La teoria delle “convergenze parallele” è un’espressione politica, frutto di un’invenzione tanto geniale quanto singolare di Eugenio Scalfari (giornalista de l’“Espresso” e poi fondatore de “La Repubblica”) nei primi anni del 1960 e costantemente utilizzata, in particolare negli anni settanta. Fu Ideata per indicare il famoso tentativo di“compromesso storico”, ovvero un’alleanza tra il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana.

L’espressione è un ossimoro, ovvero “l’accostamento nella stessa locuzione di parole che esprimono concetti contrari”. E’ infatti palese che due rette parallele non possono convergere, ma, nella politica dell’epoca, due partiti così diversi (come PCI e DC) avrebbero potuto incontrarsi su alcuni aspetti, pur conservando una sostanziale identificazione con i rispettivi (e profondamente diversi) modi di pensare.

Ebbene, credo che la citata espressione possa essere rispolverata nel calcio, per descrivere il fenomeno conseguente all’approdo di Antonio Conte (juventino) sulla panchina dell’Inter, come si tenterà di illustrare nel prosieguo dell’articolo.

Come ampiamente ripreso dai media, l’avvento di Antonio Conte all’Inter ha rappresentato un autentico colpo al cuore per il popolo bianconero, che riteneva improponibile il verificarsi di una simile eventualità, tenuto conto di cosa rappresentava il tecnico salentino nell’immaginario collettivo juventino: un’autentica icona.

Dopo aver letteralmente desertificato di trofei il panorama nazionale di questi ultimi otto anni, vincendo e rivincendo tutto quello che era possibile conquistare, a parte qualche briciola lasciata qua e là, il tifoso bianconero è perfettamente consapevole e, di conseguenza, vive con una certa “rassegnazione” il fatto che, per la legge dei grandi numeri, il dominio assoluto della Juventus potrebbe subire una pausa e considera quindi tale eventualità ineluttabile.

 

Ma, ovviamente, la circostanza che tale evento possa verificarsi a favore della squadra neroazzurra, nel periodo in cui Conte siederà sulla panchina interista , non lascia ovviamente indifferenti, in quanto, per usare un eufemismo, ciò genererebbe al supporter juventino un notevole “fastidio” e, per gli animi più romantici, anche un grande dolore.

 

Dopo un primo (ma già significativo) scorcio dell’attuale campionato, l’ipotesi che lo scudetto possa prendere l’autostrada Torino – Milano è tutt’altro che remota, stante il ruolino di marcia della squadra neroazzurra che, in pratica, viaggia in classifica, appaiata alla Juventus. Entrambe hanno già accumulato un notevole vantaggio sull’altra principale pretendente accreditata (il Napoli) e sulla sempre più sorprendente outsider, l’Atalanta

 

Ma – fermo il grande “fastidio” del tifoso bianconero – sarebbe interessante chiedersi cosa proverebbe, per contro, il tifoso interista se ad alzare la Coppa dello Scudetto vi fosse – tra gli altri – anche e soprattutto, Antonio Conte, da considerarsi il vero e assoluto artefice della rinascita neroazzurra.

 

E qui – a rifletterci - si possono aprire due scenari, esattamente contrapposti

 

Si potrebbe avere il tifoso interista “pentito”, pronto a magnificare le gesta del condottiero leccese e a considerare che, in realtà se si analizza bene, Conte non è mai stato bianconero sino in fondo, nel senso che essere stato tifoso della Juve sin da bambino, l’essere venuto a Torino all’età di ventuno anni, essere stato giocatore (15 anni) e capitano della Juventus nonché allenatore della rinascita e dei tre trionfi consecutivi sono, tutto sommato, dettagli trascurabili.

 

Il tifoso “pentito” ricorderebbe subito le dichiarazioni di Conte durante la stagione: “io resterò tifoso dell’Inter”; “noi siamo l’Inter..”, omettendo di considerare che la stessa affermazione, modificando la squadra, il tecnico leccese l’aveva già utilizzata quando ha allenato Siena, Arezzo, Bari e Atalanta. Nel caso della Juventus, non si ha notizia di analoghe dichiarazioni, in quanto sarebbe stato pleonastico….

 

Ma per il tifoso interista in questione, il tutto sarebbe sufficiente per potersi costituire un alibi atto a consentirgli di esultare, senza riserve, per lo scudetto conquistato. Magari, il tifoso interista “pentito” ha già in animo di far issare a Conte sul pullman scoperto che percorrerà Milano per festeggiare la conquista dello scudetto, uno striscione con la seguente scritta “5 maggio 2002 – 24 maggio 2020:la Nemesi” ad imperitura memoria della redenzione di Antonio Conte, folgorato sulla via nerazzurra di…Cernusco

 

Insomma, per il tifoso interista pentito, basterebbe un anno di “interismo” per cancellare tutto il passato sabaudo del tecnico salentino.

