Alla luce delle recenti vicende di calciomercato, tra la giustificata euforia soprattutto dei tifosi di Juventus e Inter per i grandi colpi in chiusura Vlahovic e Gosens messa in antitesi alla altrettanto comprensibile depressione dei tifosi del Milan, colgo l’occasione per esprimere alcuni miei pensieri sulla gestione del Milan da parte della proprietà Elliot nell’attuale contesto della lotta per l’alta classifica della serie A (scudetto e qualificazione alla prossima Champions League).

  1. Parto dalla frequentissima accusa rivolta a Elliott di non avere la volontà di fornire al Milan le risorse per competere “per vincere” (per ora lo scudetto) e non solo qualificarsi alla Champions League. Ciò in ossequio rigoroso alla filosofia della sostenibilità finanziaria e ad una gestione orientata secondo molti esclusivamente a finalità speculative (quindi senza accollarsi grandi investimenti) volte a rivendere il club in un prossimo futuro guadagnandoci, gestione tipica di un Fondo la cui proprietà del club è dichiaratamente di passaggio. Questa gestione viene messa a confronto con quelle di grandi società come Juventus, Inter, Napoli, Roma che spendono prevalentemente a debito, investono e ottengono vittorie e piazzamenti, cumulando passivi di bilancio senza che ciò limiti le loro capacità. Ci si domanda, legittimamente: come riescono a farlo mentre il Milan fa sempre la parte del club che appare tanto ligio, quanto “fesso”, rispetto ai suoi competitors più furbi e cinici? Sul senso di questi confronti, c’è un aspetto che secondo me non viene mai sufficientemente evidenziato. Il Milan, rispetto alle suddette società (ma anche a Lazio e Atalanta) è in una fase di sviluppo del suo progetto con comparabile con quello delle suddette società che sono anni avanti per quanto fatto negli ultimi 5 anni, tra partecipazioni alla Champions, proprietà stabili e per questo orientate all’investimento, sfruttamento di rendite di posizione passate tradotte nel valore tecnico delle rose maturate negli anni ante Covid (in termini di valore di acquisto – vendita con relativi cospicui incassi e plusvalenze avuti a disposizione per fare mercato, evoluzioni e tempistiche contrattuali  dei giocatori top che hanno limitato le perdite dei giocatori a scadenza ecc.), relazioni privilegiate ( costruite nel corso di tanti anni) delle proprietà e dirigenti di tali club con i massimi livelli politici, istituzionali, finanziari, giudiziari a livello calcistico e non ecc.. Tutti asset che il Milan di Elliott, non per colpa di Elliott, non possiede per la sua storia degli ultimi 10 anni, almeno. Ne discende il fatto che oggi pensare che se un’operazione la fanno Inter e Juve, se non la fa anche il Milan è per incapacità o mancanza di ambizione di proprietà e management del Milan significa mettere a confronto , secondo me, le classiche mele con le pere e quindi trattasi di un confronto privo di senso e pertanto impossibile da porre a base di valutazioni razionali e realistiche.

  2. Oggi molti pensano che il Milan chiamandosi Milan, con il peso della sua storia, debba per questo sempre e comunque competere a prescindere da tutto per vincere in Italia e in Europa. Quindi se proprietà e management non fanno questo, si dice, sono soggetti inetti da offendere e insultare. Proprio per quanto detto sopra, ossia le differenze storiche e ineliminabili tra Juventus e Inter rispetto al Milan in tema di omologazione all’ambiente istituzionale e di potere italiano, si stenta a capire che, chiusa la parentesi gloriosa di Berlusconi (prima il Milan aveva avuto i vari Farina, Colombo, Morazzoni, Buticchi ecc., non Agnelli, Fraizzoli, Moratti, Garrone, Pontello, Cragnotti…), al Milan quello che fanno gli altri club italiani ben innervati e appoggiati dall’establishment italiano non è permesso, per tanti motivi. Quindi il Milan, tra i top club italiani, non potrà mai essere e quindi mai confrontarsi con le possibilità di azione e gestione consentite a Inter e Juve, ma anche a Roma, Lazio o Napoli, per fare degli esempi. Il Milan è condannato, piaccia o no, ad essere un “unicum” del calcio italiano con tutti i suoi esaltanti picchi e le sue periodiche disgrazie (serie B compresa)  che a questo suo DNA storico si collegano, e con il prezzo di un fisiologico di un minor numero di vittorie specie in ambito domestico, per i suddetti motivi. Essere tifosi del Milan, ma soprattutto in sintonia con valori e filosofie dell’“unicum” del Milan, significa non solo accettare ma essere orgogliosi di questo “unicum” senza misurarlo con il numero di trofei e vittorie, come fanno Inter e Juventus. Altrimenti i tifosi milanisti che ragionano con la logica “colpi, vittorie e trofei a qualsiasi costo (incluse furbizie, raggiri, aiutini dall’alto ecc.), perché se lo fanno Inter e Juventus il Milan non può essere da meno” non c’entrano nulla con i valori dell’ “unicum” Milan , e quindi devono semplicemente prendere atto di aver sbagliato squadra da tifare, potendo invece trovare ciò che cercano, in quanto rispecchiano ciò che sono, in Juventus e Inter.

