. E’ giusto che questo venga espresso, anche perché può essere un utile feedback per chi ha effettuato la scelta ed eventualmente apportarvi opportune correzioni. Se questo non è più possibile, l’insegnamento sarà utile per un momento successivo nel quale la persona si ritroverà di fronte al medesimo discernimento.

Il consiglio, però, deve rimanere tale e non risultare come una sentenza definitiva di condanna o un attacco personale. Questo significherebbe oltrepassare la soglia del rispetto della decisione altrui e imporre il proprio modo di pensare sull’altro.

E’ chiaro che il mondo del calcio ha un’eco mediatico particolarmente importante ed è naturale che questo provochi, soprattutto a livello di social, le reazioni più impreviste. Il concetto precedentemente riportato dovrebbe essere comunque sempre valido.

Quest’ultimo periodo è particolarmente ricco di situazioni che hanno scatenato le critiche di molti tifosi. Alcuni celebri protagonisti del mondo del pallone hanno effettuato scelte professionali che sono state viste quasi come un tradimento nei confronti dei vecchi colori o un’incapacità di mantenere viva una determinata decisione. Dopo un importante trascorso alla Juventus, Conte ha deciso di firmare per l’Inter. Nonostante il suo passato al Napoli, Sarri ha scelto la Vecchia Signora. Buffon, invece, dopo aver lasciato Torino nella passata stagione, ha optato per un immediato ritorno. Tali determinazioni hanno scatenato le coscienze di gran parte dei tifosi. Il fronte è compatto. Il grido d’accusa è chiaro e unanime. L’appello è alla coerenza.

Questa virtù che pare ormai appartenere a pochi eletti viene utilizzata per porre alla berlina le decisioni dei citati soggetti. Le motivazioni sono palesi. Il salentino era un tempo la bandiera di una Juve che rinasceva dopo le ceneri di Calciopoli. E’ lui che ha creato il mostro. Il pugliese ha forgiato la “sua Signora”. L’ha estratta dalle sabbie mobili e come un Re Mida ha trasformato quella squadra in oro. Il suo bottino conta 3 Scudetti e 2 Supercoppe Italiane in sole 3 stagioni. Poi, pensieri negativi hanno iniziato a fare capolino nella testa del Condottiero. Onde evitare un triste futuro, in un pomeriggio del luglio di 5 anni fa, il leccese ha preso una decisione rivelatasi poi saggia. Meglio lasciare il timone ad altri piuttosto che rischiare di impelagarsi in una secca. Era giunto il momento dell’addio. La decisione tanto criticata si è poi rivelata vincente per ambo le parti. La Juve ha dominato in Italia e sfiorato la Champions. Dopo un’ottima avventura come c.t. della nostra nazionale, Conte ha deciso di accettare la corte del Chelsea con il quale ha vinto la Premier League. La seconda stagione con i Blues non è stata positiva come la prima. A quel punto, Antonio ha lasciato l’Inghilterra per vivere un anno sabbatico prima di accettare l’offerta dell’Inter.

Apriti cielo. Parecchi tifosi bianconeri e nerazzurri sono arrabbiati come non mai. Una fetta dei supporter della Beneamata emette un incredibile comunicato con il quale attacca il passato di Conte come se rappresentasse il “male”. Dall’altra parte, invece, si parla di tradimento. Insomma, un degenero. Ci si chiede quale sia il reale motivo che porta a cotanto rancore, ma si fatica a trovare una risposta.

Si ribadisce quanto sostenuto nel lungo preambolo. Non è mancanza di coerenza. Non è “tradimento”. Sono scelte di vita dettate da un particolare periodo di essa. Anzi, sovente queste rappresentano un grande atto di coraggio e intelligenza. Così è nel caso di Conte. Nel 2014, il leccese fu molto astuto nel comprendere quello che la maggior parte degli altri non aveva capito. Come prima specificato, il suo addio alla Vecchia Signora ha portato conseguenze positive per entrambi. Ora il pugliese ha scelto l’Inter e l’idea sembra calzare a pennello. La Beneamata pare costruita su misura per lui. Si tratta di una squadra composta da giocatori capaci che devono ancora esprimere il meglio del loro potenziale. E’ una compagine che ha la necessità di trovare un’identità e capire cosa significhi portare sul petto quel vessillo. E’ la confort zone del salentino. Antonio è forse il migliore allenatore che possa gestire una simile situazione. Per quale motivo dovrebbe negare tale chance a se stesso e all’Inter? Sarebbe un inutile spreco di talento. Conte ha donato alla Juve tutto quello che era nelle sue possibilità. Ha chiuso un ciclo. Non si vede la ragione per cui il suo approdo all’Inter sarebbe un oltraggio alla Vecchia Signora. Tutt’altro. Quando la Beneamata sarà di scena allo Stadium, il popolo bianconero dovrebbe regalargli un lungo e caloroso tributo per un passato che mai si dimenticherà. Il sentimento che dovrebbe trapelare dall’animo del tifoso sabaudo è una semplice malinconia nel vedere come avversario il simbolo di un passato glorioso. Nulla di più. Nessun rancore. Lo stesso vale pure per Marotta. E’ chiaro che non si chiederà mai al supporter juventino di sostenere i colori nerazzurri. Questo rappresenterebbe una falsa ipocrisia. Si vorrebbe soltanto che rendesse gradito omaggio a coloro che hanno contribuito ai fasti attuali della amata squadra.

