Sabato sera. Sono le ore 18:00, e allo stadio Luigi Ferraris di Genova, si sta giocando una partita delicata per entrambe le squadre scese in campo: il Genoa di Davide Nicola per allontanare lo spettro sempre più reale di una retrocessione in Serie B, mentre la Fiorentina di Iachini per provare a dare un senso a una stagione che rischia di finire, ancora una volta nell'anonimato.

La partita terminerà con un pareggio a reti inviolate, ma a far notizia, più che il risultato della gara, è stato un calcio di rigore sbagliato. A prendersi la responsabilità di tirare quel rigore pesantissimo - al Genoa la vittoria sarebbe stata una vera e propria boccata di ossigeno - è stato "Mimmo" Criscito, difensore centrale e capitano del "suo" Genoa.

Ma perchè un rigore sbagliato è riuscito ad acquisire cosi tanta importanza? La risposta è semplice: perché Criscito, che in carriera ha battuto la bellezza di ben quindici calci di rigore, non aveva finora mai sbagliato. Dragowski infatti, parandogli il tiro dagli undici metri, ha interrotto un record che i tifosi del grifone credevano essere ormai intramontabile.
E allora noi ci siamo chiesti: come si calcia il rigore perfetto?


Potenza, creatività e astuzia

Prima di addentrarci in un discorso apparentemente semplice ma in realtà più complesso di quanto si possa immagine, bisogna citare la frase di una canzone di Francesco De Gregori; stiamo parlando de "La leva calcistica della classe '68", e della frase che sottolinea una sacrosanta verita: "non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore". La canzone di De Gregori è dedicata all'ex calciatore Agostino Di Bartolomei, ma riprenderla in altre occasioni - la più famosa riguarda il rigore di Baggio al mondiale Usa '98 - non è nulla di sbagliato. Tirare un calcio di rigore dunque, non è cosa facile. Non si tratta solamente di posizionare la palla a undici metri di distanza dal portiere e da una porta che improvvisamente si fa davvero piccola. Assolutamente no. Si tratta di iniziare e vincere una "guerra" fatta di giochi di sguardi, di psicologia, di linguaggio del corpo. Ogni minimo movimento, anche quello più impercettibile, potrebbe fare la differenza tra spedire il pallone in fondo alla rete, o consegnarlo tra le mani del portiere.
Per rispondere alla nostra domanda dunque, possiamo assemblare così il rigore perfetto: fermezza nel posizionare il pallone, e tanta concentrazione per non farsi ingannare né dal portiere né dai fischi degli avversari; potenza, perchè un tiro debole, flebile, rischia di diventare facile preda del portiere. E infine, ingengo, astuzia. Perchè sì, tirare in maniera decisa e potente è forse il metodo migliore per far goal dagli undici metri, ma a volte, serve ingegno. E anche un pizzico di follia.
Follia, una parola che l'ex numero dieci giallorosso, Francesco Totti, conosce alla perfezione.
Correva l'anno 2000, e in una serata di giugno, andava in scena Italia-Olanda, partita valida per la semifinale dell'Europeo. La partita si rivelò cosi tirata che per risolverla non bastarono i novanta minuti regolamentari: si dovette ricorrere ai supplementari prima, e a i rigori poi.
Ed è proprio a quei calci di rigore che nasce il famosissimo dialogo tra Di Biagio e Francesco Totti.

Di Biagio: “A Francé, io c’ho na paura”.

Totti: “Eh, a chi lo dici, ma hai visto quant’è grosso quello (ndr, riferendosi al portiere avversario, Edwin Van Der Sar)

Di Biagio: «Ah, così m’incoraggi?»

Totti: «Nun te preoccupà, mo je faccio er cucchiaio»

Maldini: «Ma che sei pazzo? Siamo a una semifinale degli europei!»

Totti: «Se, se, je faccio er cucchiaio!».

 

Molto probabilmente, senza quel lampo di genio misto a follia del numero dieci giallorosso, l'Italia non sarebbe arrivata in finale con la Francia (vincitrice del torneo); magari se Totti avesse tirato di potenza, avrebbe sbagliato, questo possiamo solo presupporlo.
Quello che sappiamo con certezza però, è che per tirare un rigore perfetto, servono genio, follia e sicurezza. E che non sempre la palla entrerà in rete, anche quando a tirare è Domenico Criscito, uno che di rigori se ne intende.