Confesso che Giampaolo non era il mio preferito. Io alla guida del Milan avrei voluto Conte, ma ero consapevole che sarebbe stato molto difficile ingaggiarlo, anche se forse un timido tentativo è stato fatto. Come piano B avrei preso Allegri, allenatore vincente per mentalità e personalità, ma l'ex Mister della Juventus sembra aver preferito un anno sabatico alla seccatura della panchina rossonera. Infine avrei ripiegato su Gasperini dell'Atalanta, le cui capacità sono sotto gli occhi di tutti, ma credo che con il Milan non c'è mai stato nulla. Invece Giampaolo come del resto Di Francesco (prima alternativa all'ex tecnico sampdoriano) non mi ha mai coinvolto.

E' un tecnico che ho seguito con attenzione, ma non ho mai condiviso il lusinghiero parere espresso su di lui per esempio da Sacchi e non solo; i risultati non sono mai stati particolarmente positivi e il cosiddetto calcio spettacolo io non l'ho mai visto.

Devo dire ad onor del vero che le partite disputate dal Milan con Manchester United, Benfica e Bayern Monaco mi avevano in parte illuso che il mio fosse un atteggiamento prevenuto e che mi potessi essere sbagliato. In quelle partite avevo notato una linea difensiva alta a ridosso della metà campo; un pressing organizzato a cominciare dagli attaccanti nella trequarti avanzata; terzini capaci di coprire tutta la fascia e arrivare a fondo campo per il cross; un movimento ben coordinato dei reparti in modo da tenere la squadra compatta.

Certo si vedevano le difficoltà di costruire il gioco in attacco; non si erano risolti i problemi di alcuni giocatori inadatti all'idea di gioco dell''allenatore, ma che con l'aiuto della squadra riuscivano a dare un rendimento accettabile; c'era stata la nota positiva di Gabbia e quella promettente di Daniel Maldini; si era notato il recupero psico-fisico di Donnarumma.

Purtroppo tutto cancellato nelle partite amichevoli successive in Kosovo e a Cesena, quando invece di migliorare la squadra è inopinatamete scesa di livello; si è pensato ai carichi di lavoro non smaltiti e che nell'imminenza del campionato erano più che giustificati.

Il tonfo di Udine è gravissimo, non solo perchè conferma il costante regresso; ora sembriamo allontanarci anzichè avvicinarci all'idea di gioco di Giampaolo; la squadra gioca su ritmi lenti, addirittura più lenti dello scorso anno; è completamente sparito il pressing alto e la squadra si fa sorprendere nelle ripartenze quando tende a spaccarsi in due tronconi; il gioco che dovrebbe passare dal regista difensivo, non trovando sbocchi in Romagnoli lento e impacciato, si affida a Musacchio o ai due terzini, peraltro molto bassi e incapaci di verticalizzare; ne consegue un possesso palla privo di dinamicità e per vie orizzontali; le linee di passaggio vengono puntualmente chiuse e risulta impossibile proporre verticalizzazioni o imbucate o triangoli con gli attaccanti.

Attaccanti che da parte loro non svariano, non tornano e non hanno fisicità; non dettano il passaggio, non creano spazi, non si rendono utili; si autosterilizzano in tentativi personali privi di sbocchi. E la partita scivola via senza un tiro nello specchio e col portiere avversario senza una sola parata.

Persino gli schemi da palla inattiva sono tornati ad essere innocui tentativi senza costrutto.

A dire il vero mettere in campo una formazione con tutti giocatori della scorsa stagione non ci è sembrata una grande idea; anche perchè gli stessi sono stati poi disposti in campo secondo lo schema caro a Giampaolo il 4-3-1-2.

I problemi sono cominciati a centrocampo dove Borini, Çalhanoğlu e Paquetà erano tutti e tre fuori posizione; a questi si aggiungeva la conferma che Suso non può, non vuole, non sa esprimersi da trequartista, del tutto incapace di "creare" gioco o di inserirsi per concludere; lo stesso Castillejo non ci pare quella seconda punta di cui il Milan avrebbe bisogno, ma forse un esterno alto più agevolato se giocasse a destra. Anche se non sarà mai quel campione che Maldini diceva di aver visto.

