“Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura

chè la diritta via era smarrita”

Con questi celeberrimi versi inizia il libro dell’Inferno del capolavoro dantesco della Divina Commedia. Il poeta fiorentino si trova a visitare i gironi infernali popolati dalle anime di dannati condannati a scontare la propria pena eterna secondo la legge del contrappasso, ossia per contrasto rispetto al loro peccato (ad esempio i condannati per violenza contro il prossimo sono costretti a subire violenza per l’eternità).

A parlar di inferno però, a noi appassionati di pallone, torna in mente la sponda rossonera di Milano: il Diavolo per antonomasia nella nostra Serie A. Ecco che allora, alla partenza del nuovo campionato, nemmeno lui è esentato da questa dura legge dantesca.
A voler essere precisi il malcapitato di turno è il tecnico Rino Gattuso, che il DNA milanista lo sente scorrere nelle vene. Nei suoi anni da giocatore tra le fila rossonere si è caratterizzato per il suo coraggio, la sua spavalderia e la grinta con cui lottava su ogni pallone. Non per niente lo conosciamo bene anche come “Ringhio”.

Il buon fiorentino non è stato clemente con lui e ha fatto cadere sulla sua testa la dura legge del contrappasso. Sembra davvero assurdo ma per un tecnico tenace, coraggioso e grintoso tutto ci si potrebbe aspettare meno che un’undici timoroso e con molta paura dopo il primo errore di gioco.

Perché se già lo scorso campionato lo aveva ampiamente dimostrato, il debutto stagionale del nuovo Milan contro il Napoli a guida Ancelotti ha ripresentato lo stesso tremendo problema e questa volta fa davvero male al popolo rossonero, perché consegnare i tre punti agli avversari su un campo difficile come il San Paolo, dopo essere stati in vantaggio di due gol fino al minuto 52 lascia solo rabbia.

La paura è riaffiorata ancora. Dopo un primo tempo accorto in cui il Milan è stato intelligente nel colpire al momento giusto con Bonaventura e un avvio di ripresa in cui è riuscito ad apparecchiare con 2 minuti di possesso il raddoppio di Calabria la squadra si è concessa una sbavatura e da lì Zielinsky ha creato l’1-2 che ha dato il via alla clamorosa rimonta. Siamo all’ora di gioco e alla prima vera difficoltà ma con ancora in mano i tre punti il Milan si scioglie e va in tilt, black-out totale e il finale lo sappiamo bene (chiedete a Zielinsky e Mertens).

Un problema, questo, che dura da anni e che i rossoneri non riescono proprio ad eliminare. Evidentemente perché in campo nessuno si assume la responsabilità di prendere iniziativa quando le cose non vanno bene, oppure i pochi che lo fanno non bastano. Il solo Higuain non può fare molto. Fa le sue giocate, fa salire la squadra ma è servito poco e male e quando può rimettere in gioco la squadra spara in orbita. Il classico errore “d’inesperienza” sta diventando ormai cronico. Se dopo 8 mesi di conoscenza della rosa il problema continua ad esserci, significa che l’antidoto individuato fino ad oggi non ha funzionato a sufficienza.

Non ci resta altro da fare che capire se il contrappasso che attanaglia Gattuso sia una pena eterna dell’inferno o un conto da saldare sul monte del purgatorio per arrivare a scalare i cieli del paradiso.
Le prossime uscite ci daranno la risposta, certi che la Milano rossonera confida di poter concludere questa avventura, citando il Sommo Poeta, con un liberatorio “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.