  3. Si contesta al Milan di non essere competitivo rispetto a Inter e Juventus ma secondo me si sottovaluta sempre un aspetto: per quanto tempo negli ultimi due anni il Milan ha potuto dimostrare sul campo nel pieno delle sue risorse se effettivamente vale più o meno di Inter e Juventus ( al di le delle valutazioni teoriche fatte sulla carta che spesso non corrispondono poi ai risultati del campo) ? Risposta. Praticamente mai. Eppure questa inferiorità la si da per acclarata e scontata, come sempre si fa in Italia limitandosi a leggere numeri, tabellini e almanacchi. Ecco, a me semplicemente piacerebbe che in futuro il Milan potesse confrontarsi solo sul campo a parità di condizioni ( ossia a parità di organico, per un periodo sufficientemente lungo) con Inter e Juve per dare un giudizio. Oggi, a differenza di tutti gli altri, non mi sento di darlo per mancanza di prove. E anzi le prove “indiziarie” (differenze ridotte di punti in classifica e rendimenti sul campo, considerando il differente livello di “disavventure “ subite, tra infortuni (non muscolari), Covid, calendari, episodi arbitrali clamorosi a sfavore in momenti decisivi ecc.) fanno sospettare, a parità di condizioni, un risultato ben diverso da quello dato per scontato da molti. Perché spesso di dimentica che giudicare una formazione leggendola su un foglio di carta è cosa po' diversa dal testare la sua forza reale sul campo, dove entrano non curriculum, costi del cartellino, ingaggi, nomea mediatica ecc. ma solo e soltanto il rendimento fisico, tecnico, tattico e ancor più l’alchimia con allenatore, compagni, stile di gioco ecc.. Ricordando che nel calcio di oggi un Dybala (puro esempio) sarà anche il trequartista più talentuoso della serie a, ma se poi in campo chi lo controlla arriva sempre per primo sulla palla perché ha più gamba, fisicità, concentrazione e applicazione tattica ecc. (e queste le può avere qualsiasi mediano semisconosciuto..) e questo duello di moltiplica per gli altri 9 in campo, a prevalere potrebbero essere tranquillamente gli “sfigati” giocatori del Milan rispetto ai supercampioni di Inter, Juve ecc.. Questo oggi significa sapere cosa è la serie A ( quante volte sento ancora parlare da parte di illustri opinionisti di “partite facili”, “risultato scontato” ecc.) e in generale il calcio moderno, oggi, dove , piaccia o no, doti come fisicità, aggressività, corsa, cattiveria agonistica, aspetto caratteriale e mentale ecc. (cose che non si vedono mai negli “highlights di qualsiasi giocatore) contano molto più del talento puro, della tecnica, della giocata di classe estemporanea. Quindi anziché considerare manager, allenatori, giocatori ecc. in base alla loro nomea, passato, curriculum, costi e  ingaggi ecc. per contestare a priori e sulla base del passato o di pregiudizi (e spesso offendere e insultare sul piano personale), perché non limitarsi a sostenere con positività il Milan, manifestando eventualmente delle divergenze di opinione in modo rispettoso, per poi fare i conti alla fine?

  4. Venendo allo tsunami Vlahovic e alle nuove prospettive di qualificazione alla Champions League della Juventus a scapito di un Milan che, già incompleto, si rinforza a gennaio solo con un 18enne, davvero questo colpo è in grado di stravolgere tutti gli equilibri competitivi della lotta per la Champions League? Provo a rispondere argomentando non sulla base di emozioni, sensazioni e valutazioni “sulla carta” ma facendo parlare i numeri: lo scorso anno la Juventus alla 23 giornata, con Ronaldo (e Chiesa) aveva 48 punti ossia uno e non sette in meno dal Milan (e allora con lo scontro diretto ancora a sfavore del Milan), e, con tali assi ha fatto nelle ultime 15 giornate 30 punti, 2 a partita, ritmo da lotta per 4^ posto (non certo da scudetto), appunto. Rolando ha fatto in questo periodo 14 gol in 15 partite, molti decisivi. La difesa di quella Juve è rimasta esattamente a livelli di efficacia di quella di allora. Ora la Juve ha trovato con Vlahovic quindi il suo Ronaldo per le ultime 15 giornate, ma manca Chiesa e c’è un Dybala lontano dai suoi standard realizzativi e innervosito dalla vicenda contrattuale. Il resto è in pratica uguale né Allegri pare aver dimostrato una capacità di incisività sul gruppo superiore a Pirlo. Ma oggi la Juve parte da 42…se facesse 30 punti come lo scorso anno ( ripeto con Ronaldo e Chiesa) andrebbe a 72, ma supponiamo che Vlahovic faccia meglio di Ronaldo ( ossia meglio di un gol a partita) e la Juve faccia diciamo 35 punti…andrebbe a 77. Al Milan per arrivare a 78, partendo da 49, basterebbe fare 29 punti, circa 2 a partita, la media standard del Milan di Pioli con 5-8 infortunati a partita annessi…e se questi infortuni si arrestassero? Se dopo i tradizionali 6 mesi di assestamento iniziale si sbloccano i vari Giroud, Rebic e Messias, e magari Diaz? Se Leao continua la sua crescita? Non mi sembrano ipotesi così campate in aria e quindi davvero ci sono i presupposti per i funerali anticipati che leggo oggi, numeri alla mano? E’ una domanda che pongo sul tavolo, ripeto, dati e numeri alla mano.

