L'Italia è da sempre il paese delle polemiche su qualsiasi argomento, giuste, sbagliate o addirittura inventate e nel mondo del calcio tutto questo si amplifica paurosamente, per merito, o colpa della passione che gravita intorno a questo sport. Passione in grado di essere positiva, ma anche, e purtroppo spesso, di sfociare in violenza e maleducazione che ai tempi nostri si trasforma in violenza da tastiera. Un altro capo saldo della cultura italiana è anche quello di pontificare, criticare e giudicare qualcuno in maniera superficiale tenendo conto soprattutto di dettagli che poco o nulla hanno a che fare con la professionalità dell'interessato, ma che si focalizzano su aspetti più da gossip che altro. Così un allenatore o un giocatore appena acquistato da una squadra, ancor prima di iniziare a lavorare, ha già le sentenze sul suo operato scritte in grassetto sulle schiena.
Sarri arrivò alla Juve e dal giorno del suo annuncio su di lui piovevano critiche per il vestiario, le sigarette o i modi un po' burberi, e il tutto aveva un denominatore comune che era il suo passato partenopeo. Nessuna critica, inizialmente, sul suo lavoro e il suo calcio, ma Sarri era già esonerato il giorno della sua presentazione, per la maggior parte dei tifosi, poi lui ci ha messo del suo e non è riuscito a far ricredere i suoi detrattori con il gioco e i risultati, e alla fine è andata come tutti sappiamo.
Più o meno stesso discorso valeva per Antonio Conte che a Milano, sponda nerazzurra, è arrivato con l'alone bianconero intorno, e questo, al di là di tutto il resto, ha spostato gli equilibri dei giudizi dei tifosi, che ad ogni passo falso, o sconfitta erano pronti a salire sul carro di quelli che... uno juventino non può guidare l'Inter, e così ogni atteggiamento, ogni commento, ogni sfogo veniva sempre usato contro di lui, nonostante in campo le cose stessero andando avanti bene.

Chi scrive non è e non è mai stato un estimatore del Conte uomo, nemmeno ai tempi della Juventus, non è il tipo di persona che apprezzo, nel carattere, nei modi di fare e di intendere il calcio, ma come sportivo non posso non essergli grato a vita per ciò che ha fatto con la Juventus e la società, fino ad un certo punto, poi il mio pensiero su di lui rimarrà sempre quello, non è cambiato quando è arrivato a Milano e non cambierà se un giorno tornerà a Torino. Ma questo non mi ha mai impedito di giudicare l'allenatore, ma non l'uomo, e come ho scritto anche tempo fa, bisogna dargli atto di stare a portare a termine una stagione, la sua prima all'Inter, clamorosa per ciò che ha fatto e sta facendo. Lui, e probabilmente solo lui, poteva in questo contesto prendere una squadra senza arte né parte e trasformarla in una realtà di tutto rispetto e di prima fascia. Ha voluto e preteso un certo mercato e praticamente, a parte un paio di eccezioni, ha ricostruito fisicamente, moralmente e mentalmente una squadra che già dimostra di essere una sua creatura in tutto e per tutto. Emblematico è il rapporto tra lui e Lukaku. Il belga è il Conte in campo, lui è il Conte pensiero. Rumelu e un colosso di forza e tecnica, ma in campo e fuori è molto di più. È un leader vero, carismatico ma non cattivo e arrogante, anzi è una montagna di bontà e altruismo, con lui in campo tutti stanno meglio. Lotta, smista, apre spazi, segna gol, un guerriero che però ha il cuore buono. Mi ricorda il miglior Mandzukic. Conte lo ha fortemente voluto, e non ha sbagliato, per la sua Inter è perfetto, e lo sarebbe stato anche per la Juventus e Ronaldo al posto di Dybala ma questo è un'altro discorso. Conte e Marotta hanno creato una squadra e una società nuovamente credibili e competitivi. Chi è rimasto deluso per non aver vinto subito quest'anno lo scudetto forse si era troppo illuso e comunque non si andato molto distante, ma invece di criticare e pensare che "lo juventino" abbia fallito essendo una serpe in seno, dovrebbe essere felice delle basi messe quest'anno, che il lavoro svolto ora pagherà sicuramente più avanti e che probabilmente nessun altro avrebbe fatto meglio di Conte quest'anno. Ora l'Inter, dieci anni dopo, si ritrova meritatamente a potersi giocare una importantissima finale europea, e questa è tanta roba. Una finale meritata, che deve essere un orgoglio comunque vada, perché in finale intanto è importante arrivarci, e ve lo dice uno juventino, e poi tutto quello che arriva è un plus.
Conte è così è lo è sempre stato, non è una novità, prendere o lasciare, l'essere juventino non c'entra nulla, è il suo modo di essere a prescindere, è detestabile per certi versi, ma se trova l'ambiente giusto può costruire qualcosa di speciale, finché dura, e mi sembra che qualcosa di speciale con il secondo posto in campionato e questa finale di Europa League lo abbia tranquillamente fatto. Non c'è dubbio che se potrà continuare il suo lavoro anche il prossimo anno difficilmente si farà sfuggire il campionato, è un animale da preda, e lo scudetto è la sua preda, quest'anno è sfuggita per poco ma è lì... ancora sotto tiro.

Intanto mi sento sinceramente di fare i miei complimenti all'Inter squadra e società per questa finale europea che darebbe luce al calcio italiano, una competizione che troppo spesso è stata sottovalutata e snobbata a favore della sorella con le grandi orecchie, ma è stato un errore madornale. Molte squadre italiane, compresa la Juve, quando ne avevano avuto la possibilità avrebbero dovuto onorare di più questa competizione, sarebbe stato un plus per tutte, invece di togliersela dai piedi il prima possibile. È una competizione importante e deve essere motivo di orgoglio, non un ripiego.
Brava Inter e bravo Conte.