Dopo due anni, Spalletti saluta i nerazzurri, ormai è ufficiale.
Chi scrive è un sostenitore della continuità, soprattutto nel caso in cui i risultati ottenuti siano in linea con i target prefissati.

L’obiettivo prioritario che era stato ampiamente reclamizzato era riportare la squadra in Champions League e in due anni mister Luciano ha ottenuto due quarti posti che sono valsi la qualificazione: è vero, entrambe le volte si è sofferto (come da degna tradizione della sponda neroazzurra del Naviglio) ed in particolare quest’anno si è disperso un vantaggio enorme in termine di punti sulle rivali che hanno rischiato di rovinare un lavoro tutto sommato ottimale, considerando anche alcune situazioni di difficile gestione che ne hanno caratterizzato la stagione (il caso Icardi su tutti).

Inoltre, va riconosciuto al mister di Certaldo un merito importantissimo: è riuscito a riavvicinare i tifosi alla squadra come nessun altro nell’ultimo decennio; ha spesso alzato i toni, le sue conferenze sono state degli show e ha spaccato in due la tifoseria, tra chi lo venera e chi non lo ha tollerato ma, oggettivamente, ha riportato la gente ad innamorarsi della Beneamata, dopo anni di distacco e disinteresse.
Dunque, va senz’altro un plauso al contributo apportato dall’ex Roma, per come è riuscito a riportare almeno nelle posizioni più nobili l’Inter.
Solo l’arrivo di un top a livello internazionale avrebbe giustificato un’eventuale rottura e, allo stato attuale, Antonio Conte (di cui pare mancare solo l’ufficialità) è nella rosa ristretta dei più appetibili sul mercato.
Solo tempo e risultati diranno se l’eventuale sacrificio economico che verrà realizzato sarà effettivamente giustificabile, ma, sulla carta, profili accostabili a quello del mister salentino se ne contano sulle dita di una mano.

Con il suo arrivo, ci sarà una rivoluzione sotto tutti i punti di vista: tecnica, tattica ed emotiva.
Quest’ultima è senz’altro la componente di maggior rilievo: è dotato di un carisma eccezionale, ammirato in tutte le realtà in cui ha allenato, capace di risollevare rose che fino all’anno precedente erano smarrite e svuotate (ha preso in mano la Juventus reduce da due settimi posti consecutivi e il Chelsea che aveva chiuso a metà classifica in Premier) o di ricavare il massimo dal materiale umano a sua disposizione (la strepitosa edizione di Euro2016 è un capolavoro in proporzione al livello qualitativo in sue mani).

Inoltre, sia in campo che fuori (l’esempio del ristorante divenuto popolarissimo o alcuni suoi passaggi nelle varie interviste) ha dimostrato di essere tutto fuorché accomodante: è focoso, passionale, istintivo.
Un profilo perfetto per il mondo Inter: non a caso, in passato, è spesso stato accostato a Jose Mourinho, idolo incontrastato del popolo neroazzurro e di cui potrebbe presto divenirne un degno erede.

Premesso ciò, adesso vediamo come potrebbe svilupparsi la rosa e lo schieramento della nuova Inter targata Conte.
Il primo passaggio sarà, verosimilmente, sul piano tattico: il suo credo si basa sul 3-5-2, ed è dunque da qui che partirò per ipotizzare come costruire l’Inter del nuovo corso.

 

  • DIFESA

Partiamo dall’elemento chiave per poter vincere.

La storia insegna che, almeno in Italia, vince sempre chi subisce meno reti.

L’Inter di Spalletti è stata la seconda miglior difesa del torneo e, difatti, non è sicuramente questo il reparto da stravolgere.

Ai due colossi Skriniar e De Vrij dovrebbe aggiungersi (salvo ribaltamenti dell’ultim’ora) Diego Godin, esperto difensore e capitano dell’Atletico Madrid del ciclo Simeone.

Con un terzetto di centrali del genere la difesa rappresenterebbe un punto di forza; ovviamente, cambiare il sistema di gioco e inserire un terzo elemento potrebbe creare dei problemi di adattamento inizialmente, ma Conte ha già saputo costruire ai tempi della Juventus un vero e proprio meccanismo difensivo, basato su solidità, impegno e temperamento.

Come riserva, Andrea Ranocchia è perfetto, in quanto garantisce disponibilità e serietà; inoltre, sembrano finiti i tempi dei fischi che gli riservava puntualmente San Siro a seguito di alcune prestazioni non propriamente eccellenti.

Infine, richiamerei alla base il giovane Bastoni, cominciandolo a farlo allenare con dei mostri sacri nel ruolo, per avere in un prossimo futuro un valido profilo già pronto e in casa.

In prospettiva, terrei d’occhio Mancini dell’Atalanta: operazione non semplice sotto tanti punti di vista, ma con un acquisto e un immediato prestito per continuare nel suo processo di maturazione ci si potrebbe fare un pensiero.

In uscita ovviamente Miranda.

