Le polemiche seguenti all’annullamento della conferenza stampa di Antonio Conte alla vigilia di Fiorentina-Inter non accennano a placarsi e continuano ad alimentare i social, le pagine dei giornali e i salotti televisivi, con i più svariati commenti, pro o contro le prese di posizione del tecnico salentino, il quale, in più occasioni, ha sollecitato il mondo del calcio italiano a coltivare maggiore rispetto tra gli addetti ai lavori, al fine di salvaguardare i principi di civiltà e lealtà sportiva.

Tutto molto bello, tutto molto politicamente corretto ma, onestamente, il pensiero si sofferma su una considerazione preliminare: ma da che pulpito viene la predica?

Già, lo ieratico tecnico interista, prima di esternare i suoi anatemi contro le nefandezze del calcio italiano, dovrebbe imparare a tenere, Lui per primo, a freno la lingua, al fine di evitare il rischio che si riversi sulla sua persona qualche schizzo di fango che lui per primo, non so quanto inconsapevolmente, si prodiga periodicamente nel sollevare.

Partiamo da una premessa, che deve essere considerata essenziale. Il ritorno di Antonio Conte in Italia e, soprattutto all’Inter, non poteva non sollevare una serie di reazioni, in qualche modo anche un po’ scomposte.

E’ un fatto conclamato la cocente delusione del tifoso bianconero, il quale la vissuto l’approdo del tecnico sulla panchina dell’Inter come un vero e proprio tradimento nei confronti del mondo bianconero che, come ampiamente noto, dopo le vicende di Calciopoli non nutre più nei confronti dell’Inter solo una sana rivalità sportiva…

Anche lo stesso tifoso interista, che vede alla guida della propria squadra un’icona bianconera, non si sa quanto sia preparato ad apprezzare compiutamente gli eventuali successi nerazzurri, conquistati da una squadra diretta da un allenatore, con un passato (dal punto di vista del tifoso) deprecabile.

Ma oltre ai tifosi, anche gli opinionisti si sono buttati nel cimento, spandendo osservazioni e commenti riguardanti il passato juventino del tecnico messo a confronto con i primi mesi dell’esperienza del tecnico all’Inter e le aspirazioni (non troppo nascoste) dello stesso Antonio Conte di triplicare, sulla panchina dell’Inter, l’esperienza vissuta alla Juventus e al Chelsea, con la conquista del titolo al primo anno di contratto.
Ora, era assolutamente evidente (in primo luogo allo stesso Conte) che il suo rientro in Italia, con le citate premesse, avrebbe generato discussioni, critiche, commenti, osservazioni, di qualsivoglia tipo e natura, ma ciò non doveva e non deve stupire, perché, da sempre, il calcio parlato si alimenta di vis polemica e un’occasione come questa non poteva certamente sottrarsi alla regola.

Ma torniamo al tema del rispetto, che Conte reclama come requisito pregiudiziale nell’ambito di un confronto con qualsiasi realtà operante nel calcio (dirigenti, calciatori, giornalisti e tifosi).

Nella conferenza stampa del 24 settembre 2019, alla vigilia della sfida casalinga contro la Lazio, il tecnico salentino ha sferrato uno dei suoi primi attacchi mediatici nei confronti di alcuni giornalisti che, secondo l’allenatore, non si comporterebbero in modo corretto.
Di seguito un estratto testuale delle dichiarazioni del tecnico, esemplificative del grande rispetto che Antonio Conte nutre nei confronti dei citati giornalisti “Poi ti ritrovi degli articoli da parte di qualche giornalista in cui si scrive che io verrò ricoperto di insulti nel corso di Inter-Juventus. Lì rimango sbalordito - prosegue - perché chi scrive e parla dovrebbe avere più senso di coscienza e capire cosa provoca, che sentimento trasmette a chi legge. Ora c'è penna libera. Se fossi un direttore di giornale li caccerei a calci in ****. Cerchiamo di guardarci. Chi scrive o chi parla sta sempre dalla parte della ragione. È come le sostituzioni, al 95' sono bravi tutti a farli. Chi scrive e comunica ha una responsabilità in più perché chi scrive e comunica viene riportato dai social e alimenta una spirale di odio e insoddisfazione. Perché? Perché fa più presa? A me dà veramente fastidio vedere questo o suggerire di insultare una persona durante una partita".

