9 Febbraio. I titoli dei giornali sono sempre più similari fra di loro: "Dybala a Madrid", "L'unico non Supereroe?", "La Joya è sacrificabile". Titoli importanti, perentori e pungenti.
Ma cosa c'è dietro questa caduta di popolarità del fenomeno ex Palermo? Apparentemente una scarsa quantità di goal, reo forse di averci abituati bene nelle scorse stagioni. 10 Febbraio. Dybala, dopo essere stato a bordo campo ad aspettare il via libera dal quarto uomo, per più di due minuti, a causa del prolungato possesso palla dei suoi compagni, entra in campo. Nemmeno due minuti e la Joya fa uno scambio a due con Ronaldo che ha davvero del bello per chi apprezza il calcio, un passaggio di mezzo esterno, a memoria, importante perentorio e pungente come furono certi titoli.

Ora sono sicuro che ci sarà chi troverà esagerato tanta enfasi per sottolineare un semplice passaggio e avrebbero ragione, se il soggetto di questa analisi fosse proprio il passaggio. Il soggetto però è l'apporto di Dybala per la squadra, che ora smista come un centrocampista, ricama e legge le situazioni come un vero trequartista e corre come un'ala. La verità è che Dybala incarna la Juve, i movimenti offensivi di Allegri, il recupero di palla e la gestione intelligente.
Dybala non è un attaccante puro, la sua stazza lo diceva, come lo dicevano i prolungati periodi che ogni stagione costringevano Dybala al digiuno da reti. Vi chiedo perciò di allontanare dalle menti desideri che hanno i nomi di James Rodriguez, Martial oppure Asensio.
Giocatori offensivi, per carità, ma per fare goal gli uomini ci sono.
Che uomini ci sono per fare quello che Dybala fa ogni volta che entra in campo, anche solo otto minuti?
La risposta ai posteri.