Ormai non c’è più nulla da dire: Conte e Lukaku sono la stessa persona.
Quello che abbiamo visto ieri sera, durante il match al San Paolo, vale più di mille parole.
Mentre in campo l’Inter dominava sotto ogni aspetto, Antonio Conte si sbracciava per dare una carica ancora più marcata alla squadra, ma soprattutto per ammirare lui, la stella che ha voluto fortemente e che dopo tante fatiche è riuscito ad abbracciare, Romelu Lukaku. Il classico amore platonico, quello nato tra l’ex CT della Nazionale Italiana e il bomber belga, che affonda le sue radici in un lontano passato; lo ha confessato anche lo stesso Conte ai microfoni di Sky Sport, l’interesse per il giocatore risaliva sin dai tempi della Juve e del Chelsea, quando fu lo United ad avere la meglio sul club di Abramovich. Oggi però è un’altra storia, ed è vero, forse ci voleva proprio Marotta per formulare un’offerta altissima ai Red Devils, ma soprattutto per riuscire a battere la concorrenza di una Juventus che mirava a mettere in difficoltà le manovre di mercato nerazzurre. L’epilogo finale è stato quello che Conte desiderava da più di cinque anni, segno che nella vita le occasioni arrivano, basta saperle aspettare.

Una storia, quella tra Antonio e Romelu, che calza a pennello con un mio desiderio che al momento non posso realizzare. L’ambiente sportivo non è il calcio, ma il nuoto.
Si tratta sicuramente di uno sport diverso, eppure concentrazione, tecnica e convinzione ricoprono le fondamenta per poter ottenere risultati prestigiosi. Chi mi conosce bene sa che, avendo 20 anni, sono ancora un nuotatore agonistico, gareggio a livello regionale e mi alleno come tutti perché lo sport è salutare e aiuta a migliorare anche le capacità cognitive; non nascondo però che per una serie di motivi dal prossimo luglio smetterò di svolgere l’attività agonistica, perché il mio desiderio è quello di poter diventare un allenatore nel più breve tempo possibile.
Per fortuna, nella mia società sono diventato amico di un bambino di circa 10 anni che si chiama Tommaso, per il semplice fatto che lo vedo nello spogliatoio e avendo un carattere molto aperto con tutti forse lui ritrova in me quel fratello maggiore che non possiede. La vera magia e il desiderio che mi opprime da un po’ sta, come è giusto che sia, nel nuoto, perché questo ragazzino secondo il mio parere mostra una tecnica sopraffina e una maturità agonistica pari a quella di un ragazzo di almeno tre anni più grande; il rammarico è che, purtroppo, viene allenato da un tizio non all’altezza ma soprattutto non spontaneo e onesto con gli altri bambini. Ci sarebbe tanto da riflettere sull’ultimo punto, ma si sa, in una società non meritocratica come la nostra, non c’è cosa più brutta che comprendere l’inganno e non disporre di armi infallibili per combatterlo.
So benissimo che la strada per allenare è assai lunga, occorre disporre di brevetti e di titoli ufficiali per svolgere quell’attività, ma da esperto del settore, sono fortemente convinto che avendo tra le mani quel bambino, non solo riuscirei a capirlo umanamente, ma sarei anche capace di portarlo lontano, ad ottenere qualche piccola soddisfazione che merita. Ovviamente, in una società non professionistica, la scuola deve venire avanti a tutto, ma lo sport aiuta grazie alla tensione pre-gara e alla capacità di superare l’ostacolo con sofferenza, un po’ come quando affronti un esame e sai che se sbagli non puoi accedere al successivo.

Il problema però è che sognare ad occhi aperti può valere solo in determinati momenti.
Ci vogliono forza, coraggio, ma anche un pizzico di fortuna. È vero, Antonio Conte è stato premiato da Marotta, ma ha ingurgitato bocconi amari per il suo pupillo sin dai tempi della Juventus; tutti però conoscono l’ex CT, se una cosa la desidera fino in fondo, se la prende a tutti i costi.

Ritornando alla mia storia, mi trovo sospeso tra il volere e il non potere, sperando che come diceva Oderisi da Gubbio, la gloria che in questo momento risplende sopra la testa del mister di Tommaso un giorno possa cambiare direzione, magari abbracciando la mia figura. Il motto potrebbe essere dare tempo al tempo, come ha fatto Conte, che adesso si gode la sua stella. E io proverò ad aspettare, perché alla fin fine le opportunità arrivano, se davvero le cerchi con così tanta insistenza.