Finito il periodo di Moratti, mai iniziato quello di Thoir, adesso è arrivato il turno di Zhang che, pagato il debito con la commissione dell’UEFA, ha iniziato a tessere le tele per un progetto degno del nome Inter.  
Scelte oculate, ma con una visione a lungo termine e, soprattutto, coerenti per garantire alla società quella stabilità necessaria per scalare la china e avvicinarsi alle prime della classe. Il primo scossone è arrivato ancora nella stagione in corso scegliendo Marotta come burattinaio di una compagnia di marionette con tutti o quasi i fili intersecati e inutili. Marotta ha segnato la via, iniziando a mettere ordine in società e mettendo anche a bilancio la “mission” finale anche inimicandosi alcuni top player o presunti tali dello spogliatoio dei nerazzurri: da Naingollan a Icardi hanno iniziato a scontrarsi con il nuovo “mood” pacato, equilibrato ma sempre lucido di Marotta. Scelte a volte impopolari che sono state etichettate dalla parte più populista della curva solo atte a destabilizzare l’ambiente e da copione di uno "spy thriller" orchestrato da Andrea Agnelli. La verità è stata diversa: qualificazione in Champions, anche se all’ultimo respiro, regole chiare senza fronzoli e squadra consapevole dei propri mezzi. 

Marotta è stato molto abile a non farsi travolgere dal vento impetuoso di Wanda e Mauro e ha servito il delitto perfetto due giorni fa presentando come nuovo allenatore Antonio Conte, il sergente di ferro che ha fatto volare nuovamente la fenice bianconera. Antonio Conte sarà il nuovo condottiero, l’uomo di Marotta ma anche di Zhang e, se rientrerà in società di Oriali. Il gruppo ora sembra coeso e convinto di poter iniziare un nuovo corso anche perdendo alcune pedine.
Con Conte in campo si corre, si dà l’anima e tutti devono darsi una mano; Antonio non si nasconde dietro la società è come un martello si fa sentire per tutti i 90 minuti.
E chi sgarra? Mi ricordo un certo Elias, giovanotto olandese di ottime prospettive che sulla fascia, durante una galoppata, ha mancato di rispetto al mister: da quel momento non ha visto più  campo.

Il tempo delle Wanda Nara, delle bevute fino a tarda notte nei locali a Milano e delle passeggiate in campo è finito.
In bocca al lupo Antonio la missione non sarà più “impossibile”, anche se il ristorante non è da tre stelle Michelin!