In queste condizioni, paradossale che si sia perso per un gol subito peraltro di testa e su azione d'angolo, punti debolissimi della difesa rossonera ormai da quasi un... decennio; c'è però da dire che Donnarumma ha fatto un vero miracolo su Lasagna, evitandoci un passivo rotondo.

Ci sarebbe da dire due paroline anche sul solito arbitro che viene di proposito designato per il Milan, giudici che ormai da qualche anno hanno tutti il medesimo profilo; non troppo esperti, pronti ad ammonire al primo fallo i giocatori rossoneri, non disposti a fischiare pro Milan nei casi dubbi, nè a concedere il giusto recupero alla fine dei 90'.

Pasqua a metà del primo tempo, con la statistica di 8 falli commessi dal Milan contro 12 subiti, aveva già ammonito Paquetà, Chanalogu e Borini; nel secondo tempo dopo 7 minuti di VAR non solo non ha concesso il rigore, ma neppure il... calcio d'angolo che la mano galeotta di Samir aveva causato; a Piantek è stato dato uno schiaffo che lo ha colpito in un occhio, a seguito di un diverbio nato da un atterramento fuori area, ovviamente non punito; infine a fronte di quei 7 minuti più le sostituzioni e quant'altro, sono stati concessi 5 minuti di recupero, con il triplice fischio pure anticipato di qualche secondo. Tuttavia quello che è successo a Udine ha avuto parecchie repliche in altri stadi e quindi ci sarà tempo e modo di trattare la questione successivamente.

Torniamo quindi alla sconfitta del Milan ed entriamo in ciò che più di questa è risultato preoccupante per i tifosi rossoneri: le dichiarazioni a Sky dell'allenatore.

Riassumendo Giampaolo ha fatto capire che:

- rinuncerà al suo progetto tattico per seguire le caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione;

- Suso non è l'unico problema della squadra;

- ci sono giocatori che devono fare quello che sanno fare come Piantek che è un finalizzatore;

- è l'allenatore che deve rivedere la propria idea di gioco e adeguarsi.

Cari milanisti, dopo 50 giorni di preparazione, dopo 6 partite amichevoli e una di Campionato si butta ai pesci tutto il lavoro fatto e se ne comincia un altro.

I giocatori nuovi acquistati perchè funzionali al gioco dell'allenatore? E lui perchè è stato scelto? Si poteva proseguire con Gattuso o con chiunque altro. Su Suso non è stato lui a dire che era un fuoriclasse, che poteva giocare dovunque, che si era messo a disposizione? Nella Samp il suo centravanti era Quagliarella capace di dialogare, fare assist e vincere la classifica di capocannoniere: pensava che Piantek gli somigliasse? Ma per capire il Milan non gli bastava vedere qualche filmato dello scorso campionato, invece di perdere tempo per due mesi? E quale insegnamento trarre da un allenatore che alla prima di campionato sconvolge il suo credo?

Giampaolo forse non sa che nel 1987 il Milan prese un allenatore che aveva  una rivoluzionaria idea di gioco; per perseguire quella idea andò incontro a pesanti sconfitte e feroci critiche. Non abiurò mai la sua filosofia di gioco e riuscì a creare il Milan più spettacolare della Storia, una squadra che viene ricordata tra le più forti di sempre al mondo.

Quell'uono si chiama Arrigo Sacchi; chiudiamo un attimo gli occhi e ipotizziamo le frasi di Giampaolo sulla bocca di Sacchi, dopo la sconfitta in Coppa UEFA 0-2 con l'Espanol: quel Milan non sarebbe mai nato.

Le parole di Giampaolo sono gravi e preoccupanti perchè distruggono un progetto  che- oltre che da  lui stesso-  era condiviso da Maldini e Boban; un progetto in cui credevano ciecamente perchè ci credeva l'allenatore. 

E ora che si fa?