"I problemi di spogliatoio devono rimanere tali, ed è tassativamente vietato farli uscire da queste mura".
Questa frase non la dimenticherò mai. Era l'unica regola che non dovevamo infrangere noi, ragazzi di provincia, che ci sbucciavamo le ginocchia sui campi di periferia di terra battuta.
"I problemi familiari si risolvono a casa". L'altra regola impostami dal mio caro babbo, fin da quando ero bambino.
"Se hai un problema con qualcuno, lo raggiungi e risolvi la questione guardandolo negli occhi. Non diffondere ciò che non va, e non parlargli alle spalle: è da vigliacchi".Terza ed ultima regola, pronunciata dal mio caro Nonno Eros a tavola, in un normale pranzo domenicale di famiglia.

Ma ad Antonio Conte probabilmente, queste cose non le ha insegnate nessuno, o per meglio dire, qualcuno gliele ha insegnate, ma talmente era grande la sua mania di protagonismo, che non le ha recepite.
Tifo Juventus da quando ho il lume dela ragione, e sono cresciuto con la Juventus di Marcello Lippi di metà anni '90. Che squadra quella vero? Peruzzi,Ferrara,Montero,Birindeli,Pessotto, Davids,Zidane,Tacchinardi,Del Piero, Jugovic,Lombardo,Deschamps,Ravanelli,Vialli,Inzaghi,Roberto Baggio,Torricelli,Di Livio,Vieri,Inzaghi... ed in mezzo a tutti questi campioni c'era anche un certo Antonio Conte. Campione d'Europa e del mondo con indosso la casacca bianconera, capitano e leader indiscusso della mediana di una squadra che gli ha permesso di vincere tutto.
Ma Antonio Conte dimentica in fretta, e non può accettare di sedersi al tavolo di un ristorante da 100€ con 10€ in tasca.
Già, perchè Antonio Conte fu quello che per battere il record di 100 punti in campionato, perse l'opportunità di giocarsi la Finale di Europa League allo Stadium. Poco importa se l'anno dopo, il suo successore Massimiliano Allegri, portò quella squadra da 10€ al tavolo da 100€ in un ristorante di Berlino.
Antonio Conte decise di divorziare di punto in bianco, con questa frase deleteria, da una società che gli permise di diventare ciò che è oggi. E tutto questo mi ritorna alla mente, come un dejavu, oggi, dopo aver ascoltato le sue parole post gara.
Parla di progetto finito, attacca Suning e se la prende con Sanchez. Mai ho sentito Antonio Conte prendersi delle responsabilità, mai l'ho sentito chiedere scusa per una sconfitta, e mai l'ho visto accettare delle critiche.

Le sue giustificazioni in chiave eliminazione Champions, sono state da premiata ditta, conclusesi con una frase degna dei migliori cabaret nei villaggi turistici. "Un piano B ce lo abbiamo, ma non ve lo vengo a dire a voi, altrimenti mi copiano". L'unico problema è che stava parlando con un certo Fabio Capello, che di tattica qualcosa ne sa, e non gliele ha mandate a dire.
"Non è colpa mia se gli avversari ci studiano e modellano il loro modo di giocare per fermarci".
L'Inter in 180', fa zero gol allo Shakhtar, perde i due scontri diretti con il Real Madrid, e viene eliminata da tutte le competizioni Continentali.
Antonio Conte mostra irriconoscenza a Suning, che gli garantisce 12 milioni di euro all'anno.
Mostra irriconoscenza ai suoi tifosi e manca di rispetto ai suoi calciatori. Inutile stare qui ad elencare le varie uscite del tecnico, soprattutto in chiave Eriksen, umiliato a livello di minutaggio e di dichiarazioni. Lo stesso Eriksen, che gli ha risolto il derby di Coppa Italia poi, è stato elogiato da quest'ultimo, come se nulla fosse.

Antonio Conte ha sputato nel piatto Juventus, dove ha mangiato per anni, dimenticandosi dell'amore che il popolo bianconero ha per lui, dimenticandosi di avere una stella allo Stadium, perciò non avrà problemi a farlo ora, con l'Inter.
Antonio Conte non vuole sedersi ad un tavolo da 100€ con 10€ in tasca. Peccato che anche avendo quei benedetti 100€ a disposizione, per lui, a quel tavolo, non è mai stato riservato un posto.
Dovrebbe guardarsi allo specchio e fare mea culpa.
D'altronde, come direbbe un carissimo profeta: "chi è senza peccato, scagli la prima pietra".

 

Samuel Consoli