In sostanza, i giornalisti in questione - per aver riportato una verità ovvia (sin dai tempi del gioco della palla corda a Firenze), ovvero che Conte, come ex e che ex…, sarà fischiato (fischiato, non fucilato) dai tifosi bianconeri in occasione di Inter-Lazio - dovrebbero essere cacciati e presi a calci in ****? Ma stiamo scherzando!? Ma come si può permettere di far passare sotto silenzio una frase così grave ed assurda rispetto alla pubblicazione di un articolo del tutto legittimo, non offensivo e avente solo lo scopo di rappresentare una realtà, peraltro nota a tutti e che si ripete dalla notte dei tempi?

Nella conferenza stampa del 5 ottobre 2019 - alla vigilia del derby d’Italia, Inter-Juventus, Conte ha risposto in modo stizzito e perentorio alla domanda di un giornalista riguardo alla petizione lanciata sui social, inerente alla proposta di togliere la stella del tecnico dall’Allianz Stadium di Torino. Di seguito la dichiarazione testuale, dove traspare il grande rispetto che Conte nutre nei confronti dei citati tifosi bianconeri, proponenti e firmatari della petizione: “La petizione contro la mia stella allo stadio della Juve? Dispiace che Agnelli sia intervenuto. Intervenendo ha dato importanza ad una proposta becera, volgare, priva di valori. Ha dato spazio all’ignoranza. Io non lo devo neanche toccare questo argomento. Fino a dieci giorni fa ho detto che la colpa era vostra per lo spazio che date a queste cose becere. Io non devo ringraziare niente e nessuno, sarebbe stato meglio non dare spazio a questi deficienti, ignoranti e stupidi”.

I “deficienti, ignoranti e stupidi” sono i citati tifosi bianconeri, colpevoli di essersi resi sostenitori di un’iniziativa che, se da una parte, può essere giudicata per certi versi discutibile; certamente, dall’altra, non può essere definita “becera e volgare” e promovibile solo da soggetti “deficienti, ignoranti e stupidi”. Trattasi, nel caso specifico, di un’istanza promossa pubblicamente, identificabile quanto ai soggetti che la sostenevano e del tutto civile quanto alla forma e al contenuto. Per contro, le dichiarazioni di Antonio Conte di biasimo nei confronti di tali soggetti sono state gravi, offensive e del tutto gratuite.

In occasione del post partita di Fiorentina-Inter del 15 dicembre scorso, Antonio Conte si è ancora prodotto in un’altra performance oratoria, scatenata dal fatto che l’Ordine dei Giornalisti e l’Ussi gli avevano chiesto di scusarsi con Il Corriere dello Sport e con Italo Cucci (decano ottantenne del giornalismo sportivo…) per aver annullato la conferenza stampa in segno di protesta contro la lettera pubblicata dal quotidiano romano dove un tifoso gli dava dell’esaurito.
Di seguito le dichiarazioni del tecnico rilasciate a Sky: “Ho lasciato tutto in mano al mio avvocato. L’ho fatto su decisione dell’Inter. Se parliamo di rispetto, bisogna prima darlo per poi riceverlo. Abbiamo annullato la conferenza stampa per far recepire questo concetto a tutta la categoria dei giornalisti. Dobbiamo mandare dei segnali di rispetto, visto che è stata una mancanza di rispetto. L’Ordine dei Giornalisti e l’Ussi si devono vergognare perché mi chiedono di scusarmi contro chi mi ha mancato di rispetto. Poi parla chi ha fatto un titolo razzista, facendosi deridere da tutto il resto del mondo, o chi ha pubblicato una anticipazione sulla malattia di Mihajlovic…”.

In una dichiarazione di poche righe, Conte è riuscito ad usare per ben quattro volte il termine “rispetto” ma, stante le sue dichiarazioni ed i suoi atteggiamenti, è certo che Conte conosca realmente il significato del termine o ne abbia un senso distorto, ritenendo che debba essere soltanto utilizzato unilateralmente nei suoi confronti?
Eppure ha altresì dichiarato che il rispetto “bisogna prima darlo per poi riceverlo”. Verissimo. E allora, il mitico allenatore del Salento - tenuto conto della notorietà acquisita, che lo rende soggetto pubblico e quindi esposto; di essere stato baciato dalla fortuna per avere vissuto, riuscendo a coniugare in realtà quotidiana il sogno di vivere di calcio; di godere di enormi privilegi economici, sconosciuti ai più - dovrebbe riflettere, prima di parlare.

 

Riflettendo sul suo stato di uomo fortunato, Antonio Conte dovrebbe pertanto fare tesoro di una frase di Leonardo Sciascia, “Rispetta il prossimo tuo come te stesso e anche qualcosa di più” e ricordarsene sempre ma soprattutto prima di dare aria alla bocca.