Due punti in due partite, è questo il magro bottino raccolto dall'Inter in Champions League. Due partite affrontate e stesso risultato finale, anche se figlio di due prestazioni ben diverse: nella prima partita contro il Borussia l'Inter era riuscita a sbloccare il risultato grazie ad una bella azione corale, ad inizio ripresa, nata dal piede di Vidal e proseguita dalla sponda aerea di Lautaro che trova sul secondo palo l'inserimento tempestivo di D'Ambrosio che rimette in area il pallone per la corrente Darmian che calcia in porta. Sul tiro, respinto, del laterale si avventa però Lukaku che porta in vantaggio i nerazzurri. Poi, in un momento di totale controllo, arrivano le due uscite a vuoto di Vidal (errori che uno con la sua esperienza non dovrebbe mai commettere) che prima affonda un intervento gratuito in piena area di rigore, che scaturisce il tiro dal dischetto del pari tedesco, poi lascia involarsi verso la porta l'attaccante avversario chiamando invano un fuorigioco che non c'è. La reazione rabbiosa della squadra porta comunque al pareggio siglato dal solito Lukaku negli instanti finali della partita correggendo in gol la spizzata di Bastoni sugli sviluppi di un calcio d'angolo.
Il secondo pareggio, invece, è frutto dello zero a zero di Kiev contro lo Shakhtar, arrivato nonostante le tante occasioni create (2 traverse ed un gol sbagliato a porta vuota da Lautaro) e il controllo totale del gioco. Anello di congiunzione tra le prime due uscite europee è proprio il possesso palla spesso sterile e prevedibile che ha visto protagonista la squadra di Conte. Due punti,quindi,in un girone che per il terzo anno consecutivo vede i nerazzurri inseriti nel raggruppamento più complicato visto la presenza del Real Madrid oltre alle due compagini già affrontate.

Proprio le due sfide con il Real potrebbero diventare l'ago della bilancia per il passaggio del turno, visto che anche la squadra di Zidane si trova a fare i conti con un inizio orribile vista la sconfitta casalinga con gli ucraini ed il solo punto racimolato in Germania. Punto che mette il Real addirittura in ultima posizione. 
L'inizio balbettante dell'Inter mette ancora una volta in evidenza lo scarso feeling con le coppe europee dei nerazzurri (negli ultimi anni) ma anche del suo allenatore che nonostante l'aura del tecnico vincente si trova a fare i conti con una bacheca nazionale ricca di trionfi a differenza di quella europea ancora vuota. 

Dopo la magica notte di Madrid, quella di Milito, del triplete e dello special one Mourinho, per l'Inter è iniziato un lungo periodo d'esilio dall'Europa che conta condito da alcune partecipazioni in Europa League che certo non hanno lasciato il segno con i nerazzurri mai in corsa per la vittoria e che hanno affrontato la competizione con il solito snobismo italiano per la seconda competizione europea diventata negli anni più un fastidio che una competizione importante da giocare. Poi con l'avvento di Spalletti la musica della Champions è tornata a suonare nelle orecchie dei giocatori dell'Inter, che però al primo impatto con l'Europa dei grandi si sono fatti travolgere dalla poca esperienza, concludendo al terzo posto il girone venendo così retrocessi in Europa League. Sorte questa che si è ripetuta anche nella passata stagione con Conte in panchina, anche se la cavalcata quasi vincente in Europa League (fino alla finale persa con il Siviglia) è riuscita quasi a lenire il malcontento per la precoce eliminazione dalla Champions. Inesperienza e poca fortuna nell'urna di Nyon sono sicuramente due dei fattori che vanno considerati per spiegare l'insuccesso delle ultime campagne europee dei nerazzurri, ai quali però va aggiunto anche il masochismo della squadra di Milano che sia il primo anno (contro il Tottenham) che il secondo (contro il Borussia Dortmund) hanno buttato via la qualificazione per via dei soliti cali di tensione che spesso hanno colpito l'Inter (anche in campionato) sul più bello, oltre agli evitabili pareggi con Psv (primo anno) e Slavia Praga (secondo).

Come detto, però, anche per Conte il rapporto con l'Europa non è dei più semplici visti i risultati portati a casa negli ultimi anni.
La prima partecipazione alla Champions è avvenuta nel 2012-2013 quando sulla panchina della Juventus campione d'Italia, riuscì a portare i bianconeri fino ai quarti di finale dove venne estromesso (con un 4-0 complessivo) dal Bayern Monaco (poi vincitore della coppa). Un buon cammino, dunque, per una squadra che tornava in Champions dopo stagioni complicate e con una rosa non certo equiparabile a quella attuale. Un cammino, tra l'altro, iniziato bene nella fase a gironi dove la Juve chiuse al primo posto (e da imbattuta) davanti agli ucraini dello Shakhtar e agli inglesi del Chelsea reduci dalla vittoria dell'anno precedente. Agli ottavi, l'urna benevola regala lo scontro con il Celtic (non certo un avversario insormontabile) sconfitto con un 5-0 complessivo dagli uomini di Conte.
Insomma, un buon inizio europeo per il tecnico salentino, che però l'anno successivo non ripete venendo eliminato nella fase a gironi. Fu l'anno della famosa nevicata di Istanbul, dove la Juventus perse la qualificazione contro il Galatasaray, ma anche della famosa frase sul ristorante da cento euro con soli dieci in tasca.
L'inizio della fine, quindi, per Conte che, dopo aver provato a salvare la faccia nell'Europa minore (sogno finito in semifinale contro il Benfica nell'anno della finale a Torino), si dimette ad inizio ritiro estivo definendo così finito il suo ciclo alla Juve. In Champions tornerà solo nel 2017-2018 alla guida del Chelsea, trascinato l'anno precedente alla vittoria del campionato. Chiude la fase a girone al secondo posto alle spalle della Roma (stessi punti ma in vantaggio negli scontri diretti) ma davanti all'Atletico Madrid, qualificandosi così agli ottavi di finale dove verrà superato dal Barcellona che dopo essere stato fermato a Londra sull'uno a uno, infligge a Conte un pesante tre a zero estromettendo così gli inglesi dalla competizione. Infine la scorsa stagione con l'Inter iniziata in Champions e finita in Europa League con la delusione della finale persa,la prima comunque per Conte in Europa.
In mezzo ai fallimenti europei c'è anche l'esperienza sulla panchina della Nazionale, dove nonostante il sogno europeo si infranga ai quarti contro la Germania (peraltro ai calci di rigore) è riuscito nell'impresa di riavvicinare i tifosi alla Nazionale estromessa solo due anni prima dal Mondiale alla prima fase. Il tutto con giocatori non certo di primo livello ma fatti rendere al massimo dal tecnico. Proprio la ferocia e la passione messa da Conte con l'Italia,mancano nelle sue esperienze europee con i club oltre alla poca imprevedibilità tattica data dall'utilizzo del 3-5-2 (ormai marchio di fabbrica del tecnico).

Quest'anno, però, ancora non è detta l'ultima parola e chissà che il doppio match contro il Real Madrid non possa riscrivere la storia (recente) dell'Inter e di Conte in Europa.