 

In alternativa al tifoso interista “pentito”, si potrebbe configurare il tifoso interista “scontento”, in quanto, pur potendo contare su capacità digestive fuori dal comune, non riuscirebbe ad esultare con piena convinzione. Il tifoso “scontento” sarebbe impossibilitato a dimenticare i trascorsi bianconeri dell’allenatore leccese, in particolare le sue dichiarazioni dallo spogliatoio di Udine “C’è poco da parlare. Stiamo godendo.” in occasione del famoso epilogo della stagione 2001/2002. Come si potrebbe gioire dinanzi ad uno scudetto conquistato grazie ad un allenatore che – come dichiarato dal Presidente interista, nei secoli dei secoli, Massimo Moratti – ha il DNA bianconero?

 

Nella testa del tifoso interista “scontento, farebbe sicuramente capolino la certezza che, con la campagna acquisti di questa stagione, anche il mago di Certaldo (alias Luciano Spalletti) avrebbe condotto alla vittoria la falange neroazzurra, tenuto anche conto che la Juventus – per dare un po’ di credibilità al campionato nazionale – ha preferito rinunciare a difendere il titolo con la consueta serietà.

 

Scorrendo i commenti redatti dai blogger interisti di questa community, si nota già la configurazione delle due citate fattispecie di tifoso nerazzurro.

 

Molti tifosi interisti (rientranti nella categoria dei “pentirti” quindi), confortati dai brillanti risultati, non fanno altro che incensare le doti del nuovo tecnico, cui già attribuiscono uno spirito nerazzurro, arrivando appunto a commentare che in realtà Conte non è mai stato juventino sino in fondo. Non si può escludere che tali tifosi, in caso di favorevole epilogo della stagione, possano sostenere una petizione al Presidente Steven Zhang, che chieda di trasferire la stella di Conte dall’Allianz Stadium nella walk of fame del nascente nuovo stadio di Milano, a fianco di simboli nerazzurri quali Helenio Herrera e Josè Mourinho.

 

Invece, l’altra categoria di tifosi interisti (quelli scontenti) si lascia andare, in occasione degli (inevitabili) intoppi di questo primo scorcio di stagione, a commenti durissimi nei confronti del tecnico. Vengono criticati i (noti) toni da tribuno di Conte nel corso delle conferenze stampa, dove sembra trasparire che, prima del suo avvento, la squadra dell’Inter fosse una compagine di ferrotranvieri (pur con tutto il rispetto per i manovratori dei mezzi su rotaia). Molti commenti rammentano – ove ce ne fosse bisogno – che il tecnico leccese è uno juventino (aggiungendo però anche di quale materiale organico si componga); che “noi Conte non lo vogliamo”; che “deve sparire dal mondo interista”, unitamente al “compare di merende”, Giuseppe Marotta.

 

E’ evidente che l’eventuale conquista del titolo tricolore sarebbe vissuta, da tale categoria di tifosi, con una vena di rammarico e anche di rabbia. Come possibile terapia taumaturgica, si potrebbe suggerire – ma solo ed esclusivamente nell’ipotesi in cui, nell’ultima giornata, l’Inter si trovasse in vantaggio di 4 punti – di esonerare Conte e di richiamare in panchina Hector Cuper.

 

E, per finire, torniamo alle reazioni del tifoso bianconero dinanzi ad uno scudetto interista, conquistato sotto l’era Conte.

 

Abbiamo già scritto della reazione “a caldo” che un simile evento provocherebbe nell’animo del tifoso bianconero, con una serie di aggettivi, il cui peso varierebbe da individuo a individuo: rabbia, rammarico, nostalgia, delusione, dolore, etc.

 

Ma, una volta placatasi l’inevitabile reazione iniziale dettata dai sentimenti, subentrerebbe nel tifoso bianconero la ragione e la logica determinerebbe il sorgere di una considerazione, oggettiva e quindi indiscutibile: gli interisti per tornare a vincere si sono dovuti affidare ad uno juventino DOC. In tal caso, tutti i tifosi interisti (senza eccezione alcuna) saranno costretti a considerare – se intellettualmente onesti - che i successi bianconeri non si giustificavano per quanto costoro pensavano avvenisse fuori dal campo ma per la superiorità che i calciatori bianconeri dimostravano all’interno del rettangolo di gioco, a maggior ragione se guidati in panchina da tecnico con DNA bianconero

 

E nel considerare come tale verità possa avere l’effetto di un elettroshock nel cuore del tifoso nerazzurro, allora il tifoso bianconero tornerà a sorridere, in quanto la ipotizzata sconfitta di oggi legittimerà , ancora di più, le vittorie della Juventus di ieri (e di domani), raggiunte (e da raggiungere) solo e sempre sul campo