Non so voi, ma io ormai pago e continuo a rinnovare l’abbonamento a DAZN praticamente solo per avere la possibilità, nel dopo partita, di essere “informato sui fatti”, e quindi di seguire i commenti e le interviste sapendo di cosa i giornalisti, commentatori e protagonisti della serata stanno parlando. Questo a sua volta finalizzato alla possibilità, per quel po’ di capacità oratoria che ancora possiedo, di rintuzzare eventuali critiche alla mia squadra, verso la quale solo io ritengo di avere diritto di dirne male.

Almeno, questa è la spiegazione che durante la visione delle partite mi do, per giustificare nei confronti di me stesso quello che (a mio avviso) non trova un corrispettivo in italiano altrettanto evocativo del british “waste of time”. Lo spreco, lo scempio, la distruzione del mio tempo, sempre talmente scarso, da avere, foss’anche solo per questo motivo, un implicito valore. Ma anche lo scempio del giuoco del calcio, che partita dopo partita viene riproposto a noi, poveri telespettatori, con varianti sempre peggiori, di qualità inversamente proporzionale al valore dell’avversario. Partite inguardabili quando le squadre avversarie sono insignificanti (come il Verona), persin decenti con squadre come l’Inter, la Lazio, la Roma, cioè con squadre bene o male (soffro e rilutto nel dirlo) del nostro stesso livello.

Dicevamo della necessità di poter seguire e capire a cosa si riferiscano i commenti che nel dopopartita vengono rilasciati da giocatori, allenatori, commentatori, giornalisti e quant'altro. Stavolta per la Juventus a parlare, in quanto protagonista della serata, è risultato essere, con non poca dose di spirito beffardo, lo stesso Moise Kean, che proprio una decina di giorni prima era stato letteralmente massacrato, per un fallo di reazione, dagli stessi giornalisti e commentatori che, sfacciatamente, ieri sera gli chiedevano, elogiandolo, se pensava di avere le carte in regola per diventare tra non molto uno dei migliori attaccanti a livello planetario.
Ma avete capito? Cioè, lo stesso Kean che 10 giorni prima era stato oggetto del tiro al bersaglio di verdure e ortaggi, per colpa di un suo fallo di reazione che aveva comportato la sua espulsione, veniva ieri sera interrogato circa le possibilità che nel giro di poco tempo egli possa diventare uno dei migliori giocatori al mondo!
Mi verrebbe da consigliare al buon Moise di munirsi di mazza da baseball (va bene anche il mattarello, se è sposato) da portare con sé alla prossima intervista, e da tenere ben in vista per far capire che c’è un limite anche all’indecenza dei commentatori, non solo a quella dei giocatori.

Esaurito l'argomento Moise Kean, parliamo di un argomento ben più piacevole: Napoli Milan 0 a 4. Se mi avessero detto, neanche un mese fa, che avrei tratto le mie migliori soddisfazioni con DAZN, non più seguendo le partite della Juve, bensì quelle del Napoli, del Milan e dell'Inter, nessuno lo avrebbe creduto possibile. Ma avendo riscoperto, sia pure in tarda età, questa mia nuova sconosciuta capacità di influenzare negativamente i risultati delle squadre a me antipatiche, non posso esimermi dal mettere a disposizione della mia squadra del cuore questa mia attitudine.
Dopo aver dispensato a piene mani, in altre occasioni, esempi di bel gioco che noi Juventini ci possiamo solo sognare, stasera il Napoli ha dispensato soltanto figuracce, denotando gravissime lacune, soprattutto nel reparto difensivo dove il quarto gol (di Saelemaekers) è stato segnato tra paggetti napoletani che man mano che il giocatore del Milan avanzava si prodigavano nello stendere sotto i suoi piedi da principino delle fiabe di Hansel e Gretel, un tappeto rosso che, completamente srotolato, finiva direttamente nella porta presidiata, si fa per dire, dal pessimo Meret, che, diciamocelo, anche sul terzo gol non è sembrato esente da responsabilità, vista l'angolazione del tiro di Leao, con una ampiezza di porta da coprire non più larga di un paio di metri.

Come già la volta scorsa, in cui mi era balzato nella mente di vedere per la prima volta una partita di questo Napoli, sono rimasto anche stasera impressionato dallo sguardo furente di Mario Rui (un po’ Johnny Depp, un po’ D’Artagnan, giocatore esteta, e spadaccino d'altri tempi (quelli del cardinale Richelieu, di cui De Laurentiis può essere considerato, per odiosità del personaggio, degno erede).
Come già detto anche nel recente articolo, in cui avevo descritto la mia sorpresa nel vedere un Napoli così votato al bello, così diverso dal solito Napoli sciatto, quasi incapace, ormai di evolvere, scivolato, senza rendersene conto dal popolare al populista, con un De Laurentiis, per definizione parvenu di qualsiasi consesso, che abbia come elemento aggregativo l’educazione e la cultura del bello senza fini di lucro, concetti a lui sconosciuti.

Il “Presidente cafone”, come amo a volte simpaticamente definirlo, ieri sera si è visto poco. Non voglio certo mettermi adesso, in un contesto necessariamente semplificativo, a sostenere teoremi che ovviamente richiederebbero profondità di analisi ben maggiori, ma, se posso esprimere una valutazione, così, al volo, non ricordo una sola volta in cui la Juve, di fronte a disfatte di questa portata, non abbia visto nell’inevitabile analisi delle 'colpe' la compartecipazione del tanto vituperato Andrea Agnelli e del suo vice Nedved, i quali ci hanno sempre messo la faccia.
Questa è, forse, la differenza tra due mondi ben distinti, che solo chi non vuole vedere non vede. Il mio parere su De Laurentiis... l’avrete capito, non è dei più lusinghieri. Egli col suo modo di fare da sedicente gran signore, rappresenta, indegnamente, mortificandolo, tutto un popolo che da troppi anni ormai, si trova ad essere rappresentato da personaggi “bidimensionali” come un Gigi D’Alessio o un Clementino, e che quindi inevitabilmente si abbarbica attorno a questi, dopo aver avuto per decenni riferimenti dello spessore di un De Filippo, di un De Crescenzo, di un Troisi, di un Pino Daniele, e di chissà quanti altri, che mi sto perdendo per strada per colpa della mia scarsa memoria e cultura.

Ieri sera mia moglie, accorgendosi che seguivo la partita facendo il tifo per il Milan, è rimasta sorpresa, e mi ha giustamente chiesto come mai tra Napoli e Milan facessi il tifo per quest’ultimo. La risposta che avrei potuto confezionarle avrebbe potuto essere molto lunga, e non certo priva di elementi anche a favore del Napoli, e soprattutto DI Napoli e DEI Napoletani, gente con tanti difetti, ma con un cuore grande così. Ma nella mia risposta, nella mia scelta della squadra per cui tifare, un elemento su tutti ha prevalso. Un elemento, che lo ammetto, si basa molto su percezioni, e poco su dati di fatto. Elemento, tuttavia, grande a sufficienza da sgombrare il campo da tante altre motivazioni che non possono che venire dopo.
Per decidere per quale squadra tifare mi sono chiesto e mi sono risposto: se andassi a Napoli in occasione di un Napoli - Juve con in dosso la maglia della Juventus e mi facessi una passeggiata per le vie del centro, quali sarebbero le mie probabilità di ritornare a casa con le mie gambe? A mio giudizio, molto poche. Sicuramente molte di meno di quelle che, “a mia percezione”, sarebbero di tornare a casa incolume dopo una trasferta a Milano per un Milan-Juve.
E scusate se è poco!