Era il 31 maggio del 2019 quando Antonio Conte firmava il suo contratto come nuovo allenatore dell’Inter ed ora, dopo nove mesi da quella data, possiamo iniziare a fare un bilancio di questa nuova avventura da allenatore dell’ex C.T. della Nazionale, sperando che nei prossimi mesi la stagione possa concludersi con lo svolgimento naturale dell’ultima parte di campionato.

Arrivato tra lo scetticismo di chi non voleva un simbolo della juventinità sulla panchina nerazzurra e l’entusiasmo di chi vedeva in lui l’uomo giusto per tornare alla vittoria, Conte ha fin da subito imposto il suo carattere e le sue idee alla squadra, a partire dal modulo con il 3-5-2 che manda in soffitta il 4-2-3 1 di Spalletti e la scelta di mettere sul mercato tutti quei giocatori additati negli anni passati come dei veri e propri problemi per via della loro gestione all’interno dello spogliatoio come Perisic, Nainggolan e soprattutto Icardi, che nei mesi precedenti all’arrivo del tecnico salentino sulla panchina nerazzurra aveva monopolizzato l’attenzione in casa Inter.
Fin dalle prime dichiarazioni estive si capisce che la strada per lo Scudetto sarà più che in salita, ma non impossibile, soprattutto se i giocatori daranno tutto per la maglia e se i dirigenti nerazzurri riusciranno ad accontentare le richieste di mercato di Conte. Proprio le questioni di mercato finiscono per innescare le prime polemiche di Conte verso la sua nuova società, rea di essere indietro non solo nel mercato in entrata (la prima parte della preparazione estiva viene svolta senza attaccanti) ma anche in quello in uscita con le situazioni dei famosi epurati che di certo non danno spensieratezza all’interno dello spogliatoio.

Lo sfogo di Conte e la sua stizza per le situazioni di mercato si trasformano in un cauto ottimismo alla viglia del campionato quando, al di la della situazione Icardi ancora da risolvere, vedono arrivare in nerazzurro calciatori del calibro di Lukaku e Sanchez, oltre ad alcuni prospetti del calcio italiano come Barella e Sensi ed alcune novità come Lazaro arrivato dal Hertha Berlino per rinforzare le corsie esterne dell’Inter.

La fame di vittorie di Conte porta i nerazzurri a vincere le prime sei giornate di campionato, tra le quali spiccano quelle con la Lazio ed il derby con il Milan dominato per tutti e novanta i minuti, la coppia Lukaku-Lautaro inizia ad ingranare, Brozovic e De Vrij diventano fondamentali per la costruzione del gioco mentre l’acquisto di Sensi si rivela più importante del previsto con l’ex Sassuolo protagonista di un ottimo inizio di stagione tanto da venir paragonato ad Iniesta.
Allo stesso tempo torna a farsi vivo uno dei talloni d’Achille di Antonio Conte: le competizioni europee. Sia alla Juventus che al Chelsea il cammino europeo è sempre stato complicato e anche nella sua nuova avventura sotto la Madonnina continua il suo trend negativo con la più importante delle competizioni europee: la Champions League. Un gol di Barella sul finale evita una clamorosa sconfitta interna nella partita d’esordio contro lo Slavia Praga mentre contro il Barcellona ad una grande prima frazione con tanto di vantaggio lampo siglato Lautaro fa seguito una ripresa troppo dimessa che porta il Barcellona a ribaltare il risultato.

Alla sconfitta di Barcellona (e alle conseguenti prime critiche per la troppa arrendevolezza mostrata nella ripresa) fa seguito la prima sconfitta in campionato nel big match con la Juventus. Due risultati questi che portano Conte ad abbassare la guardia e ad ammettere che di lavoro per arrivare al vertice ce n'è molto da fare, a partire dal mercato.
Il girone d’andata l’Inter lo chiude al secondo posto non perdendo mai dopo la partita contro i bianconeri mentre chiude solo al terzo posto il girone di Champions (come nella passata stagione) continuando ad alternare prestazioni considerevoli ad altre poco memorabili come il secondo tempo di Dortmund.
Questa prima parte di stagione vede quindi l'Inter finalmente in lotta per lo Scudetto,mentre in Europa mette in mostra tutti i limiti di una rosa e forse di un allenatore ancora non pronti per il salto di qualità. In più, questa prima parte di stagione, mette in risalto sia i meriti che i limiti di Conte: la creazione di un gruppo unito, sommato ad alcuni principi di gioco che danno in alcune occasioni la parvenza di un gioco efficace sono senza dubbio dei meriti da attribuire al tecnico salentino così come il lancio di Bastoni in difesa. 
Allo stesso tempo, però, ha il grosso limite di dover fare i conti con la forza della Juventus (non è un caso o solo merito della fortuna se vincono da vari anni indisturbati il titolo) cosa che spesso lo porta ad "attaccare" la società per via di un mercato poco di peso arrivando anche a sminuire gli acquisti di Barella e Sensi.

Questa seconda parte di stagione, al momento bloccata per via dell'emergenza sanitaria, ha costretto il tecnico salentino a fare i conti con quella che sembra essere la maledizione della seconda parte di campionato che spesso ha colpito i nerazzurri negli ultimi anni. L'alternanza di risultati, sommati alle sconfitte negli scontro diretti con Lazio e Juventus, ha certamente ridimensionato la stagione con i nerazzurri costretti al terzo posto a meno nove dai bianconeri. Pesa nel giudizio finale anche l'utilizzo dei nuovi acquisti arrivati nel mese di gennaio dopo le tante sollecitazioni del tecnico: se Young si è rivelato come uno degli acquisti più indovinati degli ultimi anni in casa Inter durante il mercato di riparazione, Moses ha dovuto fare i conti con una condizione fisica non ottimale mentre Eriksen, arrivato come colpo da novanta, si è ritrovato spesso e volentieri in panchina per scelta tecnica finendo così per sminuire quella che doveva essere l'arma in più per provare ad insidiare la lotta Scudetto.

La ritrovata dimensione da top club (anche all'interno del calciomercato) e l'unità di intenti tra società, squadra e staff tecnico sono sicuramente fondamenta sicure dalle quali ripartire nella prossima stagione.




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