E alla fine la fumata fu nera, anzi nerissima. I rappresentanti di Dybala, Antun e Carlos Novel non sono riusciti a smuovere la dirigenza bianconera dalle offerte già presentate in passato, ed anzi, hanno abbandonato il tavolo dopo una ulteriore offerta al ribasso. Indice di una netta e totale chiusura della Juventus sul futuro che vede da una parte la Joya e dall'altra la società bianconera. I tempi sembravano ormai consumarsi verso questo epilogo, ed i messaggi non lasciavano molti dubbi. Arrivabene non le aveva mandate a dire, e con allusioni più o meno velate, aveva ormai messo sullo sfondo questa eclatante ma decisa soluzione negativa tra le parti. 

Cosa non ha funzionato? 
Guardiamo per prima cosa dal versante del giocatore.
Paulo ha trascinato la questione fino alla fine dell'anno scorso, quando sembrava che le parti si fossero messe d'accordo, rinviando la firma a tempi più tranquilli. Infatti, sembrava che il procuratore Antun avesse dei problemi burocratici da affrontare, tra i quali la non definizione del suo ruolo, non essendo riconosciuto nell'albo dei procuratori e quindi inadeguato alla controfirma del contratto (e soprattutto senza diritti per le commissioni). Nel frattempo,  la società si è fatta due conti ed approfittando dei tempi che si allungavano, ha decisamente virato di rotta, ritenendo la questione ancora da ridiscutere. Gli impedimenti descritti, più la distanza geografica del procuratore, ed annessa situazione Covid che allungava ulteriormente i tempi, non consentivano una conclusione rapida della contrattazione. Antun, aveva dato l'esame di abilitazione da procuratore, ma nel frattempo stava in Argentina. L'altro aspetto della questione è da considerare  nelle forze in campo. Da una parte due  poco esperti rappresentanti del giocatore, dall'altra dei manager abituati a trattare su versanti finanziari consolidati, ed una preparazione giuridica, commerciale e linguistica degna del miglior management europeo. Sono uomini Fiat, con una preparazione non solo improntata all'esperienza, ma anche alla conoscenza psicologica ed antropologica della materia. Mentre Antun e Novel, sembrano due amici di Paulo chiamati a discutere, con la possibilità di mettere in tasca parcelle esorbitanti per il solo fatto di essere suoi amici. I professionisti contro i dilettanti. E non c'è stata storia.
Dall'altra si deve confrontare la situazione sanitaria di Paulo, se si tiene presente che negli ultimi tre anni ha giocato metà delle partite disputabili, e che nelle ultime sfide importanti di Champions non c'era per i soliti infortuni, era in infermeria, o appena guarito, si può anche pensare che qualche dubbio per chi paga le prestazioni  debba anche sorgere. Contro Ajax, Lione, Porto e ora Villareal, praticamente non ha mai giocato, se non spezzoni senza mai incidere nella partita. Ed erano partite essenziali per il prosieguo della manifestazione.
Si tenga anche conto che negli ultimi tre anni Paulo non ha segnato neanche un gol su punizione, se si eccettua quello in qualificazione contro l'Atletico Madrid due anni fa. Ancora, Paulo non ha mai fatto quel salto di qualità che gli si chiedeva, ma anzi, ha subìto fortemente la personalità di Ronaldo che invece avrebbe dovuto stimolarlo e consentirgli  di imporsi  sia in campo che nello spogliatoio. Spesso sembrava quel "coniglio bagnato" di memoria Avvocato Agnelli, rivolto allora a Baggio. Ma Baggio aveva inciso molto di più nella Juventus, vincendo anche un pallone d'oro. Lo stesso Dybala, nella sua nazionale non ha mai convinto, schiacciato stavolta dalla personalità di Messi, che naturalmente aveva i "senatori" dalla sua. Avrebbe potuto cambiare la situazione, ma non ha mai fatto rimpangere la sua mancanza.  

