Era luglio 2014 quando Antonio Conte a due giorni dal ritiro con la “sua” Juventus decise di abbandonare anzitempo la compagine bianconera perché a suo dire con quella squadra fare di più sarebbe stato impensabile. Non molto tempo prima salì alla ribalta della cronaca nazionale per un’espressione diventata nel tempo molto celebre, soprattutto dopo i notevoli passi in avanti fatti dalla squadra allenata in quel tempo da Massimiliano Allegri in Champions League, “quando ti siedi in un ristorante dove si pagano 100 euro non puoi pensare di mangiare con 10 euro eh!” il tutto accompagnato da un ghigno sarcastico che poco piacque anche alla società bianconera, che negli anni ha fatto dello stile, avanti e dietro le telecamere, il suo marchio di fabbrica. Quell’anno Conte stabilì il record italiano e dei maggiori campionati europei in campionato portando la Juventus a totalizzare un qualcosa come 102 punti in campionato, salvo poi però uscire ai gironi di UCL contro il Galatasaray e non riuscire a superare il Benfica in una semifinale di Europa League ampiamente alla portata.

E allora ecco che ad oggi Conte, da un ristorante si è ritrovato a mangiare sul divano di casa, il più classico dei prendo e porto via, perché ora al ristorante non ci si può nemmeno sedere. È così che secondo me si può riassumere in breve l’ultimo anno dell’allenatore nerazzurro, incapace di creare empatia con un ambiente che già lo aveva accolto guardingo, non riuscendo a portare a casa, in ultimo, un trofeo che avrebbe elevato sia lui sia l’Inter nell’èlite del calcio europeo anche solo per la prima casella nei prossimi gironi di UCL.

I continui mugugni, dalle parole post Borussia in Champions "Sono stufo di dover parlare sempre delle stesse cose. Venisse qualche dirigente a dire qualcosa. A inizio stagione sono stati fatti errori importanti, spero che queste partite facciano capire qualcosa a chi di dovere. Non possiamo affrontare Champions e campionato in queste condizioni, è inutile nascondersi dietro ad un dito" alle recenti dichiarazioni alla fine del campionato “scarsissima protezione da parte del club” dove è stata poi prontamente gettata acqua sul fuoco per salvare un finale di stagione che ancora tutto aveva da dire, salvo poi ritornare sui suoi passi nel post partita della finale appena persa. Conte si è ritrovato ad allenare una squadra in grado di competere in campionato e in Champions, figuriamoci in Europa League, si è ritrovato ad allenare una squadra che tra mercato estivo e invernale gli ha regalato tanti elementi di qualità da lui richiesti con un esborso economico societario non indifferente superando tra cartellini e ingaggi ampiamente i 200 milioni di euro, senza contare che lui stesso ha sottoscritto, al momento dell’arrivo a Milano, un contratto milionario da vero top player considerando che ad oggi è il tesserato che percepisce lo stipendio più alto, più dei vari Lukaku, Martinez, Eriksen e chi più ne ha più ne metta.

Allora è uscito ancora una volta fuori quel pianto di natura contiana che ha accompagnato la stagione interista fino alla fine e che tanto aveva fatto infuriare i tifosi Juventini e tanto sta facendo riflettere la società nerazzura che non è certo rimasta indifferente alle continue accuse del tecnico leccese durante la stagione, soprattutto se è un tesserato che va di volta in volta a rappresentare la società davanti a telecamere e tifosi, ed è stato accolto e acclamato come il simbolo della rinascita interista con tanto di video celebrativo.

E pensare che al grande smacco c’era anche andato vicino, Antonio, vicinissimo a strappare uno scudetto sul petto bianconero che proprio lui aveva fatto cucire per la prima volta dopo tanti anni; ma purtroppo per lui nemmeno quando la Juventus disputa la sua peggior stagione in termini di numeri e gioco le avversarie riescono a starle davanti, e pazienza se è solo un punto, citando proprio lui “il secondo è il primo degli sconfitti”. Adesso invece scatta il rebus Conte, Conte SI/ Conte NO, con il futuro dell’Inter appeso ad un filo, appeso alle decisioni di un tecnico che soltanto un anno fa si era proposto come salvatore della patria, una sorta di “Messia”, passatemi il termine, capace di portare tutto e subito. Sarà ora da vedere se Antonio sarà ancora in grado di guidare l’Inter per consolidare quanto fatto quest’anno e soprattutto se una società come l’Inter voglia ancora affidarsi alle mani e alle parole di un tecnico come Conte accettandone pregi e difetti provando finalmente a vincere, perché come dicono in molti “andarci vicino conta soltanto a bocce” oppure scegliere ancora una volta la strada più semplice, colpa agli altri e andare via come già fatto in passato con Juventus e Chelsea, perchè dopo sei anni tra Nazionale e Premier sembra esser cambiato veramente poco, o forse nulla.