Mi stavo preoccupando.
Seriamente.
Possibile che dopo un deludentissimo (!) pareggio ottenuto a Roma non fosse ancora sorta una polemica degna di questo nome su Conte e l’Inter?
Sì, il calendario folle ha fatto discutere, ma è poca roba. Parliamoci chiaro: è una constatazione, un dato di fatto. Sterile, a mio avviso, sottolineare questo aspetto in quanto trattasi di un campionato fuori dai canoni, ma comunque nulla può essere obiettato a quanto affermato dal tecnico salentino.
Tutto qui?
Assolutamente no!
Ecco che arriva puntuale il grande torto commesso dall’ex CT della Nazionale: aver nominato la Juventus come modello da seguire.
Incredibile!
I miei desideri sono stati esauditi!
Sarebbe stato terribile arrivare a giocare contro la Fiorentina senza qualche turbamento. Non sarebbe accettabile perché, è risaputo, la squadra nerazzurra deve sempre avere qualcosa che non va. Anche quando venne toccato il cielo con la vittoria della Champions League, in molti si concentrarono sull’addio di Mourinho e sulle parole di Milito e non sul fatto che, 45 anni dopo l’ultima volta, si era tornati sul tetto d’Europa.
La squadra più forte di quella storica stagione culminata con il Triplete.
No, bisogna sempre trovare qualcosa che non va.
Ora, nel caso specifico, non è chiaro se il problema sia aver indicato la Torino bianconera come la strada maestra o semplicemente aver pronunciato “gioventù” in latino.
Fatto sta che è assolutamente intollerabile che un professionista possa affermare che la migliore squadra italiana del decennio sia un perfetto riferimento per le inseguitrici. Non si può dire perché l’Inter e la Juventus sono agli antipodi. Non è ammissibile riconoscere il valore dell’avversario perché altrimenti… altrimenti non so esattamente cosa succeda.
“Ma perché è così?”
“Non lo so, ma è così”

SI PUO’ SAPERE COSA HA DETTO CONTE?
Le parole testuali riportate da diverse testate (NB: negli articoli, non nei titoli) sono: La Juventus? Loro sono i migliori. E se vuoi crescere devi cercare di guardare ai migliori. Ora, sto cercando di rileggere attentamente.
Con l’ausilio del dizionario dei sinonimi e contrari, parafrasando, digitando sul motore di ricerca più famoso del mondo le esatte parole per capire se ci possa mai essere una duplice accezione, qualche modo di dire che significhi altro ma… niente. Proprio niente.
Cioè, proprio non riesco a capire dove ci sia questa rivelata neojuventinità da molti intravista in questa battuta. Poi, che Conte sia legato storicamente alla “Signora” non lo scopriamo oggi, ma nel mondo del calcio (e non solo, naturalmente) ci sono professionisti i quali, in quanto tali, sono al servizio della società a cui si legano. Evidentemente, però, questo discorso non vale, in tal caso.

Tornando alla frase incriminata, continuo a non comprendere, nonostante stia leggendo ininterrottamente da venti minuti i medesimi vocaboli: la Juventus è la squadra migliore. E, se vuoi crescere, devi seguire i migliori.
No, ma è inutile: sono io che non ci arrivo.
Un momento, ecco l'illuminazione!
Forse ho capito!
Sì, deve essere una falsità, quella della Juve migliore.
Sì, è senz’altro così.
Perché la Juventus non è la squadra migliore d’Italia da nove anni a questa parte.
Non è l’unica squadra italiana ad approdare in finale di Champions League e ad essere considerata realmente temibile dalle altre big d’Europa.
Non è una squadra che è capace di acquistare uno dei più grandi calciatori di ogni epoca (con tutti i pro e i contro del caso).
Non è una società solida, che cura il settore giovanile, che ha lo stadio di proprietà, che è perennemente avanti a tutti.
Bene, ora ho finalmente capito.
Mi è tutto chiaro…

CONTE DOVEVA VINCERE LO SCUDETTO E NON LO AVEVO CAPITO
Quando è stato annunciato che l’ex tecnico blues si sarebbe seduto sulla panchina interista io ho sbagliato.
Ho sbagliato due volte.
La prima, ad esultare per il suo arrivo.

