Cronistoria di un addio saltato
21 agosto 2020

"Il mio punto di vista lo dirò a mente fredda, per costruire qualcosa d'importante ci vuole armonia. Alcune situazioni che ho vissuto quest'anno non mi sono piaciute. Ho anche una famiglia e devo capire se la mia priorità resta il calcio, perché a tutto c'è un limite e devo capire il mio dove arriva.". Testuali parole di Antonio Conte dopo la sconfitta dell'Inter in finale di Europa League contro il Siviglia. Parole aspre, specialmente nei confronti della società, accusata dallo stesso allenatore di aver gestito male alcune situazioni che una società che vuole puntare al vertice del calcio europeo deve saper tenere sotto controllo. Mercato non all'altezza delle sue richieste, questioni interne che sono giunte all'orecchio di molti giornalisti e tante altre situazioni che, a detta di Antonio Conte, non devono capitare ad una squadra come l'Inter. C'erano tutti i presupposti per l'addio di Conte e, contemporaneamente, iniziavano ad intensificarsi le voci che vedevano Massimiliano Allegri sulla panchina nerazzurra, come successore del tecnico salentino, ancora una volta, come ai tempi della Juventus, per dare continuità al progetto della famiglia Zhang. Poi, l'incontro con il presidente e la dirigenza per fare chiarezza sul futuro di Conte in Villa Bellini. 

25 agosto 2020
"L'incontro di oggi tra il Club e Antonio Conte è stato costruttivo, nel segno della continuità e della condivisione della strategia. Con esso sono state stabilite le basi per proseguire insieme nel progetto.". Questo il comunicato dell'Inter emesso il 25 agosto, in cui è stata ufficializzata la permanenza di Conte all'Inter. Ma a me la domanda sorge spontanea... Veramente Conte è tornato sui suoi passi ricucendo il suo rapporto con la società? O, più semplicemente, non era sua intenzione rinunciare ai 24 milioni di euro netti che gli spettavano per i restanti 2 anni di contratto? Ufficialmente la risposta non la conosciamo, ma molti, me compreso, non lo vedono come patto, ma molto più banalmente come scelta che sarebbe convenuta ad entrambe le parti, società ed allenatore. 

Conte-Marotta: convivenza difficile
Sono servite poche settimane per capire che il rapporto lavorativo tra Conte e la Beneamata non sarebbe mai stato tutto rose e fiori
. Anzi, sono servite poche settimane per capire che sarebbe stato un cammino tortuoso, a tratti scomodo, ma che avrebbe portato alla vittoria immediata di trofei che in casa nerazzurra mancavano (e continuano a mancare) da tempo. Alla fine, il cammino si è rivelato più difficile del previsto e, ad aggravare la situazione, non sono arrivati nemmeno i trofei. Tante, troppe sfuriate di Conte che, a più riprese, ha lamentato la mancanza di giocatori pronti per vincere. Vidal, Dzeko, Kolarov e altri giocatori che per Conte sarebbero stati essenziali nel corso della passata stagione. Proprio questo è stato il nocciolo delle tante frecciate mandate da Conte alla società durante le interviste. Una caratteristica di Conte che sia alla famiglia Zhang che alla dirigenza non è mai piaciuto, in quanto la solidità societaria viene prima di tutto e Conte, da un po' di anni a questa a parte, sembra propenso a tralasciare questo aspetto favorendo invece, solo ciò che ruota intorno a sé. In particolare Marotta ha sempre detestato, sotto quel punto di vista, Antonio Conte fin dai tempi della Juventus, tant'è che, in simbiosi con Agnelli, nel 2014 gli preferì Allegri. Ad oggi, continuo a notare strani paradossi, o meglio, controsensi che avvolgono il mondo Inter. Quando Marotta entrò nel Consiglio d'Amministrazione dell'Inter come amministratore delegato, si presentò con pochi obiettivi, ma chiari: riportare l'Inter alla vittoria di qualche titolo portando avanti una campagna acquisti fatta di tanti giovani talentuosi affiancati da qualche innesto esperto. Ma da quando c'è Conte sulla panchina dell'Inter, qualcosa è cambiato. 

La tesi di Marotta e Zhang, l'antitesi di Conte
La politica interista infatti, è stata cambiata radicalmente. Le parole di Marotta, nel 2018, furono chiare: linea green spalleggiata da dei top player già affermati. Però, Conte ha stravolto l'assetto societario in chiave mercato, prediligendo tanti giocatori esperti con l'aggiunta di qualche giovane. I dirigenti dell'Inter hanno in parte assecondato le richieste dell'allenatore, comprando buona parte dei giocatori da lui espressamente richiesti. Uno slogan che potrebbe rappresentare appieno il pensiero di Conte è: VINCERE SUBITO! Ma non credo che la società condivida completamente la filosofia di Conte. C'è qualche differenza di pensiero sostanziale soprattutto in ottica futuro, dato che un gruppo di azionisti che investe in un club fa il mercato per vincere tenendo però in considerazione il fattore futuro, in quanto un gruppo vincente ma troppo agée non avrebbe una continuità in un futuro prossimo. Lo slogan che rappresenterebbe il pensiero dell'Inter è: VINCERE SUBITO, MA OCCHIO AL FUTURO! Questa divergenza di pensieri non sta dando un apporto positivo all'Inter che, nonostante una squadra forte e una società valida, incappa frequentemente in problemi con il proprio allenatore. Sembra quasi che i dirigenti ingaggino i profili richiesti da Conte per non rischiare di sollevare polveroni inutili e per non dare alibi al mister che, in caso di sconfitte, non ha la tendenza ad assumersi la propria responsabilità scaricando il più delle volte le colpe alla società. La speranza è che il rapporto tra l'Inter e Conte, al suo secondo anno in nerazzurro, vada per il meglio.

In conclusione, nonostante il binomio Conte-Marotta, in campo relazionale, non funzioni più di tanto, sarà meglio per l'Inter ma anche per gli stessi Conte e Marotta farlo funzionare in campo lavorativo, focalizzandosi sugli obiettivi della squadra per cui lavorano. A tal proposito, vorrei chiudere con una frase celebre detta da Friedrich Ludwig Jahn, scrittore e pedagogista tedesco vissuto tra il Settecento e l'Ottocento: "Il segreto per vivere in pace con tutti consiste nell'arte di comprendere ciascuno secondo la propria individualità.".