Quante volte ci sarà capitato, quando eravamo ancora in tenera età, di ascoltare i nonni mentre ci raccontavano una loro esperienza o ci elencavano tutti i proverbi da loro conosciuti. Loro che, avendo vissuto una fetta molto ampia di vita, sapevano già in anticipo cosa avrebbe potuto riservarci. In particolare io chiedevo spesso a mio nonno di citarmi un proverbio per poi spiegarne il suo significato e, tra quelli che ancora ricordo, quello che più mi è rimasto impresso è quello che dice: "Chi si ferma è perduto". Questo proverbio, nella sua semplicità ed omogeneità, riassume in poche parole ciò che dobbiamo fare per affrontare gli scogli che la vita ci pone. Il significato è chiaro e lampante: non bisogna mai mollare, bisogna essere perseveranti! Il vero talento non è il talento in sé per sé, ma un giusto mix tra costanza e duro lavoro. Potrei scrivere un intero romanzo sul significato di questo proverbio anche io, che di vita ne ho vissuta relativamente poca. Se c'è qualcuno che fa di questo proverbio la propria arma, trasformandolo in un motto e rendendolo un vero e proprio stile di vita, quello è Francesco Caputo, per noi Ciccio. Adesso lo conosce tutta l'Italia, ma erano in pochi a conoscerlo fino a 4-5 anni fa, nonostante fosse nel pieno della sua carriera calcistica. Lui prima di arrivare dove è ora, ha fatto una lunga trafila nelle serie minori e ora si è ritagliato il suo spazio in Serie A, arrivando ad essere, nell'ultima stagione, il 4° miglior marcatore nella massima competizione con la maglia del Sassuolo. Però, per conoscere bene ciò che ha vissuto Caputo, dobbiamo ripercorrere la sua storia da calciatore, dagli albori fino ai nostri giorni. 

La carriera, dagli inizi al Sassuolo

Caputo cominciò la sua carriera dalle retrovie del calcio italiano, militando al Toritto e all'Altamura rispettivamente in Promozione e in Seconda Categoria
. Le sue ottime prestazioni condite dai tanti gol realizzati, attirarono le attenzioni di alcuni club di Serie D e di Serie C. Infatti, nel 2006 il Noicattaro lo portò in Serie C2. Il classe '87 non venne meno alle aspettative e, mise a segno 11 gol in 29 partite. La sua bravura sotto rete e la capacità di coesistere con un'altra punta, affascinarono Conte, a quei tempi allenatore del Bari, che lo volle fortemente nel capoluogo pugliese. Così, Caputo passò al Bari e disputò una stagione molto brillante con 10 gol pesanti e una tripletta al Grosseto. La coppia Barreto-Caputo fece innamorare la tifoseria barese sia per i 33 gol complessivi che per l'affinità che c'era tra i due. Il Bari si guadagnò la promozione in Serie A, ma con l'addio di Conte, Caputo fu spedito alla Salernitana.

Con i granata non visse un anno positivo: pochi gol, feeling mai nato con i tifosi e retrocessione in Serie C. Per la stagione 2010-11 fece ritorno al Bari, ma furono più bassi che alti: 1 gol in 12 partite, motivo per il quale nella sessione invernale di calciomercato fu mandato in prestito per 6 mesi al Siena, dove ritrovò Conte. Con i bianconeri diede piccoli cenni di ripresa ma poco esaltanti: 3 gol in 13 partite. Tornò a Bari per la successiva stagione. Inizialmente, il campo lo vide rarissime volte, ma nella seconda parte di stagione, come fosse una nuova vita, rinacque. Segnò in Coppa Italia e in Serie B anche se, a fine stagione, il suo bottino non fu particolarmente esaltante: 10 centri. La stagione 2012-13 fu una delle migliori in assoluto e la migliore sotto il punto di vista realizzativo con i biancorossi. Andò in gol 17 volte in 36 partite e condusse la squadra alla salvezza. Però poi, il tracollo, il punto più basso della sua carriera: lo scandalo calcioscommesse e la squalifica. L'attaccante italiano fu portato in tribunale nel 2013, dopo esser stato inserito, nel 2012, dalla Procura di Bari nel registro degli indagati per frode sportiva in ambito calcistico. Guadagnò 7.000 euro pilotando, con altri 13 compagni di squadra, Salernitana-Bari a sfavore della sua squadra. Uno scandalo che nel calcio italiano non è ancora scomparso e che continua ad infangare e a diffamare lo sport più bello del mondo. Caputo ricevette una squalifica di 3 anni e 6 mesi dalla FIGC, poi ridotta ad un anno. Di conseguenza, saltò l'intera stagione 2013-14. Tornò a calcare i campi da gioco nella stagione successiva, l'ultima con i Galletti, in cui disputò 38 match e segnò 10 gol. Chiuse il suo bello e allo stesso tempo instabile, capitolo con La Bari, dopo 150 presenze e 49 gol. Si trasferì alla Virtus Entella, con cui giocò due campionati di Serie B. Ciò che più stupì di un Caputo, allora trentenne, era la sua intramontabile produttività in fase offensiva che lo rendeva unico nel suo genere per i suoi movimenti, per le sue sponde, per i suoi gol di ogni genere. Questi furono i prerequisiti che spinsero molti club a fare sondaggi per un eventuale acquisto. Tra le tante pretendenti, alla fine, la spuntò l'Empoli, la squadra della svolta. 