Che sciocco, a pensare che uno dei top manager a livello internazionale avesse preso la decisione di sposare la causa neroazzurra, andando incontro a feroci critiche bipartisan.
Che stolto, a ritenere che la sua cattiveria agonistica e la sua fame avrebbero ridato fiducia all’ambiente, permettendo di riscoprire un interismo da troppo tempo sopito.
Che idiozia, ritenere che grandi campioni potessero (e possano) ritornare a vestire la maglia neroazzurra solo perché consci che saranno allenati da un condottiero ammirato ovunque si sia seduto.
Io, però, non mi accontento di sbagliare una volta.
E allora, ecco l’altro fatale erroraccio.
Di comprensione, addirittura.

Io avevo capito (ma deduco solo adesso di aver davvero preso un granchio) che il contratto stipulato tra le due parti fosse triennale e che il progetto era tornare ad essere competitivi in Italia e in Europa.
Avevo capito che era importante riuscire a qualificarsi in Champions League senza patemi e provare a stare il più vicino possibile alla capolista.
E invece, mea culpa, non era così.
Dovevamo vincere lo Scudetto subito.
Mica la Juventus ci poteva fermare.
Mica una squadra abituata a vincere da quasi due lustri pur non esprimendo sempre un gioco esteticamente valido poteva essere superiore.
Non è ammissibile che una squadra che spende in ingaggi due volte quanto spende l’Inter possa finire davanti.
No, doveva vincere il tricolore e non l’ha fatto.
Esonero!
Fallimento!
Che scemo, a pensare che questa era la stagione della riduzione del gap prima di lanciare la sfida decisiva.
E il gap lo abbiamo ridotto, ma questo non fa testo.
No, non si può accettare comunque.
Questa frase è assolutamente imperdonabile.

PRENDERE SPUNTO DAI MIGLIORI… (parentesi semiseria)
Quentin Tarantino
è uno dei registi più importanti della storia del cinema.
Una delle accuse a lui mosse è quella di inserire eccessivi omaggi nei suoi lungometraggi, tanto da far risultare i suoi lavori quasi come delle copie di altri film.
Risposta?
“I grandi artisti non copiano. Rubano.”
Frase, tra l’altro, “rubata” a Picasso: loop infinito stile Dark.
Che c’entra?
I film di Tarantino, pur colmi di riferimenti più o meno intuibili, sono delle pellicole straordinarie, delle gemme della storia della settima arte, le quali si sono rese uniche nell’immaginario degli appassionati, distinguendosi da tutti i suoi modelli.
Ecco, applichiamo sapientemente questo passaggio a quanto detto da Conte.
Lui sostiene di dover prendere come riferimento la più grande società calcistica al momento presente nel nostro torneo.
Ora, utilizzare un modello non significa replicare fedelmente tutto, anche perché sarebbe impossibile.
Ciò che conta è prendere ciò che ha reso questa squadra formata e costantemente ad alti livelli ed inserirlo nel contesto interista.
Cosa c’è di così drammatico?
Nessuno vuole una Juventus 2.
Non sarà mai così, perché l’Inter è un’altra cosa. Sono due entità diverse.
Semplicemente, seguendo le traiettorie di quello che è un autentico standard qualitativo di riferimento per il nostro calcio, si avrà la possibilità di tornare ad essere realmente competitivi e vincenti, conservando sempre quelle caratteristiche che rendono la Beneamata unica.
Anche la Juventus, sebbene nessuno lo ammetta esplicitamente, insegue da anni l’obiettivo del Triplete: motivo? Perché vuole emulare i migliori.
Già, perché chi ha compiuto quell’impresa, è stata una squadra formidabile.
La più forte di tutte.
Ecco, con le dovute analogie, bisogna applicare lo stesso teorema: l’Inter deve inseguire le squadre più forti per essere più forte lei stessa.
Perciò, non facciamo un dramma per nulla.
L’Inter sarà sempre l’Inter: niente e nessuno cambierà quello che è questa squadra.
Niente e nessuno cambierà l’amore incondizionato per questi colori.

Bisogna avere fiducia.
Per una volta, dobbiamo avere pazienza.
Io ci credo!