Guardiamo ora dal versante della Juventus.
La società deve per forza uscire da diversi impasse, tra i quali il ridimensionamento degli ingaggi, lo svecchiamento della rosa, il miglioramento tecnico della stessa e la ricerca di un nuovo ciclo vincente. L'operazione Vlahovic è stata la svolta, e da qui si è partito verso una nuova visione aziendale, ed il nuovo corso deve fare anche delle vittime, seppure illustri, ma sempre da considerarsi necessarie. Probablmente l'epurazione continuerà, e tra vendite e minori spese, si troveranno le risorse per qualche colpo di spessore, anche se ormai sembra siano già stati individuati i protagonisti della nuova Juventus, e tra accordi già conclusi e altri in dirittura di arrivo, il percorso sembra tracciato.
Dall'altra, la società deve però considerarsi la principale responsabile della nuova svolta negativa nella vicenda Dybala. Il ragazzo era arrivato dal Palermo, ed aveva già dato spettacolo, non lasciando mai pensare che non avesse la forza fisica per affrontare la nuova svolta calcistica. Le sue doti erano grande tecnica, dribbling agile e veloce, tiro preciso, velocità di corsa. Forse era un pò carente dal punto di vista dello scontro fisico, ma dato che aveva solo 21 anni, ci si poteva aspettare una minore massa muscolare rispetto a giocatori più vecchi e completi nella formazione fisica.   
E qui la Juventus ha fatto il danno. Lo ha portato in palestra, gli ha gonfiato i muscoli delle gambe, e lo ha esposto agli infortuni che ancor oggi ne limitano la carriera. Ho già espresso questo mio punto di vista, denunciando che troppi giovani vengono rovinati da preparatori atletici che non hanno recepito quello che ormai è un dogma diffuso nella preparazione atletica. L'allungamento muscolare, che comporta una maggiore elasticità sia delle fibre muscolari che dei tendini, spesso sottoposti a forti tensioni. Inoltre favorisce l'esplosione dell'energia muscolare consentendo anche il recupero veloce dell'acido lattico.
L'avere gonfiato i muscoli, ha invece prodotto una forza maggiore, ma anche una minore agilità, una predisposizione alla rottura dei muscoli, e la formazione di cicatrici che non consentono il perfetto recupero della funzione muscolare. Se guardiamo bene, tanti grandi campioni non avevano masse muscolari esagerate, si veda Crujff, Messi, Salah, Ronaldo, Lewandowski, Bruno Fernandes, solo per citarne qualcuno, e nessuno di questi ha problemi di scontri fisici o infortuni. Infortunarsi spesso, comporta perdita di autostima, difficile ritorno ad una condizione fisica ottimale per la partita, ed altri problemi di ambiente. Si perde la considerazione nel gruppo e nei compagni. Le gambe di un calciatore, sono già il risultato  fornito da una benevola madre natura, e se arrivano a quei livelli, vuol dire che sono adeguate al gioco del calcio, semmai si può allenare la resistenza, ed anche la forza, ma sempre con sano allenamento e recupero, ma lontano da macchine infernali che aricchiscono solo chi le vende, ma non chi le usa. 

Cosa si può consigliare a Dybala?
E' buona prassi non dare consigli, soprattutto se non richiesti, ma con l'affetto che porto a Paulo, vorrei esprimere qualche pensiero.
In primis, bisogna vedere se Paulo vuole continuare a vivere a Torino, immerso nell'affetto dei suoi tifosi, in una città che conosce e in una società che comunque è un fiore all'occhiello del panorama internazionale calcistico. Se sì, ha la possibilità di fare una scelta netta.
La prima: licenziare Antun e Novel. Sono a mio avviso inadeguati a gestire un campione come lui. Il fatto porterebbe ad avvicinarsi alla società e cambiare le carte in tavola. In secondo luogo, è difficile che altre squadre gli diano i soldi che chiede, ed ancor meno le commissioni dei due "gatto e la volpe". Potrebbe così  entrare nella scuderia di qualche esperto procuratore, come Mendes o Damiani, uomini in grado di trattare con esperienza ed anche consigliare adeguatamente le mosse da fare in queste difficili trattative, ed in taluni casi con potere persuasivo spesso caro alle stesse società. Poi offrirsi di continuare qualche anno accettando anche una significativa riduzione di ingaggio, che sarebbe sempre molto superiore a quello che prendono tanti operai Fiat o Stellantis, secondo come li vogliamo chiamare.
Questo permetterebbe una possibilità di ricominciare vedendo se nel frattempo riesce a ridurre i guai fisici, e se li supera definitivamente, ritrattare la questione su nuove basi.

Oggi poche squadre possono concedergli l'ingaggio che chiede e soprattutto lasciarsi svenare dai due procuratori, che sembra "pelo sullo stomaco" ne abbiano poco.
E' alla soglia dei trent'anni, e da qui in avanti il tempo presenterà il suo conto, e potrebbe essere salato. Una piccola mossa può avviare un nuovo percorso, sempre però che non si arrivi al volare degli "stracci", in quel caso, ognuno per sé e Dio per tutti.