Ieri sera, da tifoso interista, ho guardato con molto interesse Napoli-Milan, non tanto per il risultato, che in tutta onestà non mi è ovviamente piaciuto (avrebbe fatto comodo un pareggio), ma per capire chi delle due, insieme alla rediviva Juve, può veramente insidiare il raggiungimento della seconda stella nerazzurra.

Mi aspettavo un Napoli famelico, aggressivo, arrembante, indiavolato, in preda ad una furia cieca, pronto a sputare sangue per prendersi la testa della classifica, un Napoli finalmente capace di sfruttare un’occasione unica per riportare ai piedi del Vesuvio il tricolore. Lo è stato per dieci miseri minuti, nei quali ha giocato ad un ottimo ritmo, nei quali ha fatto ballare il Milan con movimento di tutti senza palla, con passaggi di prima, triangolazioni, dominio territoriale. Poi, il nulla.
A Napoli non rimpiangeranno Insigne, capitano sempre assente nelle grandi occasioni, quando bisogna vincere per vincere. Ieri doveva essere la sua serata, doveva essere il completamento di un percorso, avrebbe dovuto prendere per mano la squadra e trascinarla ad una prestazione epocale, ad una vittoria che forse poteva significare scudetto. Invece, è stato anonimo, il solito Insigne che in dieci anni ha fatto vincere niente alla squadra della sua città.

Il Milan ha fatto quello che doveva, quello che sa fare, quello che gli riesce meglio, quello che forse lo porterà al diciannovesimo scudetto: ha corso tanto, non ha concesso spazi, ha lottato su ogni pallone e ha sfruttato al meglio l’unica vera occasione capitatagli in una partita brutta, noiosa, poco europea, dominata dal pensiero primo non prenderle, quel pensiero di calcio che, insieme alla scarsa qualità dei giocatori presenti in Italia, ha fatto diventare quello italiano un campionato da quasi un decennio ormai di seconda/terza fascia.
Quello che mi spaventa, da tifoso interista, è la somiglianza di questo campionato con quello del 1998/99, quello in cui un Milan sicuramente inferiore alla Lazio allenata da Sven Goran Eriksson, vinse, recuperando nove punti ai laziali, uno scudetto inimmaginabile, difendendosi bene e segnando reti rocambolesche con Ganz e Bierhoff, un po’ quello che sta succedendo dal minuto 75 del derby ad oggi con i tiri sbagliati che finiscono sul piedone di Giroud che senza quasi accorgersene insacca goal inaspettati ma pesantissimi.
Al Milan invidio un solo giocatore, Rafael Leao, che a mio parere è tra i primi cinque in Europa nell’uno contro uno, ha una capacità di saltare l’uomo che pochi hanno, che nessuno dell’Inter ha. Facesse più goal sarebbe un top player. Per il resto, quelli rossoneri, sono tutti giocatori al massimo del livello di quelli nerazzurri, la maggior parte probabilmente inferiori.

Inzaghi rischia di vivere ogni notte un incubo che si toglie il sonno ripensando a quel derby dominato fino a quindici minuti dalla fine, quel derby che ha cambiato una stagione, quel derby per il quale il ragazzo di San Nicolò pagherebbe oro per rigiocarlo.
Lo scudetto è nelle mani dell’Inter
, che vincendole tutte non lascerebbe scampo agli avversari, ma il fantasma del Milan di Zac è lì che aleggia nell’aria.