Mancini 2016, Spalletti 2017, Conte 2019. Cos'hanno in comune le interviste prestagione rilasciate dai mister citati? Sostanzialmente critiche rivolte alla società, sopratutto alla proprietà. Tutte e tre gli allenatori lamentarono (e ora lo fa appunto Conte) l'enorme lentezza nello gestire il calciomercato, sia in uscita che in entrata. Rosa eccessivamente folta, giocatori fuori dal progetto senza un futuro delineato, trattative lente a sbloccarsi. Ecco alcune delle dichiarazioni più emblematiche rilasciate in data odierna da Conte:

“Le ambizioni alte le avevamo prima e le abbiamo anche adesso, ma è difficile mantenerle così se non si fanno le cose. Da una parte ci sono le parole e dall’altra i fatti. L’importante è che le cose succedano, anche se non in una settimana”

“Se mi chiedi di essere onesto, dico che siamo in ritardo rispetto alla tabella di marcia sotto diversi punti. Dobbiamo dare un’accelerata e pensare che c’è una strada da fare. E che specialmente per quel che riguarda le cessioni questa strada è in salita”

“I problemi, se ci sono, devono essere risolti e noi stiamo tardando nel farlo. Mi aspettavo fossimo più avanti, diamoci una mossa, chi ha tempo non aspetti tempo”

“Tutti sapete quanto sia importante per me avere giocatori a disposizione per plasmare la squadra. Capisco ci siano i tempi del mercato, ma importante è che le cose che abbiamo programmato vengano rispettate”

Questo è un attacco totale alla società e a Suning, sopratutto verso quest'ultima, rea di fare promesse che spesso non mantiene. L'alterazione di Conte è evidente. E non è il primo anno, ma come già sottolineato è il terzo anno e il terzo mister che lamenta questa situazione (e si potrebbe tirare in ballo anche Sabatini). E' palese che ci sia qualcosa che non funziona nell'organizzazione societaria. E' giusto mantenere la calma, ma se l'allenatore è il primo a mostrare segni d'impazienza, allora qualche domanda i tifosi più ottimisti dovrebbero pur porsela. Il mister chiede celerità e pretende che i patti vengano rispettati. Ha sbattuto la porta in faccia ad Agnelli, membro della famiglia più potente in Italia, non c'è motivo per non credere che possa fare altrettanto con la famiglia Zhang. 

Quindi giusto non farsi prendere dal panico, ma neanche bisogna prendere in giro i propri dipendenti e sopratutto l'anima di una società di calcio: i tifosi.