Non so come iniziare perchè per me parlare di te mi fa ancora molto male, sono passati quasi 20 anni e il dolore resta tale a quel 29 dicembre del 1999, quando te ne sei andato senza un saluto. Da quel giorno tutto è cambiato, ci incontravamo quasi ogni fine settimana quando con le famiglie. Ricordo che ogni venerdì arrivava puntuale la telefonata per sapere se noi venivamo casa vostra o voi a casa nostra, almeno due volte al mese ci vedevamo. Eravamo tutti così felici, contenti con tutto che le nostre città distavano 100 km, non importava: il fine settimana bisognava passarlo insieme. Ti ricordi zio quando arrivava la domenica? Ci mettevamo davanti alla radio alle 14.30 ad ascoltare Tutto il calcio minuto per minuto. Ricordo quando la mia vita era attaccata ad un filo e mi venisti a trovare portandomi le ciabattone della Juventus, e per farmi sorridere mi dicesti "Non so come faccio a tenerle in mano. Ho le bolle sulle braccia". Il tuo sorriso l'ho stampato in testa anche quando da abbruzzese doc mi rispondevi alla romana: "Fatte na padellata de..." quando ero curioso di sapere qualcosa e poi ridevamo a squarciagola.

Eri così tanto entusiasta della tua Inter, un tifoso esemplare. Ti ricordi quando arrivò Ronaldo? Eri al settimo cielo e mi dicesti: "Con Ronnie e il Chino non ce n'è per nessuno". Poi l'attaccamento a Zanetti e Bergomi che chiamavi 'Lo Zione'. Ricordo le ole al gol dell'Inter sempre con lo spirito di un bambino... Sono passati 20 anni zio e sembra ieri, ancora adesso mentre scrivo piango come un stupido davanti alla tastiera, ma non riesco a trattenere le lacrime, è come se una parte del mio cuore fosse volata in cielo insieme a te e ogni tanto si fa sentire. Lo so che dovrei pensarti sorridendo ed è quello che faccio ogni volta che mi vieni in mente, è come se ogni volta tu fossi al mio fianco, come adesso che scrivo e forse tu sei poggiato con la mano sulla mia spalla e stai leggendo,ma nello stesso tempo mi stringi come a dire: io sto bene e vigilo su di te.

Sai zio da quel giorno che sei volato in cielo ogni volta che arriva Inter-Juventus o viceversa, ripenso a quei momenti, forse chiudendo gli occhi li rivedo vivi anche ora. Nel 2010 quando l'Inter vinse il Triplete ho immaginato quanto saresti stato felice, forse le chiamate si sarebbero sprecate per punzecchiarci. Devo dirti che ti ho immaginato felice che sventolavi la bandiera dell'Inter e cantavi Pazza Inter Amala. Quella brutta malattia invece ti ha portato via così giovane, senza darti una seconda possibilità, quella che tu avresti meritato. Ricordo quel nostro ultimo incontro, tu in un letto d'ospedale e io che ti parlavo, ma anche se eri presente fisicamente la tua testa era assente. Ti strinsi la mano dicendoti: "Dai zio che puoi farcela". Quella fu l'ultima volta che riuscii a vederti, poi il triste addio qualche giorno dopo. Tu eri un interista, ma anche uno sportivo, non eri uno di quelli che sparlava di Juvenus, Milan eccetera, no, tu eri incentrato solo sulla tua squadra, non t'interessava di tv, anzi non le seguivi le notizie sportive, non ne parlavi durante la settimana, solo la domenica alle 14.30 alla fine della gara, poi ritornavi a non parlarne.

Tu eri un tifoso sfegatato, ma nelle quattro mura e non oltre. Mi ricordo quando mi dicevi: "Hai visto l'Inter?" guardando fuori dalla finestra, quando allungava in classifica. Zio noi siamo crescituti con due fedi diverse, che molti continuano a chiamare 'nemiche', specialmente sotto il profilo delle tifoserie, ma a noi ci teneva così legati, ci divertiva e non ci arrabbiavamo mai, visto che per noi era un gioco lo stuzzicarci sulle due squadre. Grazie zio, forse un giorno ci rincontreremo, anche se spero sia il più lontano possibile, per ritrovare quell'abbraccio e quel sorriso che a me, tuo nipote, manca tanto. Ciao Zio, grande cuore nerazzurro.