Ero poco più che un adolescente e mi affacciavo personalmente nel calcio tra i professionisti, mentre la mia Juventus era intenta a giocarsi quella Coppa dei Campioni 1995-1996, che da lì a poco avrebbe portato tutti noi bianconeri prima sul tetto d'Europa e poi su tetto del Mondo; in quella squadra c'era il mio capitano, Gianluca Vialli, tecnica e potenza allo stesso modo e cecchino d'area di rigore e per non farsi mancare nulla aveva una dote... la rovesciata.
Gianluca era come un fratello maggiore, anche se non l'ho mai conosciuto di persona, lo vedevo come un esempio da seguire soprattutto fuori dal campo, dove utilizzando un italiano perfetto, dava del filo da torcere ai tanti sapientoni di pallone.
Io ho due immagini fisse del mio capitano: la prima era la sua eleganza nel segnare quelle reti, perchè sia che veniva portato sulla destra che sulla sinistra dal difensore avversario, lui riusciva a calibrare il tiro in entrambe le circostanze in maniera perfetta e questa sua tenacia e potenza ci portò a grandi risultati che si chiusero con la vittoria della Coppa Campioni del 1996, alla quale non potei partecipare per una febbre che mi aveva rovinato la festa.
La seconda immagine fu dentro quella chiesa di Salerno, dove da capitano e da portavoce e amico salutava per l'ultima volta il giovane compagno di squadra Andrea Fortunato, tra le lacrime e la commozione di tutti i presenti e di me che ero davanti alla tv a seguire da vicino l'addio.
Gianluca è stato ed è rimasto per tanti anni l'emblema del calcio juventino, per me che ne sono tifoso, dei genoani blucerchiati e dei cremonesi, ma anche quell'amico al quale tanti colleghi hanno chiesto aiuto morale, eh già, perchè proprio il capitano juventino era anche un mentore sia quando era in campo e soprattutto anche da allenatore e dirigente.
L'addio alla Juve non mi portò a dimenticarmi del mio capitano anzi, lo continuai a seguire sempre con la convinzione che anche fuori dalla Juve sarebbe rimasto un grandissimo campione e infatti lo confermò, dopo aver dato tanto al calcio ed essere stato addirittura il primo giocatore-allenatore nel Chelsea a stagione in corso nel 1998, sostituendo l'esonerato Ruud Gullit.
Cosa ricordo di Gianluca: credo in primis il suo sorriso sempre stampato nei momenti felici e non solo, la fascetta sul polso destro che cambiava spesso di partita in partita, la pelata perchè da bianconero aveva deciso di radersi completamente la testa, le innumerevoli rovesciate e i gol mai banali.
Oggi piango un fratello maggiore, un amico, un ragazzo che mi sarebbe piaciuto conoscere di persona perchè mi sarebbe piaciuto ascoltare il suo calcio raccontato da lui stesso, le sue impressioni sul passato il presente e il futuro del calcio nel suo pensiero e cosa avrebbe cambiato per riportare questo calcio al calcio del suo tempo.
Penso che ci sarebbe tanto da scrivere, ma credo di fermarmi qui perchè davvero è come perdere una persona cara e continuare a scrivere mi porterebbe soltanto del dolore in questo momento, forse in futuro tenterò di scrivere qualcosa di più bello, ma oggi perdonatemi, è per me un vero giorno di lutto perchè è stato, è, e sarà per sempre quel capitano che in quegli anni di quell'adolescente che ero, mi faceva gridare forte: "Gianluca Vialli uno di noi!".
Non mi resta che dire...
Ciao Gianlù!
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