Tra i pali ovviamente Samir Handanovic: lo sloveno, divenuto capitano in corso d’opera, ha salvato la stagione ed è stato ancora una volta uno dei migliori, se non il vero numero uno, in tutto e per tutto.

Ha ancora tanto da dare però l’Inter dovrebbe cominciare a muoversi per trovare il suo erede: Padelli per il momento va benissimo come vice, ma bisogna cominciare a guardarsi attorno.

Uno dei portieri più interessanti e che potrebbe essere accessibile è Alex Meret, giovane e già con un bagaglio di esperienza significativo.

 

  • CENTROCAMPO

Da qui cominciano le vere esigenze della squadra.

Il centrocampo ha sofferto tantissimo, soprattutto a causa della discontinuità dei suoi top (Radja Nainggolan in primis) e della mancanza di reali alternative di spessore.

Il terzetto di centrocampo potrebbe essere costituito da Brozovic come perno di riferimento, che ha dimostrato quest’anno di essere maturato notevolmente e di aver ridotto consistentemente i suoi cali inspiegabili di rendimento; ai lati il belga e, se le voci di mercato che circolano si dovessero rivelare concrete, Nicolò Barella.
Il cagliaritano sarebbe, a mio avviso, la pedina più importante dello scacchiere della nuova Inter di Conte: ha dimostrato di saper giocare ad un buon livello e potrebbe fornire il contributo fondamentale per il progetto di crescita del club milanese.
Come rincalzi Vecino e Gagliardini sono sicuramente degli elementi di sicuro affidamento; saluterei Borja Valero, che nonostante l’encomiabile professionalità ha forse ormai dato quel che poteva, e inserirei anche qui un giovane di prospettiva che possa crescere: Tonali o Sensi sarebbero gli ideali, ma ovviamente servirebbero sforzi da parte della società non indifferenti.

Con il 3-5-2 serviranno esterni di livello altissimo.
Cedric, Vrsaljko e Dalbert assolutamente bocciati; D’Ambrosio e Asamoah hanno dimostrato di essere utili alla causa, in particolare il primo, spesso additato come un punto debole, ha dimostrato attaccamento alla maglia e forte propensione al sacrificio.
Essendo che l’ex terzino del Toro può lavorare su entrambe le corsie, acquisterei un terzino destro di primissimo livello e mi affiderei a prodotti già di proprietà e giovani sulla corsia mancina.
Se Danilo non dovesse essere fattibile, virerei tutto su Biraghi, che ha già dimostrato di saper stare a buoni livelli anche in Nazionale; in alternativa, potrebbe rivelarsi una mossa importante un profilo di esperienza internazionale alla Darmian o alla Piccini.
Il sogno di chi scrive, però, sarebbe Alessandro Florenzi: la tenacia, la voglia e la spinta del romanista sarebbero fondamentali per la causa, ma, complice anche l’addio di De Rossi, è ovviamente una chimera pensare che il futuro capitano lasci ora la squadra del suo cuore.

Sulla sinistra l’elemento da richiamare alla base sarebbe Federico Di Marco, che avrebbe modo di trovare il suo spazio e crescere al fianco di compagni esperti.

 

  • ATTACCO

Finora ho parlato praticamente solo ed esclusivamente di acquisti: è chiaro che alcuni sacrifici vanno fatti, e i due nomi che andrebbero ceduti sono anche i pezzi dal più alto valore di mercato del reparto, ovvero Icardi e Perisic.
Il primo, per l’arcinota situazione, non credo abbia futuro in casa del Biscione, soprattutto con un sergente come Conte; il croato ha invece manifestato frequente indolenza e irritato non poco l’ambiente.

Le loro cessioni potrebbero garantire un tesoretto da reinvestire, tenendo presente che già dentro si hanno Lautaro Martinez e Politano, confermatissimi.

L’argentino, dopo un anno di assestamento, potrà esprimere tutto il suo potenziale; il secondo è quello che potrebbe soffrire maggiormente la rivoluzione tattica che verrà attuata, sebbene abbia già dimostrato di saperci fare come seconda punta.
Al posto di Icardi, sembra quasi fatta per Dzeko, goleador di esperienza molto utile.

Insieme a lui le voci parlano di Lukaku, che rimane un top nel ruolo, ma io personalmente valuterei due opzioni: lo scambio Icardi-Dybala oppure tentare l’azzardo per Cavani.

Quest’ultimo è più un desiderio personale, non supportato adeguatamente da concrete possibilità; lo scambio Dybala sarebbe suggestivo ma se nel corso della stagione sembrava quasi ipotizzabile adesso pare che stia diventando sempre più complicato.
Vedremo come si evolverà la questione attacco, che è la più delicata in assoluto e su cui le valutazioni dovranno essere ponderate.


Questo è il mio primo pensiero sulla nuova Inter di Conte: che sia arrivato il momento di tornare a lottare per il titolo? Lo scopriremo, ma il passaggio sul mercato sarà una chiave fondamentale per capire in che direzione muoversi.