Oggi è andato via Mario Corso, non solo una bandiera dell'Inter, ma una bandiera del calcio italiano, un artista, per i più giovani lo specialista del famoso tiro a foglia morta, colui che una volta dopo una partita in nazionale il tecnico della squadra avversaria disse: «siamo stati bravi, ma ci ha battuto il piede sinistro di Dio"» candidato 3 volte al titolo di Pallone d'Oro, giocatore all'avanguardia, che giocava da trequartista a 360° o come nella straordinaria stagione del 1971 da regista, portando all'undicesimo scudetto l'Inter in rimonta contro il Milan, che aveva 7 punti di vantaggio.
Debuttò nell'Inter a 16 e 322 giorni in un match di coppa Italia tra Inter e Como, che fino 3-0 e dove trovò anche il goal del 2-0.
Carlo Tagnin una volta disse: «Quando Suárez era in forma sapevamo di non perdere, ma quando Corso era in forma sapevamo di vincere.»
Nell'Inter ha vinto 8 scudetti, 2 cappe dei campioni e 2 coppe intercontinentali.

Il ricordo di Capello: “Quando io allenavo la Primavera del Milan, lui allenava i portieri. E quando si metteva a tirare tutta la squadra lo guardava. Lui avvisava il portiere, ma comunque non la prendevano. E’ il giocatore dalla foglia morta. Lui aveva una grande visione di gioco e aveva questi passaggi con l’esterno. Le sue punizione sono state storiche“.

Un invito a cercare e vedere i suoi goal e le immagini di quando giocava, una gioia per chi ama il calcio non solo fatto di schemi o tatticismi estremi, ma quando il calcio stesso diventa pura arte.