  5. Infine un aspetto culturale. Condurre un club soprattutto oggi che sono azienda che fanno girare giro d’affari enormi, significa giocoforza scegliere una strategia, definirne le tempistiche e i risultati attesi intermedi e finali nell’arco di 3-5 anni e poi portare avanti nel tempo le azioni in modo coerente con la strategia, con gli eventuali correttivi che però non sovvertano il piano generale. Se ad ogni azione degli avversari, o per assecondare la pancia dei tifosi o dei media, ad ogni evento o mossa imprevista si cambiasse sempre tutto solo per inseguire tali eventi, agendo esclusivamente per reazione emotiva, facendo anche il classico “passo più lungo della gamba”, magari per ottenere subito un risultato (esempio lo scudetto) al quale non si è ancora pronti solo perché certe circostanze possono illudere che sia alla portata, e poi si paga (come quasi sempre accade) questa forzatura in quanto fatta al di fuori e contro l’impostazione di un progetto coerente e realistico, buttando a mare ogni volta quanto faticosamente costruito, sarebbero questi una proprietà e un management da elogiare e sostenere in vista di un pianificato ritorno stabile ai vertici? Secondo me no.

  6. Nel valutare la strategia del Milan, a dimostrazione dell’“unicum” di questo club e per converso dell’arretratezza del sistema calcio italiano ( dai suoi governanti ai media alla cultura sportiva della maggioranza dei tifosi), guardacaso non vengono quasi mai fornite dettagliate notizie, quasi fossero qualcosa che non c’entra e non ha ricadute poi anche sui risultati sportivi attuali e futuri, sull’incredibile lavoro svolto da Gazidis, specie guardando la situazione di partenza e un potenziale enorme lasciato marcire dalle proprietà precedenti, in tema di raccolta di sponsorizzazioni non solo numerose e remunerative, ma soprattutto di livello mondiale che molti altri club europei di  ranking ben più alto non sono riuscite a ottenere, così come la promozione e rivitalizzazione del brand a livello mondiale con sofisticatissime e tecnologicamente all’avanguardia campagne social che stanno rivalorizzando il brand Milan nel mondo anche senza pari risultati sportivi, anche qui con importanti ricadute su ricavi e aumento di valore e reputazione del club a livello mondiale. Il tutto senza dimenticare che il Milan si sostiene senza debiti e ricavi futuri già impegnati con una situazione finanziaria i cui benefici non sono visibili oggi (per la suddetta mancanza di cultura) ma saranno fondamentali domani per non fallire nel calcio del 2020.2030. Chi oggi giudica il Milan solo un club il cui unico scopo sia mandare giocatori in campo per vincere le partite senza pensare al altro, ossia come 30-40 anni fa, semplicemente non ha capito cosa siano, che gli piacciano o meno,  il calcio e la vita di un club calcistico oggi e come ormai sia impossibile, anche volendolo, parlare di tifo e di calcio senza capire nulla degli effetti della pandemia, di gestione e finanza aziendale, di mondi social, di diritti televisivi, di stadi di proprietà, di sponsorizzazioni, di regolamenti nazionali ed europei, di competizione non più tra club ma tra sistemi calcistici, paesi, culture orientate o meno a futuro e innovazione,  ambienti attrattivi per gli investitori e non solo per i tifosi… perché è su tutte queste dimensioni viste insieme e non solo su calciomercato, risultati, vittorie  e trofei conquistati nell’immediato che si deve oggi valutare la bontà o meno nella conduzione di un club calcistico, tenendo presente che oggi molti club  se non valutano bene quello che fanno agendo sull’impulso del raggiungimento del risultato immediato mettono seriamente a rischio la loro vita futura (in gergo tecnico si chiama continuità aziendale).

In conclusione ho voluto porre alcuni spunti sul tavolo (e tanti altri potrebbero essercene), per dire che sono davvero tantissimi gli aspetti da considerare per valutare in modo ragionato il progetto sportivo del Milan targato Elliott, aspetti che purtroppo vedo quasi sempre assenti nelle opinioni, spesso a mio avviso molto superficiali, emotive e scollegate dalla realtà, espresse non solo da tifosi ma anche fa opinionisti, addetti ai lavori e  persone dalle quali mi aspetterei, essendo pagate per questo, una maggiore attenzione e competenza, capacità e obiettività di analisi nel considerare gli aspetti che ho sottolineato.