Ciao Franco.
Scusa se ti chiamo così, non sono un tuo collega, non sono un tuo amico, non sono un tuo familiare. Sono semplicemente un innamorato del pallone e dei suoi interpreti migliori. Quelli dentro il campo e quelli fuori, quelli che il pallone lo accarezzano coi piedi e quelli che lo raccontano con la voce, col sorriso.
Tu eri uno di questi, tra i migliori. Mai sopra le righe, mai fuori luogo, mai fuori onda. L’onda la seguivi, non la cavalcavi e l’informazione la servivi, non te ne servivi.
La tua voce gentile, i tuoi modi garbati, le tue domande sempre oneste, i tuoi commenti mai irriguardosi, il tuo saluto così familiare, all’inizio e alla fine d’ogni trasmissione.
Non avevi bisogno di iperboli lessicali, di opinioni ingarbugliate, dissertazioni complicate, dispute improvvisate: ti bastava rispettare telespettatori e interlocutori e dire il tuo pensiero, con un tono opportunamente basso e con l’alta considerazione di chi ti circondava. Del resto, l’autorevolezza non ha mai avuto bisogno di urlare. E tu non urlavi, non hai urlato mai. Per questo, tutti ti seguivamo con l’attenzione e la leggerezza di chi ama il calcio così com’è e, di riflesso, i suoi più semplici e onesti narratori.  

Forse non lo sai, ma quelli come te entrano a far parte della vita di milioni di persone, noi, che quasi senza accorgercene ci abituiamo alla vostra presenza quotidiana come fosse un elemento necessario, un complemento delle nostre giornate, un diritto naturale; e non invece un dono, tanto prezioso quanto discreto e silenzioso.
Fino al momento in cui, come un fulmine a ciel sereno, al telegiornale ci raccontano che tu non ci sei più, che non ci racconterai più, non ci sorriderai più, non ci saluterai più.

E allora sono io che ti saluto e lo faccio come si fa con qualsiasi persona che in qualche modo appartiene alla propria  sfera: con semplicità, con spontaneità e con tanto, tanto dispiacere.
Ciao Franco. E saluta per noi, Sandro Ciotti, Maurizio Mosca, Tosatti, Ameri, Valenti, Gianni Brera... salutaceli tutti.
Magari dopo aver commentato da lassù l’ennesimo gol ed avere carezzato i tifosi che quel gol per un momento ha mandato in paradiso.