Fece un anno a dir poco strabiliante con gli azzurri: 26 gol, miglior marcatore del torneo, quota 100 gol in Serie B e promozione in Serie A. Ciccio era definitivamente rinato ed era pronto a prendersi il palcoscenico italiano. ​​​​​​E lui, giocatore senza limiti, dopo un'annata da bomber di razza nella serie cadetta, passò nella serie maggiore e spazzò via tutte le critiche ricevute secondo le quali non sarebbe stato in grado di fare la differenza in Serie A, come accaduto a molti calciatori in passato. La sua stagione in Serie A invece, fu indescrivibile, non si possono trovare parole per raccontare in maniera dettagliata la sua stagione 2018-19, perciò meglio avvalersi delle statistiche. 16 gol, 38 partite su 38, 3 assist e tanto, tantissimo sacrificio per la squadra. Nonostante un Ciccio più in forma che mai, i toscani retrocessero in Serie B, per cui passò al Sassuolo per 7,5 milioni di euro. Ciò che ha fatto al suo primo anno in neroverde è stato semplicemente fantastico: 21 gol, 4° miglior marcatore della Serie A, 7 assist, voglia di vincere e 8° posto in campionato. E chi ha fatto follie per acquistarlo al Fantacalcio, a cui ormai gioca mezza Italia, ha fatto più che bene. Non si può più parlare di Caputo come scommessa del campionato italiano. Lui, ora, è una certezza. E, come se non bastasse, a coronare un sogno che si sta avverando, è stato convocato per la prima volta in assoluto in Nazionale

"Chi si ferma è perduto" e non solo 

Se ho deciso di dare spazio al proverbio "Chi si ferma è perduto" nel titolo è perché, visibilmente, quelle 5 parole sono l'esatta sintesi della carriera di Caputo. Ma la sua reale grandezza non è circoscrivibile all'interno di 5 parole, bisogna per forza allargarsi, andare oltre. E considerato che ho deciso di collegare un detto ad un uomo, prima che calciatore, non posso che non citarne altri, perché, come ho detto, limitare Caputo ad un solo proverbio è sprecato. Infatti la vita calcistica di Caputo la si potrebbe anche paragonare al vino che, col passare del tempo, diventa sempre più buono. Perché Caputo è anche questo. Però adesso soffermiamoci sulla sua storia, sulla sua carriera. Si evince come il suo sia stato un cammino graduale, proporzionale e non improntato sulla fretta di tagliare i traguardi prematuramente. Partendo dalle serie dilettantistiche, Ciccio è arrivato, con il trascorrere del tempo, fin nelle serie professionistiche dando prova di come il tempo gli sia servito per maturare. E che sia di lezione per molti baby che, galvanizzati dalle lodi o dai paragoni illustri fatti nei loro confronti, tramontano dopo neppure un lustro di carriera. Infatti Caputo lo si può considerare il maestro della maturità e, parlando di proverbi, si deve, obbligatoriamente, giungere al celeberrimo: "Chi va piano, va sano e va lontano". Chissà quante volte, nel mezzo del cammin di nostra vita, ci siamo imbattuti nel significato di queste parole cercando di attribuirle quello a noi più consono. Ma, senza perdersi in chiacchere, il significato è evidente: le cose, se affrontate con calma, porteranno al raggiungimento dei propri scopi, mentre chi affronta la vita di fretta non concluderà mai niente. Io credo che Caputo si riconosca benissimo in questo detto, anzi io credo che Caputo sia l'ineccepibile reincarnazione di questo detto. 

Ogni tanto, quando ci prendiamo un momento per noi stessi, pensiamo a Caputo e a ciò che ha costruito basandosi sull'impegno e sulla perseveranza, perché si è portato a grandi livelli partendo dal nulla. La storia di Ciccio Caputo, intendo la storia completa e non solo la punta dell'iceberg, è una vera e propria lezione di vita. Intanto lui è con la Nazionale a godersi il trionfo di Nations League ai danni dell'Olanda, lasciando a me il non semplice incarico di raccontare la sua carriera di successo.