Si passa così a Sarri e il discorso è molto simile. Sino a 2 stagioni orsono, Maurizio era il tecnico del Napoli e colui che recentemente ha sfiorato più da vicino lo scippo dello Scudetto ai bianconeri. Il toscano era ormai il simbolo degli antijuventini. Era il loro capitano. Era il loro Comandante. Aveva assunto questo ruolo anche da un punto di vista filosofico e, con gli ideali della rivoluzione, rappresentava la guida di chi voleva assaltare il palazzo chiaramente rappresentato da un’imbattibile Vecchia Signora. Dopo 3 stagioni in azzurro, Maurizio ha palesato i primi dubbi e ha tentennato nel fornire risposte al suo Napoli. Stando a quanto affermato dallo stesso allenatore, la società campana ha sciolto ogni riserva presentando Ancelotti. Così, Sarri è andato in Inghilterra. Ha scelto di vivere lontano dal mondo partenopeo in modo tale da evitare a questo popolo un immediato trauma. Il toscano è stato un anno fuori dall’Italia, poi, varie esigenze lo hanno riportato in patria. Lui ha scelto la Juventus.

Ecco che la reazione di buona parte dei tifosi napoletani, e non solo, è stata assolutamente rabbiosa. Anche in questo caso, le parole ricorrenti sono coerenza e tradimento. La domanda è sempre la medesima: “Perché?” A 60 anni, Maurizio si è trovato di fronte alla possibilità più ghiotta della sua carriera. In età non più giovanile, disporrà della gustosa chance di giocarsi le sue carte per vincere la Champions League. Non gli era mai capitato. Come l’Inter per Conte, la Juve per Sarri rappresenta la situazione ideale nel momento migliore. Dopo 5 anni di successi targati Max Allegri, i piemontesi hanno la necessità di importanti cambiamenti a livello di gioco e di atteggiamento. Un prosieguo, infatti, avrebbe portato al grave pericolo di una negativa sterilità. Almeno all’apparenza, Maurizio è proprio quello di cui necessitano i bianconeri. Non celebrare una simile unione avrebbe rappresentato un inutile spreco senza giovare ad alcuno. A tutto questo si devono aggiungere i vari motivi personali che hanno condotto il tecnico toscano a fare rientro in Italia. La sua decisione pare ineccepibile.

In ultimo si arriva a Buffon. Solo una stagione fa, il portiere ha abbandonato la Vecchia Signora affermando che non avrebbe mai voluto risultare un peso per quest’ultima. Si è accasato, quindi, al Psg. Qui ha trascorso un’annata che ha portato in dote la vittoria in League 1, ma pure una cocente delusione in Champions League. Trascorsi 12 mesi le due parti hanno deciso di lasciarsi. A 41 anni, l’estremo difensore bianconero ha ricevuto parecchie offerte interessanti. Ha deciso di accettare l’idea di ricoprire il ruolo di secondo portiere nella sua Juventus scatenando la solita armata dei fautori della coerenza.

Anche in questo caso, la situazione appare assolutamente lampante e cristallina. Proprio per questo, non vi si trova nulla da recriminare. Trecentosessantacinque giorni rappresentano un lasso di tempo piuttosto lungo nel quale possono alternarsi le più svariate situazioni. In questo periodo la Juve ha modificato totalmente la sua fisionomia. Quella che era la Vecchia Signora di un anno fa, è totalmente diversa da ciò che mostra l’attualità. Gigi serve a questa squadra e viceversa. Il carrarese rientra a casa con grande umiltà. Rifiuta la fascia da capitano propostagli da Chiellini dicendosi fiero di poter “sottostare” al livornese. Non accetta nemmeno il numero uno che Sczcesny gentilmente gli offre. Lui è il vice ed è giusto che il portiere titolare della Vecchia Signora possa esserlo pure nella cifra sulla maglia. Nulla da eccepire. Non si vuole certo sostenere che Sarri e il suo staff abbiano bisogno di essere coadiuvati dall’esterno per gestire lo spogliatoio bianconero, ma è altrettanto vero che il nuovo tecnico non ha mai sperimentato lo stile Juventus. Un senatore della Vecchia Signora, ma soprattutto un uomo del calibro di Buffon, non può che fornire un valido aiuto per il suo conterraneo. Rappresenta un importante collante tra l’allenatore e i giocatori e ha voce in capitolo all’interno delle più svariate dinamiche della squadra. Il tutto non dal punto di vista di un titolare, quindi di un attore principale sovente all’interno dei citati episodi, ma con l’ottica di una “riserva”. Questo gli consentirà di avere una visione esterna della situazione meno soggetta a pregiudizi. Per quanto riguarda la scelta del portiere, invece, qualcuno sostiene che Gigi abbia preso questa decisione allo scopo di superare il record di presenze in serie A vantato da Paolo Maldini. E’ consentito dubitare fortemente di tale ipotesi ma, se anche fosse, non vi si ravviserebbe nulla di negativo. E’ un importante traguardo personale. Perché non dovrebbe desiderarlo?